In 3 sorsi – Nuove vittime nei recenti scontri che coinvolgono il Governo del Somaliland e la popolazione del distretto di Las Anod. L’ennesimo risultato di un crescente malcontento che sta agitando gli animi della comunità che, insoddisfatta del trattamento, vorrebbe ricongiungersi con la Somalia.
Leggi tutto: Somaliland, l’ombra della guerra tra i clan1. LA CONVIVENZA DIFFICILE
Quella del Somaliland e di Las Anod è una storia travagliata: nel 1991, con la fine della guerra civile somala, il Somaliland dichiarò la propria indipendenza. Questa svolta storica fu possibile grazie alla cooperazione dei rappresentanti dei clan che popolano la parte nord-occidentale del Paese – tra questi anche i Dhulbahante, il maggiore gruppo etnico presente a Las Anod. I rapporti con il neo-Stato non furono i migliori sin da subito e ciò spinse la città a creare un proprio sistema governativo incentrato sulla figura del clan dominante, sottraendosi così parzialmente al progetto politico della nazione. Nel frattempo, come spesso accade nelle regioni subsahariane, la dirigenza politica favorì lo sviluppo di un apparato statale volto a valorizzare l’appartenenza ai diversi clan del luogo. Ciò ha fatto sì che, dal 2010, le cariche di rilievo venissero sistematicamente assegnate a membri Isaaq, il maggiore gruppo etnico del Somaliland. Questa tendenza ha creato dissapori tra il Governo centrale e l’amministrazione della città, che negli ultimi mesi ha manifestato apertamente il dissenso verso l’operato statale, inefficiente nel risolvere i problemi della comunità Dhulbahante.
Fig. 1 – Abitanti di Las Anod
2. IL PREZZO DELL’INSICUREZZA
Il 26 dicembre 2022 viene ucciso Abdifatah Abdullahi Abdi, un giovane politico esponente del principale partito all’opposizione, il Waddani vicino al clan Dhulbahante. Questo caso è l’ultimo di una serie di omicidi perpetrati ai danni di vari rappresentanti della comunità dal 2018. La mancanza di informazioni e provvedimenti convincenti ha diffuso il malcontento tra gli abitanti di Las Anod e ciò ha reso ancora più deboli i legami con una città che da diversi anni è sempre più lontana dall’orbita del Somaliland. Così, a inizio gennaio, un’ondata di proteste ha infiammato il centro e causato l’invio di forze militari per contenere il fenomeno, ma la risposta armata dell’esercito ha scatenato la rivolta, portando alla morte di decine di persone.
Il Presidente del Somaliland, Muse Bihi Abdi, ha cercato una pacificazione mettendo in chiaro come lo Stato stia prendendo tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza. Il discorso non ha sortito l’effetto desiderato e all’inizio di febbraio, in concomitanza con il ritorno delle truppe governative, si sono verificati altri scontri a Las Anod con le milizie formate dai Dhulbahante. Il conflitto si è esteso nelle aree urbane e gli abitanti ne pagano le conseguenze: da giorni infatti i servizi idrico ed elettrico sono interrotti e gli ospedali faticano a gestire la situazione.
Fig. 2 – Il Presidente del Somaliland Muse Bihi Abdi durante una conferenza
3. VENTI DI GUERRA
Un’ulteriore motivazione della crisi è da ricercare negli interessi del confinante Puntland, uno dei cinque Stati federali autonomi della Somalia che rivendica la propria amministrazione sulla regione del Sool, l’area geografica comprendente Las Anod. Recentemente la comunità Dhulbahante ha espresso pieno sostegno alle richieste del Puntland, ostacolando così ulteriormente il difficile processo di riconoscimento dell’indipendenza del Somaliland e domandando formalmente il ritiro delle truppe. Poco efficace è stato il tentativo di mediazione del Presidente di Gibuti, Ismail Omar Guelleh, che non è riuscito a scardinare le parti dalla propria posizione.
La tensione aumenta ogni giorno di più. Ora si teme che l’insicurezza lamentata dai cittadini e il clima politico possano fornire un pretesto per innescare un conflitto clanico.
Sofyene Meddourene
“Somaliland” by Clay Gilliland is licensed under CC BY-SA