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Quali prospettive per la Corea del Nord in questo 2023?

Analisi – Il 2023 si prospetta un anno complesso per la Corea del Nord. Il Paese non è intenzionato a rinunciare al proprio arsenale nucleare, convinto della necessità che questo ricopre nell’assicurargli una maggiore sicurezza. La sua situazione economica interna, inoltre, appare tragica. In queste condizioni, gli unici amici a cui il regime nordcoreano può rivolgersi sono Russia e Cina. Ma quest’ultima non sempre è percepita positivamente dall’élite nordcoreana.

TENSIONI CRESCENTI

La penisola coreana, in questo 2023, si confermerà probabilmente come una delle zone di massima tensione internazionale. Nello scorso anno il regime nordcoreano ha condotto un numero di lanci missilistici senza precedenti. Più di settanta, con il primo test di uno Hwasong-17, un missile balistico intercontinentale (ICBM) di ultima generazione, caduto al largo delle coste giapponesi. La sorella del Leader, Kim Yo-jong, ha dichiarato lo scorso 7 marzo che il Paese interpreterà un eventuale intercettazione di uno dei suoi missili come una dichiarazione di guerra. Il riferimento è diretto alle operazioni militari congiunte tra Stati Uniti e Repubblica di Corea in corso nel mese di marzo, le più importanti organizzate dai due Paesi dal 2018. Il regime nordcoreano ha inoltre fatto appello direttamente alle Nazioni Unite per chiedere la cessazione di operazioni militari in prossimità delle sue frontiere. In momenti in cui il regime si sente così minacciato, la retorica è sempre quella di ricordare al mondo che il proprio arsenale nucleare resta fondamentale per mantenere gli equilibri di potere nella regione, messi altrimenti a repentaglio dall’impegno diretto degli Stati Uniti e dei loro alleati. Le politiche statunitensi nei confronti di Pyongyang si sono rivelate in questo senso poco efficaci. Le strategie di deterrenza e le tornate di sanzioni economiche hanno stretto una dura morsa attorno al Paese, raccogliendo però risultati opposti a quelli sperati. Il programma di armamento del regime si è intensificato e la postura di Pyongyang sulla scena internazionale si è fatta esponenzialmente più aggressiva e conservatrice. Il fallimento del summit di Hanoi nel 2019 ha verosimilmente generato una disillusione significativa riguardo all’eventualità di un riavvicinamento fra Pyongyang e Washington. Per Mosca e Pechino tutto ciò significa avere una Repubblica Democratica di Corea in cerca di amicizia e di un supporto internazionale, tanto in campo diplomatico quanto economico.

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Fig. 1 – Uno schermo televisivo a Seoul trasmette le immagini della annuale parata militare di Pyongyang per l’anniversario della fondazione della Repubblica Democratica di Corea, 9 febbraio 2023

PANDEMIA E ISOLAMENTO

La chiusura totale dei confini nel 2020 per salvaguardarsi dalla pandemia di Covid-19 ha gettato Pyongyang nella sua crisi economica più seria dagli anni Novanta. In un contesto di isolamento assoluto i dati sul Paese scarseggiano e la stretta sull’informazione si è fatta ancora più intensa. Recentemente i treni merci sul confine settentrionale hanno ripreso a fare la spola da e verso la Cina, probabilmente alleviando la crisi di approvvigionamento scatenata dalla pandemia. Il Paese ha peraltro rivelato al mondo, la scorsa estate, di trovarsi nel mezzo della propria prima crisi sanitaria dalla diffusione del virus, e di averla sconfitta appena due mesi dopo. Le notizie sui numeri e l’intensità del problema restano carenti, e urge per il Paese affrontare la questione relativa a una riapertura dei confini e al rilassamento delle norme di contenimento sanitario. Il rischio, adesso che la Cina è alle prese con una diffusione massiccia del virus dopo la fine della politica “Zero Covid”, è quello di ritrovarsi imbrigliati in una nuova crisi sanitaria. Se le notizie sulla diffusione della malattia nel primo periodo fossero veritiere, la popolazione nordcoreana mancherebbe degli anticorpi necessari ad affrontare una nuova ondata. Necessita a questo proposito tenere in considerazione anche l’inadeguatezza della campagna vaccinale condotta all’interno del Paese, scarsa e principalmente organizzata su dosi di vaccini meno efficaci, d’importazione russa e cinese. Il Paese sembra al momento essere più consapevole delle proprie potenzialità militari, e l’epidemia di Covid-19, dal proprio canto, pare aver dato un’ulteriore spinta al conservatorismo di Kim Jong-un. Le politiche economiche, informate dall’ideologia endogena del Juche, sono adesso improntate a una minore proattività nel campo del commercio estero e dell’apertura ad alcune piccole bolle di capitalismo, come era accaduto con maggiore vivacità nel periodo precedente. Osservatori sudcoreani infiltrati a nord del 38° parallelo hanno rilasciato notizie preoccupanti sulle condizioni in cui versa una parte consistente della popolazione civile. Fuori dalle zone urbane, in particolar modo, la malnutrizione sembra essere un problema massicciamente presente. Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite dopo aver triplicato il proprio budget dedicato alla causa nordcoreana si è visto rifiutare l’accesso alle frontiere del Paese per il proprio staff. Pyongyang ha definito l’offerta d’aiuto come “un insulto alla propria dignità e al proprio onore”. A essere stata respinta è anche un’offerta d’aiuto sudcoreana, promessa a condizione che Pyongyang riconsiderasse l’impegno nel proprio programma nucleare. Kim Jong-un ha dichiarato che la Repubblica Democratica di Corea, nome ufficiale della Corea del Nord, è un Paese definitivamente nuclearizzato, e che tale status è ormai irreversibile. Il Leader ha tenuto a sottolineare che nonostante l’Occidente sostenga il contrario, regimi sprovvisti di armi nucleari come la Libia e l’Iraq, sono piombati inevitabilmente dentro una guerra e verso un’invasione del proprio territorio. L’élite nordcoreana non intende commettere quello che reputa un errore fatale per la propria sopravvivenza.

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Fig. 2 – Kim Jong-un presenzia all’inaugurazione di un nuovo ospedale della capitale nordcoreana, marzo 2020

COREA DEL NORD E CINA NON SONO ALLEATE

La Corea del Nord è diventata, col tempo, progressivamente più consapevole del proprio potenziale militare, influenzando in questo modo la propria postura sullo scacchiere internazionale. La Cina considera la penisola coreana come il proprio giardino di casa, ed è questo un vezzo geostrategico che l’attuale Governo eredita direttamente dalla tradizione del Celeste Impero, quando ancora nel 1894 l’ultima dinastia regnante dei Qing era scesa in campo per difendere i propri interessi in quella che considerava la propria inalienabile zona d’influenza. Nonostante alcune dinamiche della partnership le risultino fastidiose, Pyongyang è costretta ad affidarsi a Pechino in nome della propria sopravvivenza. Tra le maglie della narrazione dei buddy-buddy si cela, dunque, una realtà ben differente. La Cina vuole tenersi la Corea Chaoxian, quella del Nord, come cuscinetto strategico fra sé e le truppe americane dispiegate nel sud della penisola. Evitare a tutti i costi che il regime dinastico dei Kim crolli resta così la missione numero uno, anche a costo di tollerarne malvolentieri il programma nucleare. Un eventuale crollo dell’autocrazia nordcoreana implicherebbe un gravissimo problema di rifugiati, molti dei quali si riverserebbero oltre i confini cinesi, senza nemmeno menzionare le prospettive plumbee del doversi interfacciare con un simile vuoto di potere sulla soglia di casa. Insomma, le prospettive per il Paese in questo 2023, seppur ammantate del solito mistero, non sembrano delle migliori. Lo stato di tensione con il Sud e con gli Stati Uniti è destinato ad aumentare, e la necessità di riaprire definitivamente i confini al commercio con l’estero e al turismo si fanno più pressanti. Il Paese versa in condizioni economiche disperate, eppure tanto il clima internazionale quanto la pandemia hanno spinto il regime a rinunciare alla piccola bolla di capitalismo deregolamentato che si era sviluppata prima del 2019, e a rintanarsi nei principi del Juche e dello stalinismo di Stato. Nemmeno dalla vetta del Monte Paektu, questa volta, l’orizzonte appare sereno per la dinastia dei Kim.

Vanni Filloramo

Pyongyang” by m•o•m•o is licensed under CC BY-ND

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Perchè è importante

  • Corea del Nord e Paesi vicini, a cui vanno sommati gli Stati Uniti, restano intrappolati in quello che le Relazioni Internazionali definiscono “il dilemma della sicurezza”.
  • La pandemia ha ricacciato Pyongyang in una grave crisi economica e umanitaria. In questo contesto di estremo isolamento, la Corea del Nord necessita di amici come Russia e Cina.
  • Anche se Pechino rappresenta una presenza storicamente soffocante e spesso in disaccordo, il regime nordcoreano necessita dell’aiuto cinese per sopravvivere.

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Vanni Filloramo
Vanni Filloramo

Dottore in Lingue e Culture Orientali, aspirante sinologo e appassionato di storia delle relazioni internazionali. Sono nato a Benevento, ma le mie esperienze di studio mi hanno condotto a Macerata, Shanghai e Parigi. Mi piace speculare, viaggiare, e guardare calcio.

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