In 3 sorsi – Pochi giorni fa la Segretaria degli Interni del Regno Unito, Suella Braverman, si è recata in Ruanda per discutere l’accordo stretto tra i due Stati, che prevede l’invio nel Paese africano dei richiedenti asilo che sbarcano sulle coste britanniche. La partnership, che si stima costerĂ alle casse di Londra circa 140 milioni di sterline all’anno, ha sollevato diverse polemiche da parte delle organizzazioni a tutela dei diritti umani, che vedono nella misura un tentativo di sottrarsi agli impegni internazionali.
1. COSA PREVEDE L’ACCORDO
Nel 2022 l’ex Primo Ministro del Regno Unito, Boris Johnson, ha stipulato una partnership finalizzata allo sviluppo economico e alla gestione delle migrazioni con il Governo ruandese. La collaborazione tra i due Stati è stata resa possibile tramite un Memorandum d’intesa, cioè un documento firmato da entrambe le parti che non comporta obblighi giuridici, ma piuttosto indica una convergenza di interessi verso una determinata linea di azione. In questo caso la tematica in questione è lo status dei richiedenti asilo, ossia le persone che hanno abbandonato il loro Paese di origine e a seguito della domanda di protezione internazionale effettuata presso un altro Stato sono in attesa di una risposta.
Il Memorandum stabilisce il trattamento per chi giunge nel Regno Unito: i richiedenti asilo entrati illegalmente potranno essere trasferiti in Ruanda per il tempo necessario all’esame della domanda e collocati all’interno di strutture adibite – ancora in fase di ultimazione – nella periferia della capitale Kigali. Se la pratica sarà accettata i migranti comunque non torneranno nel Regno Unito, ma resteranno in Ruanda. L’accordo in questione, secondo il Governo britannico, costituirà uno strumento fondamentale nella lotta contro il traffico di esseri umani che colpirebbe duramente le organizzazione criminali, le quali traggono beneficio dallo sfruttamento dell’immigrazione illegale.
Il Ministro degli Esteri ruandese Vincent Biruta ha affermato che il Paese può accogliere attualmente circa mille richiedenti all’anno per 5 anni.
Fig. 1 – Suella Braverman discute con Ernest Nsabimana (a sinistra), il Ministro delle Infrastrutture ruandese, durante una visita a Kigali
2. LA MANCATA ATTUAZIONE FINORA
Nel 2022 più di 45mila persone, per lo più provenienti da Albania e Afghanistan, hanno attraversato la Manica per sbarcare nel Regno Unito; un numero così elevato non si registrava dal 2018. La capacità di deterrenza del memorandum verso il flusso migratorio non è sembrata essere particolarmente efficace, complice la serie di impedimenti che ne hanno ritardato l’implementazione. Durante lo stesso periodo, nel mese di giugno, il primo volo che avrebbe dovuto percorrere i 6.500 chilometri per trasportare più di 30 richiedenti nel Paese africano è stato annullato dopo lo stop della Corte europea dei diritti dell’uomo a causa di un passeggero iracheno che non risultava in regola con il processo il trasferimento.
Il controverso sistema di gestione dei richiedenti asilo ha scatenato forti opposizioni, in particolare dall’Alto Commissariato delle Nazione Unite per i Rifugiati, che ha definito questo schema illegale, sostenendo che la sua attuazione infrangerebbe la Convenzione di Ginevra sui rifugiati – della quale il Regno Unito è uno dei firmatari originali, – in quanto l’istanza di asilo deve essere valutata nel territorio dello Stato in cui è stata presentata. Un’ulteriore problematica è rappresentata dal sistema che consente di sottoporre la richiesta di asilo prima di raggiungere il suolo britannico: sono pochi infatti i Paesi che permettono questa procedura e quindi molti potenziali richiedenti assumono lo status di migrante illegale al momento dell’arrivo, rendendo piĂą difficile effettuare il riconoscimento.
Fig. 2 – Manifestanti fuori dal centro di accoglienza di Manston, uno dei principali del Regno Unito
3. PARERI CONTRASTANTI
Malgrado gli impedimenti, il Primo Ministro del Regno Unito, Rishi Sunak, ha rinnovato recentemente l’impegno con il Governo di Kigali, affermando come questo progetto contrasterà l’immigrazione illegale e consentirà alle casse inglesi di alleggerire i costi di mantenimento, che nel 2022 ammontavano a 1,3 miliardi di sterline all’anno.
Dello stesso avviso è Yolande Makolo, la portavoce del Governo ruandese, che afferma come questa sia un’occasione per il Paese africano di dare il proprio contributo alla gestione della situazione migratoria globale e, allo stesso tempo, fornire ai richiedenti la possibilità di cominciare una nuova vita. Il denaro ricevuto annualmente andrà a beneficio sia dei cittadini che degli immigrati e sarà investito nel miglioramento del sistema economico e delle strutture di accoglienza.
Tuttavia il Ruanda nel 2022, secondo Freedom House, ha continuato la sua discesa nella classifica globale della tutela dei diritti umani, collocandosi tra le ultime posizioni in particolare per quanto riguarda il trattamento dei rifugiati provenienti dai Paesi limitrofi.
Questo modello di gestione dei richiedenti non è nuovo: tra il 2013 e il 2018 fu introdotto in Israele, che aveva stretto accordi con il Ruanda e l’Uganda affinché valutassero la domanda di asilo dei rifugiati provenienti da Etiopia ed Eritrea. Nonostante le controversie che lo attorniano, questo schema di gestione potrebbe però in futuro essere potenzialmente applicato anche da altri Stati.
Sofyene Meddourene
“Home Secretary Suella Braverman shaking hands with with Rwandan Minister for Foreign Affairs and International Co-operation, Dr. Vincent Biruta after signing an expansion of the Migration and Economic Development Partnership.” by UK Home Office is licensed under CC BY