In 3 Sorsi – L’ex magistrato Deltan Dallagnol è decaduto dal Congresso per irregolarità nella presentazione della candidatura. Adesso anche all’ex giudice di Lava Jato Sergio Moro potrebbe toccare la stessa sorte.
1. L’EX PM DALLAGNOL PERDE IL MANDATO
La saga dell’operazione Lava Jato sembra non avere mai fine. Dopo essere diventato a ottobre del 2022 il parlamentare più votato nella storia del Paranà, l’ex procuratore titolare della Mani Pulite brasiliana Deltan Dallagnol è stato dichiarato decaduto dal Congresso. Questa decisione porta la firma del giudice del Tribunal Superior Eleitoral Benedito Gonçalves, il quale sostiene che Dallagnol si sarebbe dimesso dalla magistratura per bloccare quindici azioni disciplinari che in caso di condanna avrebbero reso ineleggibile l’ex Pubblico Ministero di Lava Jato per otto anni. La legge della Ficha Limpa, infatti, impedisce ai politici condannati e ai magistrati con procedimenti disciplinari di candidarsi al Congresso, una norma che proprio Dallagnol aveva spesso difeso durante l’operazione Lava Jato. Senza più lo scudo rappresentato dall’immunità parlamentare, Dallagnol è stato citato come testimone dal nuovo giudice di Lava Jato, Eduardo Appio, per rispondere alle accuse fatte da Rodrigo Tacla. L’ex avvocato di Odebrecht aveva incolpato l’allora procuratore Dallagnol di averlo perseguitato giudiziariamente assieme all’ex giudice Sergio Moro, ora senatore di União Brasil.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Nonostante siano passati quasi dieci anni dal suo inizio, i protagonisti dell’inchiesta Lava Jato continuano a essere al centro dei riflettori
2. ANCHE SERGIO MORO RISCHIA LA DECADENZA
Così come Dallagnol, anche su Sergio Moro pende l’incubo della decadenza dal Senato. Ad oggi ci sono due ricorsi intrapresi contro l’ex magistrato di Lava Jato dal Partido Liberal (PL), forza politica della quale fa parte anche l’ex Presidente Bolsonaro. Il primo di questi è centrato a dimostrare irregolarità nelle spese sostenute da Moro durante la campagna elettorale, dato che l’ex giudice non avrebbe inserito i costi dei mesi in cui era il pre-candidato alla Presidenza della Repubblica per il partito Podemos. Una dimenticanza che, secondo gli esponenti di PL, sarebbe stata commessa per non sforare il massimale di spesa previsto dalla legge per l’elezione dei senatori. In un’altra azione intrapresa contro l’ex simbolo di Lava Jato, presentata sempre dal Partito di Bolsonaro, si sottolinea come Moro avrebbe contrattato per la sua campagna diverse aziende riconducibili a Luis Felipe Cunha, sostituto dell’ex giudice al Senato. Il sospetto è che parte dei fondi pubblici destinati ai candidati siano stati utilizzati da Moro per beneficiare una figura a lui vicina – una ricostruzione smentita dall’attuale senatore di União Brasil. Se il Partido Liberal riuscisse a cacciare Moro dal Congresso, libererebbe un posto per Paulo Martins, importante esponente del PL che era arrivato secondo alla corsa per l’unico seggio al Senato disponibile per il Paranà.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Dopo essere stato eletto come senatore e essersi schierato con il suo ex nemico Bolsonaro, Sergio Moro potrebbe essere espulso dal Congresso
3. L’ULTIMO CAPITOLO DELLA SAGA?
Nelle ultime settimane non ha perso il posto solo Deltan Dallagnol, ma anche Eduardo Appio. Il nuovo giudice responsabile per l’inchiesta Lava Jato, incarico che ha accettato a febbraio del 2023, è stato sospeso per avere minacciato il figlio del magistrato Marcelo Malucelli. Durante gli anni più caldi di Lava Jato, Malucelli aveva spiccato un nuovo mandato di cattura contro Rodrigo Tacla, l’ex avvocato di Odebrecht che qualche mese fa ha raccontato delle presunte pressioni che aveva subito dagli allora titolari dell’inchiesta Dallagnol e Moro. Appio, sin dal suo insediamento, è apparso profondamente contrario ai metodi investigativi utilizzati dall’allora pool anticorruzione di Curitiba e dalla sovraesposizione mediatica di Moro. Inoltre, avevano fatto scalpore le sue dichiarazioni in merito all’innocenza dell’attuale Presidente Lula, che nel 2017 era stato condannato a nove anni di carcere da Moro proprio a partire da un’indagine fatta dalla task force capitanata da Dallagnol. Ulteriori polemiche erano nate negli ultimi mesi perché Appio avrebbe utilizzato il termine “LUL22” come password per accedere al sistema elettronico della giustizia federale. Con la sospensione di Appio, l’inchiesta Lava Jato tornerà di competenza della giudice Gabriela Hardt, criticata in passato per avere condannato Lula in un caso di corruzione copiando ampi stralci della sentenza che aveva già emesso Sergio Moro. Forse la più controversa operazione contro la corruzione della storia latinoamericana non ha ancora scritto il suo capitolo finale.
Mattia Fossati
“Plenário do Senado” by Senado Federal is licensed under CC BY