venerdì, 22 Settembre 2023

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Relazioni Russia-Armenia: è il mandato d’arresto a Putin l’ago della bilancia?

In breve

• Dal febbraio del 2022, la Russia ha perso il ruolo di principale partner militare dell’Armenia, impegnata “a tempo indeterminato” nel conflitto col vicino Azerbaijan.
• La leadership armena, delusa dall’assenza di un vero e proprio supporto militare da parte di Mosca, ha accolto di buon grado il sostegno che i principali attori occidentali le hanno offerto.
• Le tensioni potrebbero protrarsi nell’eventualità che l’Armenia ratifichi lo Statuto di Roma, fondamento giuridico della Corte Penale Internazionale (CPI) che ha recentemente reso pubblico il mandato d’arresto a Vladimir Putin.

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In 3 sorsi – I rapporti tra Erevan e Mosca non sono mai stati così tesi dal 2015, anno dell’entrata dell’Armenia nell’Unione Economica Euroasiatica (UEE). L’Armenia, che vive ormai da tempo in una condizione di insoddisfazione ed incertezza nei confronti della Russia, ha lanciato diversi “guanti di sfida” che stanno provocando l’irritazione del Cremlino. Il futuro delle relazioni fra la Russia e l’Armenia dipenderà molto da quanto deciderà quest’ultima in merito alla ratificazione dello statuto della Corte Penale Internazionale.

1. UNO SGUARDO ALLE ULTIME FASI DELLE RELAZIONI RUSSO-ARMENE

Le relazioni tra Russia e Armenia stanno seguendo una traiettoria discendente e potrebbero deteriorarsi ulteriormente nella seconda metà dell’anno. Nel 2022, durante l’ennesima fase critica del conflitto tra Armenia e Azerbaijan per il controllo del Nagorno-Karabakh, il mancato supporto dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) alle incursioni azere sul territorio armeno ha contribuito a far crescere nella leadership del Paese un profondo senso di sfiducia nei confronti del Cremlino.

Nel frattempo, l’Unione Europea è intervenuta autorizzando una missione di monitoraggio in Armenia. Questa operazione ha avuto un impatto limitato in termini pratici, ma una notevole rilevanza simbolica per l’Armenia, che l’ha interpretata non solo come un segnale di maggiore interesse da parte di attori esterni verso le sue questioni, ma anche come un’opportunità di uscire dall’isolamento strategico causato dall’allontanamento del suo partner ed alleato militare storico, al momento troppo impegnato sul fronte ucraino. La Russia, d’altra parte, non ha apprezzato l’accoglienza riservata dall’Armenia alla missione UE e ha lanciato una serie di manovre coercitive ai danni di Erevan.

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Fig 1 – Nikol Pashinyan e Vladimir Putin durante un summit dell’Unione Economica Eurasiatica (UEE) nel 2018

2. EREVAN SFIDA MOSCA: TRA ESERCITAZIONI MILITARI E IL MANDATO DI ARRESTO A PUTIN

Due questioni cruciali stanno attualmente mettendo a rischio la salute delle relazioni bilaterali russo-armene. La prima riguarda la presunta decisione presa dall’Armenia di partecipare, dopo aver cancellato l’impegno con la CSTO, all’esercitazione NATO “Defender 2023”, iniziata il 22 aprile. Partecipazione che è stata però smentita dalle autorità militari armene nelle settimane precedenti alla sua partenza.

La seconda si colloca sullo sfondo del recente mandato d’arresto per Putin emesso dalla Corte Penale Internazionale dell’Aja. I membri del partito del leader Armeno Nikol Pashinyan hanno infatti espresso l’intenzione di ratificare lo Statuto di Roma. L’iniziativa renderebbe valida la sentenza elaborata dalla Corte Penale Internazionale, rendendo di fatto l’Armenia un Paese non abilitato all’asilo politico qualora Vladimir Putin dovesse essere costretto a lasciare la Russia. È rappresentativa di questa svolta la dichiarazione del Parlamentare armeno Gagik Melkonyan, il quale ha invitato Putin a “rimanere a casa sua” se vuole evitare l’arresto.

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Fig 2 – Putin qualche giorno fa durante un incontro al Gran Palazzo del Cremlino. Il Presidente russo ha ricevuto un mandato d’arresto lo scorso 17 marzo

3. LA REPLICA DI MOSCA E POTENZIALI SCENARI FUTURI

La risposta alle mosse armene di Mosca non ha tardato ad arrivare. Come ritorsione, il Governo russo ha preso provvedimenti di tipo proibizionistico, vietando le importazioni di prodotti lattiero-caseari provenienti dall’Armenia. La motivazione “ufficiale” riguarderebbe il mancato rispetto degli standard igienico-sanitari. Tuttavia, la decisione, arrivata pochi giorni dopo che l’Armenia ha compiuto i primi passi verso la ratifica dello Statuto di Roma, è in realtà associabile a una strategia di cui la Russia usufruisce per “punire” i Paesi che non rispettano la propria linea, già osservata in passato.

Alla luce dei recenti cambiamenti che vedono l’Armenia più risoluta a concludere un trattato di pace con l’Azerbaijan, la Russia si trova dunque a giocare una partita molto delicata nel Caucaso Meridionale. Ciò nonostante, va tenuto conto di come l’Armenia continuerà ad essere fortemente dipendente dall’economia e dal settore militare russo. L’imprescindibilità della Russia come partner soprattutto economico rende improbabile che si concretizzi la ratifica dello Statuto da parte armena. Inoltre, rappresentanti delle istituzioni armene hanno già dichiarato che non arresteranno il Presidente russo neanche in caso di ratifica.

In conclusione, sebbene Erevan abbia voluto reagire prontamente alla delusione per un supporto militare russo che non è mai arrivato, per il momento non sembra intenzionata a compiere quella mossa decisiva che potrebbe definitivamente rompere l’equilibrio già precario sul quale le sue relazioni con la Russia si trovano. Le conseguenze di ulteriori embarghi e altre forme di coercizione sarebbero troppo importanti per la fragile economia armena.

Lorenzo Travelli

Armenian & Russian flags in Gyumri” by Alexanyan is licensed under CC BY-SA

Lorenzo Travelli
Lorenzo Travelli

Nato nel 1995 a Firenze, laureato magistrale al MIREES (East European and Eurasian Studies) dell’Università di Bologna. Da sempre attratto dalla storia e dalla geopolitica, la sua passione per i media digitali e la scrittura lo hanno condotto al mondo della comunicazione, ed oggi si occupa di copywriting e content marketing. Nel tempo libero continua però ad interessarsi di scenari internazionali, con un particolare focus all’analisi della sua principale area di studi: lo spazio post-sovietico. La sua altra grande passione sono le lingue: parla fluentemente inglese, russo e spagnolo, e prevede di studiarne altre a breve.

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