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Cambiamento climatico: come Kirghizistan, Uzbekistan e Kazakistan affrontano la crisi idrica 

In 3 sorsi L’Asia Centrale è tra le regioni più colpite dal cambiamento climatico, soprattutto per quanto riguarda la siccità, l’aumento delle temperature e la carenza di acqua. In alcuni casi, come ad Astana, in Kazakistan, e a Bishkek, in Kirghizistan, le Autorità hanno dovuto razionare l’acqua corrente nelle abitazioni e nelle attività produttive. La situazione è altrettanto critica in Uzbekistan, con la progressiva desertificazione del Karakalpakstan, mentre il Mar Caspio si sta ritirando al di sotto della soglia critica lungo la sponda kazaka.

1. LA CRISI IDRICA IN ASIA CENTRALE

L’Asia Centrale è una delle regioni più colpite dagli effetti del cambiamento climatico. Secondo l’Istituto di Ricerca Eurasiatico, i Paesi della regione sono “a rischio siccità a causa del clima arido e semi-arido”. Inoltre “un aumento della temperatura, una diminuzione delle precipitazioni e un aumento dell’evaporazione alterano il ciclo dell’acqua e possono causare condizioni di siccità”. Secondo il report dell’IPCC pubblicato nel 2019, le temperature si stanno alzando molto velocemente nella regione, rendendola ancora più secca e desertica. Negli ultimi anni, a causa di vari episodi di siccità in primavera ed estate, l’acqua per irrigare i campi e per alimentare le centrali idroelettriche ha cominciato a scarseggiare. Dallo scorso maggio i Paesi dell’Asia Centrale stanno attraversando una grave crisi idrica, che minaccia non solo lo sviluppo economico, ma anche il benessere di milioni di abitanti. Con l’arrivo dell’estate alcune zone della regione, incluse le capitali, hanno un accesso limitato all’acqua potabile, portando a razionamenti e chiusura di alcune attività. La crisi idrica sta colpendo principalmente Bishkek, capitale del Kirghizistan, la regione del Karakalpakstan in Uzbekistan e la sponda kazaka del Mar Caspio.

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Fig. 1 – L’ex città portuale di Moynaq, in Uzbekistan. Un tempo bagnata dal Mare di Aral, ora ospita il deserto e i relitti delle barche arenate sulla sabbia

2. LA SITUAZIONE IN KIRGHIZISTAN E UZBEKISTAN

Sin dalla primavera l’acqua scarseggia in Kirghizistan a causa delle condizioni climatiche. Per arginare il problema, le Autorità hanno promosso una campagna di comunicazione invitando la popolazione a risparmiare acqua, sia nelle attività economiche, sia in famiglia. In alcune zone della capitale si è cercato di limitare il consumo nelle abitazioni usando un sistema di razionamento a fascia oraria. Alcune attività come piscine e autolavaggi, poi, sono state momentaneamente sospese. La situazione ha causato malcontento e proteste nella capitale Bishkek. Secondo Kulumbetov, esperto nell’efficienza delle risorse, le cause principali della carenza di acqua nel Paese sono il cambiamento climatico e l’utilizzo di sistemi di irrigazione e di approvvigionamento obsoleti.
Il riscaldamento globale ha colpito duramente anche un altro Paese, l’Uzbekistan, che non è nuovo a problemi idrici: uno dei più grandi disastri ecologici della storia ha avuto luogo proprio nella regione del Karakalpakstan, dove il Mare di Aral è stato, ed è tuttora, quasi interamente prosciugato. La mancanza di irrigazione nella zona ha avuto un grande impatto sulla produzione agricola, mettendo a dura prova l’economia del Paese. Gli esperti, considerando la costante crescita demografica, stimano che la scarsità di risorse idriche, attualmente al 13-14%, raggiungerà il 44-46% nel 2030. La Presidente della ONG Ecologist, Nargiz Kosimova, a giugno ha denunciato la carenza di acqua potabile, specialmente nelle aree remote del Paese. Inoltre viene segnalato anche l’inquinamento delle falde acquifere e degli ecosistemi di acqua dolce da parte delle industrie del Paese.
In entrambi i casi, la mancanza d’acqua è un problema urgente che può portare a problemi sociali, oltre che ambientali ed economici, soprattutto nelle fasce più povere della popolazione.

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Fig. 2 – Gli abitanti di Bishkek, capitale del Kirghizistan, si radunano vicino ai pozzi per riempire le bottiglie d’acqua durante il razionamento dell’acqua corrente, giugno 2023

3. IL MAR CASPIO SI STA PROSCIUGANDO

Il Kazakistan dipende sempre di più dall’acqua proveniente da altri Paesi, dato che il terreno è prevalentemente arido e meno del 3% del suo territorio è ricoperto dall’acqua. Secondo gli esperti, entro il 2030 il volume di acqua dolce disponibile potrebbe ridursi fino a 5 volte rispetto ad ora. Lo scorso mese, la capitale Astana ha subìto tagli e razionamenti simili a quelli osservati a Bishkek, mentre le temperature raggiungevano i 40 gradi. Nello stesso periodo, gli ufficiali del Governo hanno dichiarato lo stato di emergenza quando le acque del Mar Caspio sono calate oltre la soglia critica lungo la sponda kazaka. Secondo il Ministro dell’Ecologia Zulfia Suleimenova, il ritiro dell’acqua sarebbe da attribuirsi principalmente all’abbassamento del livello dei fiumi Ural e Volga, causato a sua volta da una compresenza di eventi: la mancanza di neve durante lo scorso inverno, un maggiore utilizzo di acqua da parte della Russia per le proprie centrali idroelettriche e un aumento del consumo dalla popolazione in crescita. L’abbassamento del Mar Caspio è iniziato nel 2005, ma le Autorità erano state finora riluttanti ad ammettere e affrontare il problema: solo il mese scorso è stato ufficialmente riconosciuto come una questione urgente dal Governo, che ha annunciato la necessità di studiare a fondo possibili soluzioni.

Irene Quaglia

Moynaq, Aral Sea” by Arian Zwegers is licensed under CC BY

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Perchè è importante

  • L’Asia Centrale è una regione particolarmente a rischio siccità a causa del clima secco e tendenzialmente desertico. La situazione si è aggravata negli ultimi tempi a causa del cambiamento climatico.
  • La situazione è critica e urgente sia in Kirghizistan, soprattutto nella capitale Bishkek, che in Uzbekistan, dove la desertificazione è allarmante nella regione del Karakalpakstan.
  • In Kazakistan è stato dichiarato lo stato di emergenza dopo che le acque del Mar Caspio si sono abbassate oltre la soglia minima.

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Irene Quaglia
Irene Quaglia

Bolognese, classe ’99. Laureata in “International Relations and Diplomatic Affairs” presso l’Università di Bologna. Da allora mi sono appassionata di lingua e storia russa, in particolare dell’Unione Sovietica. Attualmente sto frequentando la laurea magistrale in “Development and International Cooperation Sciences” presso l’università La Sapienza di Roma e sto collaborando con una Onlus che si occupa dei Paesi in via di sviluppo.

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