Caffè Lungo – Il G20 di settembre a Nuova Dehli ha visto l’assenza del leader cinese Xi Jinping. Ciò ha provocato diverse speculazioni, legate sia alle tensioni geopolitiche con l’India che  alla situazione interna cinese. Una cosa è certa: l’immagine della Cina nel panorama internazionale ne è stata profondamente influenzata.Â
UN G20 SENZA XI
Il 9 e 10 settembre si è svolto a Nuova Dehli il vertice del G20, uno dei principali appuntamenti nel panorama della cooperazione internazionale, che ogni anno riunisce le principali economie del mondo.
Tuttavia, al G20 di quest’anno c’è stata una notevole assenza: quella del Presidente cinese Xi Jinping.
La Cina, che rappresenta uno dei principali attori globali, ha inviato al summit il Premier Li Qiang al posto di Xi, una mossa di cui si discuteva giĂ da tempo ma che è stata formalizzata solo pochi giorni prima dell’inizio del vertice, suscitando un acceso dibattito. A partire dal 2013, anno in cui Xi Jinping è salito al potere nella Repubblica popolare cinese, la presenza di Pechino in questi forum multilaterali, come il G20, è sempre stata accompagnata da un discorso volto a rafforzare la cooperazione internazionale. Xi ha infatti ridefinito il ruolo globale della Cina, sostenendo la creazione di una “comunitĂ di destino condiviso per tutta l’umanità ”. La Cina si propone dunque come leader nella promozione di un multilateralismo e di una gestione sinergica delle questioni internazionali che pone al centro del dibattito il primato della sovranitĂ e il diritto di non interferenza. Attraverso i fora multilaterali, Pechino avanza la propria idea di ordine internazionale post-occidentale e post-liberale, giocando non solo un ruolo decisivo sul piano internazionale, ma volendo anche scriverne le regole. Per tali ragioni, l’assenza di Xi in questa occasione, unita al crescente accentramento di potere nelle sue mani, rende questa mancanza un enigma ancora piĂą intrigante e difficile da comprendere.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il Presidente cinese Xi Jinping durante il G20 di Osaka del 2019
TRA TENSIONI GEOPOLITICHE E PRESSIONI INTERNE
Tra le principali spiegazioni della mancata partecipazione del leader cinese, studiosi e analisti hanno citato le crescenti tensioni nella relazione tra la Cina e il Paese ospitante il summit, l’India. Le dispute geopolitiche tra Pechino e Nuova Delhi sono ormai un tema ricorrente da anni. Ad agosto, poco dopo l’incontro di Xi e del Primo Ministro indiano Narendra Modi durante il summit dei BRICS, Pechino ha pubblicato una mappa che rivendica lo Stato indiano dell’Arunachal Pradesh e la regione di confine dell’Aksai Chin come territori cinesi, scatenando una durissima reazione del Ministro degli Esteri indiano. Secondo molti osservatori, l’assenza di Xi potrebbe essere un tentativo di sabotare e depotenziare la presidenza indiana del summit.
Ma il contesto delle pressioni interne a cui la Cina è sottoposta ultimamente non va trascurato. Il Paese sta affrontando una situazione economica in deterioramento, devastanti inondazioni che hanno colpito gravemente alcune città cinesi e un crescente dissenso per come le autorità hanno gestito tale crisi. Inoltre, un articolo pubblicato su Nikkei Asia sostiene che un gruppo di “anziani” del PCC avrebbe rimproverato Xi “in un modo mai osato fin ora”, evidenziando il malcontento dell’élite del partito.
L’ipotesi che le turbolenze interne possano aver spinto Xi a rimanere in Cina per concentrarsi sulla situazione interna sembra plausibile, soprattutto considerando la tendenza dei leader cinesi a mantenere un controllo costante degli affari interni per garantirne la stabilità prima di affrontare le dinamiche internazionali.
COME NE ESCE LA CINA DA QUESTO G20?
Le speculazioni riguardo l’inaspettata assenza di Xi sono molte e non sapremo mai se veritiere o meno, ma una cosa è certa: l’immagine della Cina nel panorama internazionale ne è stata profondamente influenzata.
L’assenza di Xi ha aperto la porta alla conclusione di accordi significativi tra i leader di Stati Uniti e India, due dei principali rivali del gigante asiatico. Joe Biden e Narendra Modi hanno infatti intensificato le loro relazioni con particolare attenzione ai settori chiave della difesa e della tecnologia. Biden ha addirittura dichiarato il suo sostegno alla candidatura dell’India per un seggio permanente all’interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, un segno tangibile di quanto sia cresciuta l’influenza dell’India sulla scena globale.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il Presidente USA Joe Biden, il Premier indiano Narendra Modi e gli altri leader del G20 si recano in visita al memoriale del Mahatma Gandhi a Nuova Delhi, 10 settembre 2023
Ma le implicazioni della mancata presenza di Xi sono più ampie. Se è vero, come alcuni suggeriscono, che Xi ha evitato il G20 per sfuggire a interlocutori scomodi, allora la Cina sta portando avanti una strategia che sembra divergere dalla sua diplomazia assertiva. Questo contrasto è evidente e getta luce sulla direzione che Pechino sta prendendo. Una direzione che ridefinisce la strategia estera cinese, influenzata da tre anni di politica “Zero Covid”, e che adotta approcci più vaghi e meno vincolanti. Una diplomazia che preferisce parlare con gli amici piuttosto che scontrarsi con i nemici.
L’assenza di Vladimir Putin al G20, sebbene per motivi diversi, crea un parallelo interessante tra Russia e Cina. Se Putin lo ha probabilmente fatto per evitare la possibile applicazione del mandato di arresto della Corte Penale Internazionale nei suoi confronti, l’effetto è lo stesso: l’assenza di entrambi i leader ha aumentato il peso della delegazione statunitense rispetto alle controparti russe e cinesi.
Inoltre, proprio durante il G20 è stato promosso il piano della Partnership for Global Infrastructure and Investment (PGII), inizialmente presentato dal G7 nel giugno dell’anno scorso, con l’obiettivo di contrastare la Belt and Road cinese.
In questo contesto di cambiamenti geopolitici e dinamiche in evoluzione, emerge chiaramente il verdetto di questo G20. La Cina sembra uscirne indebolita, una sorprendente inversione di tendenza rispetto alle aspettative di rafforzamento della sua posizione. Se infatti l’assenza di Xi era parte di una strategia per aumentare la richiesta della sua partecipazione futura e consolidare il potere cinese, gli esiti suggeriscono che tale obiettivo non è stato raggiunto. Al contrario, il vertice ha rappresentato un grande trionfo per l’India, evidenziando un cambiamento notevole nelle dinamiche globali.
Questo G20 ha dimostrato che il panorama mondiale è in continua mutazione e le mosse strategiche dei leader possono avere conseguenze imprevedibili. L’equilibrio di potere sta cambiando, e questa edizione del G20 ne rimarrĂ una chiara riflessione.
Carlotta Palmieri
Immagine di copertina: “President Cyril Ramaphosa during the opening ceremony of the G20 Leaders’ Summit” by GovernmentZA is licensed under CC BY-ND