Analisi – Alcuni problemi che le nuove Istituzioni UE dovranno affrontare sono vere sfide esistenziali, da cui dipenderà il nostro futuro. Dovrebbero essere al centro del dibattito politico e giornalistico.
QUATTRO SFIDE PER L’UE DI DOMANI
A giugno si terranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, cui seguiranno le nomine dei nuovi Presidenti della Commissione e del Consiglio. Le nuove Istituzioni UE (e gli Stati membri) dovranno affrontare vari scenari complessi, vere e proprie sfide in alcuni casi, in un contesto mondiale quanto mai incerto.
I problemi più urgenti, che richiederanno decisioni possibilmente chiare, possono essere inquadrati in quattro grandi categorie, a loro volta raggruppamento di criticità diverse ma collegate:
- La sfida in materia di difesa e sicurezza nel nuovo contesto geopolitico, cui si affianca il rischio di tenuta democratica;
- La gestione dell’economia in un mondo diviso tra parziale de-globalizzazione e ascesa di nuovi protagonisti, e nell’ancora incerto percorso della transizione verde;
- La sfida del cambiamento climatico, tra gestione degli effetti diretti e indiretti e ripensamento del modello di sviluppo, con l’uscita dall’era delle fonti energetiche fossili;
- Il problema delle disuguaglianze e la creazione di nuovi sistemi di welfare, nell’ambito di una visione politica tesa a preservare e rafforzare la coesione sociale.
Fig. 1 – Ursula von der Leyen sarà riconfermata alla guida della Commissione europea?
RISPOSTE COMUNI ALL’INSTABILITÀ GEOPOLITICA
Il primo punto non racchiude soltanto le enormi incognite legate al ritorno della guerra nelle sue varie forme, dall’Ucraina a Israele e Palestina, ma anche come affrontare le instabilità crescenti della sponda sud del Mediterraneo e in generale le turbolenze derivanti dalla fase attuale di cambiamento degli assetti di potere mondiali (molto dipenderà anche dall’esito delle elezioni negli Stati Uniti). La necessità che l’UE si doti di capacità di difesa autonoma va oltre il sostegno all’industria bellica, ma le differenti esigenze e sensibilità dei Paesi membri (dal nord-est al sud-ovest) rimangono difficili da conciliare in una strategia unitaria. Inoltre, le tendenze sempre maggiori verso il ritorno di forme di nazionalismo autoreferenziale che negli ultimi anni sono emerse in Europa e il successo di partiti e movimenti politici di estrema destra stanno mettendo a rischio la tenuta democratica di alcuni Paesi membri, in contraddizione con i principi sanciti dai Trattati.
INTEGRAZIONE ECONOMICA A RISCHIO
Sulla seconda questione, le incertezze in materia di gestione della politica monetaria per contrastare l’inflazione stanno mettendo in pericolo di recessione l’intera economia europea, vanificando quello che era apparso come il momentum per una accelerazione verso una maggiore integrazione economica (la risposta alla pandemia e NextGenerationEU). Anche il Green Deal europeo, ambizioso progetto di riconversione verde dell’economia, sta subendo drastici ridimensionamenti, attaccato da eventi imprevisti (come l’invasione russa dell’Ucraina), da spinte lobbistiche preponderanti e da cecità negazioniste (o interessate) delle destre maggioritarie ormai in molti Paesi. A questo si aggiungono le tendenze a ridisegnare e accorciare le catene mondiali di approvvigionamento, a causa dei rischi legati a guerre o a eventi come le pandemie, e il ritorno in auge di politiche protezionistiche. Completare l’unione bancaria e dotare l’UE di una capacità autonoma di politica fiscale, che affianchi la politica monetaria della BCE, sarebbe urgente. Anche qui, però, le resistenze nazionali alla devoluzione ulteriore di sovranità continuano a essere preponderanti.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Una delle grandi sfide sarà il completamento dell’applicazione dei progetti NGEU
TUTELARE IL CONTRASTO AL CAMBIAMENTO CLIMATICO
Discorso simile per le azioni necessarie a tutela dell’ambiente, sia dal punto di vista delle riduzioni delle emissioni dannose per il clima, che per quanto attiene alle strategie di riduzione del rischio e gestione delle conseguenze dannose per la popolazione del cambiamento climatico epocale che il pianeta sta vivendo. Oltre ad alcune derive antiscientifiche, sono i forti interessi economici in gioco a rinsaldare un certo conservatorismo (immobilistico o dei piccoli passi) che potrebbe rivelarsi un autogol.
CAVALCARE LE PAURE PER AUMENTARE LE DISUGUAGLIANZE
Infine, ma non ultimo, il problema dell’accrescimento delle disuguaglianze in quello che era (ed è ancora, nonostante tutto) il continente con i migliori sistemi di welfare al mondo, è uno dei motivi principali dell’insorgere e proliferare di molti movimenti politici populisti e di estrema destra, affamati di popolazione scontenta e impaurita (qui si innesta lo spauracchio razzista dell’invasione migratoria) a cui promettere il ritorno della tutela degli interessi “nazionali”. È un problema sociale che si tramuta in fattore di instabilità politica. Nel contempo, l’esistenza di interi strati sociali impoveriti all’interno di società sempre più anziane mina le possibilità di crescita dell’economia, di incremento dei consumi (e dunque della produzione) e appesantisce sempre più il fardello dei conti pubblici.
Si tratta di tutte problematiche collegate in qualche modo tra loro e che dunque non possono essere affrontate che con un approccio olistico. Su tutte si proietta poi la grande domanda di come gestire l’allargamento dell’Unione ad altri Stati, che pare inevitabile nel prossimo futuro: come attuare l’inclusione di Paesi con storie così eterogenee senza snaturare l’identità originaria dell’UE? Fin dove spingersi a est? Come adeguare i meccanismi decisori e superare unanimità e diritto di veto?
Scenari e domande di portata storica. Che, nell’imminenza delle elezioni europee e delle successive nomine istituzionali, dovrebbero essere all’ordine del giorno nella discussione politica e nell’analisi giornalistica.
Paolo Pellegrini
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