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L’unione tra Russia e Bielorussa è sempre più concreta

Caffè Lungo Le proteste che hanno fatto seguito alla rielezione di Lukashenko nel 2020 hanno segnato uno spartiacque nei rapporti tra Russia e Bielorussia. Il supporto fornito da Mosca ha permesso al Presidente bielorusso di rimanere al potere, ma ha compromesso la sovranità del Paese. Il coinvolgimento di Minsk nel conflitto ucraino nel 2022 ha permesso al Cremlino di stringere ulteriormente la stretta.

L’AVVICINAMENTO DI MINSK A MOSCA

Le proteste che hanno scosso la Bielorussia a partire da agosto 2020 fino all’anno successivo portavano con sé grandi speranze di cambiamento e avrebbero dovuto rappresentare un risvolto cruciale per la storia indipendente del Paese. Le manifestazioni sarebbero dovute culminare nella caduta di un leader autoritario che governava il Paese da oltre venti anni, e invece si sono concluse con il consolidamento del potere nelle mani di Lukashenko e una maggiore interferenza della Russia negli affari della Bielorussia. Le sanzioni imposte dai Paesi occidentali e l’isolamento politico che ha fatto seguito alle repressioni, ritenendo che il regime bielorusso avesse oltrepassato la linea, ha portato Lukashenko ad accettare l’assistenza della Russia per riportare la stabilità nel Paese. Il Cremlino ha inviato personale e consiglieri oltre che offrire supporto economico e militare, permettendo così al Presidente bielorusso di rimanere al potere. Accettare tale sostegno ha però esposto la Bielorussia alle pressioni di Mosca, che sulla base del Trattato sull’Unione del 1999 ambisce a una maggiore integrazione dei due Paesi. Complice l’acuirsi dell’isolamento politico ed economico di Minsk, dovuto al coinvolgimento nel conflitto ucraino, la Bielorussia si è avvicinata ancor più a Mosca, con cui in poco tempo si è ritrovata in un rapporto di dipendenza, al punto in cui la stabilità del Paese e la sopravvivenza del regime ora dipendono in primis dal proprio vicino. Una situazione che Lukashenko in realtà mal sopporta, dopo essere stato in grado di tenere sotto controllo l’influenza russa sul suo Paese per quasi tre decenni. Mentre ha più volte ripetuto gli slogan sovietici di fratellanza e unità dei popoli russo e bielorusso, ha sempre prestato molta attenzione a non avvicinarsi a Mosca più di quanto fosse necessario.

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Fig. 1 – Una delle tante manifestazioni di protesta contro la rielezione di Lukashenko nell’agosto 2020, brutalmente represse dal regime

IL MALUMORE DI LUKASHENKO E L’AMBIZIONE DI MOSCA

Le basi legali per l’integrazione a cui gli esponenti del Cremlino fanno riferimento si ritrovano nel trattato sull’Unione Russia-Bielorussia del 1999. Firmato da Lukashenko e l’allora Presidente della Federazione russa Boris Yeltsin, l’accordo prevedeva di rafforzare il rapporto tra i due Paesi tramite l’integrazione della politica economica, estera e di difesa. L’adozione del documento avvenne principalmente per motivi simbolici e mirava a riaffermare la vicinanza dei due popoli, ma in seguito è diventato la causa di contrasti tra Mosca e Minsk, e presumibilmente uno dei maggiori rimpianti del Presidente Lukashenko da quando è salito al potere nel 1994. L’integrazione citata nel trattato ha infatti, fino a poco tempo fa, prevalentemente riguardato la sfera militare e non quella economica. La Russia, che avrebbe desiderato portare avanti quest’ultima in parallelo alla prima, è cresciuta spazientita con ciò che riteneva il tentativo di Lukashenko di trascinare la questione per le lunghe e il tentativo di preservare l’indipendenza economica del Paese. Il Presidente bielorusso di fatto ha sempre provato una certa diffidenza nelle intenzioni di Mosca, è verosimilmente infastidito e preoccupato dall’ingerenza russa nel suo Paese e dalle richieste di accelerare il processo di integrazione. Significativamente, la Bielorussia non riconobbe l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha riconosciuto l’annessione della Crimea solamente nel 2021, probabilmente con la consapevolezza di poter fare la stessa fine. Nei mesi precedenti le rivolte del 2020, Lukashenko era continuato ad apparire diffidente nei confronti della Russia. Ha accusato Mosca di ricattarlo, definito “oltremodo stupide” le dichiarazioni in merito all’unificazione dei due Paesi e ha tenuto incontri con l’allora Consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti John Bolton per ricucire i rapporti con Washington.

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Fig. 2 – Lukashenko e Putin durante un recente summit bilaterale a Minsk, maggio 2024

LA SOVRANITÀ COMPROMESSA DELLA BIELORUSSIA

Nonostante la cautela di Lukashenko nell’intrattenere rapporti con la Russia, tuttavia, il processo di integrazione è in corso. Secondo gli osservatori, la Bielorussia in quanto Stato indipendente e sovrano ha iniziato a sgretolarsi. L’influenza russa non solo si traduce nell’annullamento di una politica estera indipendente ma anche in una più profonda integrazione militare ed economica. Per quanto riguarda la prima, i sistemi di difesa aerea dei due Paesi sono già integrati e un’unità militare regionale congiunta è operativa. Truppe russe sono presenti sul suolo bielorusso e Minsk ha acconsentito a ospitare armi nucleari russe, una decisione che secondo alcuni rappresenta un ulteriore passo della Russia verso l’assimilazione del Paese vicino. Oltre a ciò, le sanzioni occidentali hanno privato il regime dell’indipendenza economica. Il 70% degli scambi commerciali avviene oggi con la Russia e, considerando che il trasporto di beni e prodotti dalla Bielorussia dipende dal transito attraverso porti e autostrade russe, la quota di Mosca nell’export del Paese eccede il 90%. In sostanza, la tenuta dell’economia dipende interamente dal vicino, da cui peraltro Minsk acquista petrolio e gas a prezzi più bassi di quelli di mercato. Settori come quelli degli armamenti inoltre beneficiano finanziariamente proprio dalla Russia. Altri, come l’IT, il fiore all’occhiello dell’economia bielorussa, stanno facendo sempre più spazio a imprese russe. Oltre a ciò, programmi per la sostituzione delle importazioni finanziati con un prestito di Mosca di oltre 800 milioni di euro sono in fase di sviluppo. La Bielorussa ha inoltre ratificato l’accordo per l’armonizzazione delle tasse indirette, e un sistema integrato per la sua gestione è stato introdotto, ponendo le basi per l’integrazione fiscale dei due Paesi. La penetrazione nel tessuto economico non è da sottovalutare. Prima del 2020, Lukashenko aveva in mano il monopolio dei contatti con Mosca. Accettarne il supporto per sedare le rivolte post-elettorali è venuto al prezzo di far cadere giù il muro che isolava gli apparati statali di Minsk dai corrispettivi russi. Rapporti formali e informali hanno iniziato a svilupparsi tra nomenklatura russa e bielorussa al di fuori del controllo del Presidente, e Mosca oggi può avvalersi di un accesso più diretto alle élite economiche e finanziarie bielorusse oltre che ai servizi di intelligence, non dovendo più passare tramite Lukashenko. Se fino al 2020 Minsk aveva con successo fatto sì che l’interferenza russa non oltrepassasse certi limiti, oggi il confine tra i due Paesi si sta facendo sempre più sfumato. L’isolamento che ha fatto seguito alla repressione delle rivolte e al coinvolgimento nell’invasione dell’Ucraina, unitamente alla crescente dipendenza dalla Russia, pongono seri dubbi sulla capacità della Bielorussia di conservare la propria indipendenza nel prossimo futuro.

Lorenzo Asquini

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Perchè è importante

  • L’assistenza richiesta da Lukashenko a Mosca per sedare le rivolte post-elettorali del 2020 gli hanno permesso di mantenere il potere, ma a pagarne il costo è stata la sovranità del Paese.
  • Sulla base del Trattato dell’Unione Russia-Bielorussia, Mosca vuole infatti una più profonda integrazione tra i due Paesi.
  • Nonostante le preoccupazioni di Lukashenko, l’integrazione militare ed economica prosegue e il confine tra i due Paesi si sta facendo sempre più indistinto.

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Lorenzo Asquini
Lorenzo Asquini

Nato a Roma nel 1997, ho conseguito la laurea triennale in Lingue e Culture Straniere presso l’Università degli Studi Roma Tre e la laurea magistrale in Scienze Politiche presso l’Università di Varsavia. Da sempre affascinato dai paesi dell’Europa orientale, soprattutto Russia e paesi ex-sovietici, il mio interesse è principalmente rivolto verso la situazione geopolitica della regione e gli aspetti legati alla sicurezza regionale ed europea. Amo viaggiare, sono un appassionato di storia e nel tempo libero mi piace leggere e ascoltare la musica.

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