In 3 Sorsi – In un discorso al Consiglio della Shura, l’Emiro del Qatar Sheikh Tamim bin Hamad Al-Thani ha annunciato lo svolgimento di un referendum per superare il sistema elettivo al momento previsto per la scelta dei membri del Parlamento unicamerale del Paese.
1. IL QATAR E IL TENTATIVO DI PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA: SVOLTA STORICA, MA CON BASI SOLIDE?
Nel 2021 l’Emiro del Qatar Sheikh Tamim bin Hamad Al-Thani decise di introdurre una componente democratica nell’elezione dei membri del Consiglio della Shura, Parlamento unicamerale del Paese da lui governato. La decisione si inseriva in un contesto di riassestamento degli equilibri interni al Medio Oriente, in particolare nel Golfo Persico, con la risoluzione della crisi diplomatica tra il blocco degli Stati contrari alla Primavera araba e il Qatar. Lo scontro politico tra le parti, che affondava le proprie radici nel supporto ideologico e comunicativo fornito da Doha alle rivoluzioni interne ad alcuni Paesi come l’Egitto, si concluse con la riapertura da parte dei sauditi dello spazio aereo, le frontiere terrestri e marittime e l’ambasciata qatariota sul proprio territorio. Il clima appariva in quel momento favorevole per sperimentare, in una monarchia che non aveva applicato la Costituzione del 2003 sull’elezione parziale del Parlamento, un meccanismo di partecipazione democratica. La decisione venne così argomentata dall’Emiro: “Si tratta di un passo importante verso il rafforzamento delle tradizioni consultive del Qatar e lo sviluppo del processo legislativo con una più ampia partecipazione dei cittadini”. La sua funzione risultava essere quella di accertare l’idoneità di un tale sistema a soddisfare un’esigenza fondamentale: assicurare che una partecipazione più ampia al processo decisionale non si traducesse in uno scontro ideologico e senza vie d’uscita tra le tribù. Insomma, il successo della riforma sarebbe stato determinato dalla sua “capacità di unire piuttosto che dividere” i gruppi più influenti del Paese.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Una donna del Qatar vota in un seggio elettorale per eleggere i membri del Consiglio della Shura (Parlamento) nelle prime elezioni legislative a Doha, Qatar, il 2 ottobre 2021
2. LA POLITICA IDENTITARIA E I RISCHI PER IL POTERE AUTORITARIO: CRONACHE DI UN ESPERIMENTO FALLITO
Una prima “concessione” effettuata alle varie tribù del Paese, al fine di garantirne un’equa rappresentazione nella vita politica del Qatar, è stata quella di fondare i nomi delle circoscrizioni su quelli delle rispettive tribù dominanti. L’obiettivo era di assicurare che nessuna famiglia dominante potesse risultare insoddisfatta dal nuovo meccanismo elettivo. Con la possibilità per l’Emiro di imporre il proprio timbro, grazie alla nomina diretta di 15 dei 45 parlamentari. In sostanza, quello del Qatar si presentava come un sistema chiamato a far coesistere un potere accentrato, un’influenza diretta dei clan nella politica e una maggiore partecipazione dei cittadini al processo decisionale a prescindere dal proprio gruppo di appartenenza. L’equilibrio tra l’esercizio del potere da parte della famiglia Al-Thani e la consultazione politica con le oltre 30 tribù presenti nel Paese veniva ritenuto essenziale sia per preservare la stabilità interna che per assicurare l’attuazione dei disegni di politica estera del Qatar. Una volta convinti che tale realtà rischiava di essere messa in discussione con la continuazione del meccanismo elettivo, gli Al-Thani hanno deciso di creare i presupposti per un “ritorno all’origine”.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – I candidati alle prime elezioni del Qatar attendono di registrarsi per presentarsi alle urne in vista del rinnovo del Parlamento unicamerale del Paese, noto come il Consiglio della Shura, nella capitale Doha, il 22 agosto 2021
3. IL REFERENDUM PER TORNARE AL SISTEMA PREVIGENTE: UN CHIAVE DI LETTURA PER GLI EVENTI
Il ritorno al passato potrebbe materializzarsi a breve, stante la presa di posizione molto netta dell’Emiro in merito a quelli che considera dei “deficit” del sistema elettivo: “Le elezioni stanno assumendo un carattere ‘basato sull’identità’ che non siamo in grado di gestire, con potenziali complicazioni nel tempo che preferiremmo evitare”.
L’espressione utilizzata dal leader del Paese testimonia come l’esperimento tentato solo tre anni fa non abbia superato la prova rappresentata dalla coesistenza di scopi diversi ipoteticamente conciliabili. Nello specifico, il fatto che a votare siano stati solo i qatarioti nati nel Paese e provenienti da tribù lì stabilitesi prima del 1930 ha rappresentato uno dei motivi di rottura con alcune delle famiglie residenti, come quella degli Al-Murrah. In aggiunta, la richiesta di un maggior spazio di autonomia si è scontrata con l’esigenza avvertita dagli Al-Thani di evitare qualsiasi ostacolo alla piena attuazione della propria agenda politica. Non solo sul piano interno, ma anche su quello della politica estera, di cui l’impegno di “mediare nei conflitti internazionali” risulta uno dei cardini. Ciò rientra nella strategia di rendersi indipendenti dagli Stati del Golfo Persico, in particolare l’Arabia Saudita, per incrementare la propria influenza nello scenario internazionale e sventare in radice qualsiasi ipotesi di destabilizzazione interna al Qatar.
Michele Maresca
“180409-D-SV709-0186” by U.S. Secretary of Defense is licensed under CC BY