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Le contese nel Mar Cinese Meridionale: verso una svolta?

In 3 sorsi – Le dispute nel Mar Cinese Meridionale continuano a rappresentare una pericolosa area di crisi in Asia orientale. Al fine di evitare un’escalation militare si è a lungo ricercata una collaborazione diplomatica tra i Paesi coinvolti: nel 2018 gli sforzi per tale collaborazione hanno portato alla redazione di una bozza di “codice di condotta” per la zona, non scevra di aspetti ambigui e controversi.

1. LA QUESTIONE DEL MAR CINESE MERIDIONALE

Le acque del Mar Cinese Meridionale, caratterizzate da ricchi giacimenti di gas naturale, risorse minerarie e giacimenti di petrolio, sono una grande attrattiva per i Paesi dell’area circostante e un punto nevralgico per gli scambi economici. La Cina, quale grande potenza asiatica e, a dir suo, detentrice della sovranità di molti di questi territori, negli ultimi anni ha mostrato con forza la propria volontà di controllare lo status quo della zona. Questo è vero a maggior ragione alla luce della sua strategia della Maritime Silk Road, che riguarda il 60% del commercio internazionale cinese. Negli anni scorsi Pechino ha infatti costruito molte strutture sulle isole nel Mar Cinese Meridionale; oltre a basi militari e portaerei si trovano infatti beni immobili di nuova fabbricazione. La gestione e il controllo degli avamposti e dei territori è naturalmente corredata da una forte presenza militare, non troppo gradita agli altri Paesi della regione. 

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Fig. 1 – Manifestazione di protesta nelle Filippine contro le rivendicazioni di Pechino nel Mar Cinese Meridionale, 12 luglio 2018

2. GLI ATTORI COINVOLTI E LA BOZZA DI ACCORDO

Il Mar Cinese Meridionale è infatti da tempo un territorio conteso e preteso da molti. La Cina e altri Paesi limitrofi appartenenti all’ASEAN, come Filippine, Vietnam, Malesia e Brunei, rivendicano territori storicamente di loro appartenenza e che non è possibile lasciare nelle mani di altri, per quanto in molti casi si tratti semplicemente di rocce nel mare. Pechino è rimasta legata alla nine dash line, una linea impostata dal Governo del Kuomintang, che la Cina continentale ha reclamato come propria per il controllo e la sovranità su territori, acque e fondali delimitati all’interno di questo raggio. Allo stesso modo, Taiwan ritiene propri quei territori, nonostante la stessa Repubblica di Cina sia territorio rivendicato da Pechino.

Per queste ragioni, a partire dal 2002, si è cominciato a discutere della necessità di un “codice di condotta” per Cina e ASEAN, per regolarizzare le operazioni, le costruzioni, così come le navigazioni su quelle acque. Quest’anno il codice ha visto la definizione di una prima bozza, con condizioni molto stringenti da parte della Cina, che rimane il maggior attore geopolitico e economico dell’area, e che non si è mai mostrato incline ad abbandonare le proprie posizioni. A tal proposito, il vincolo per il quale gli attori coinvolti non potranno svolgere esercizi militari con Paesi al di fuori dei firmatari, previa delibera da parte dei partecipanti, è una chiara difesa contro l’intrusione di Stati terzi.

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Fig. 2 – Ufficiali della Marina cinese (in divisa bianca) visitano la fregata RSS Stalwart di Singapore durante la recente esercitazione marittima ASEAN-Cina nel Guangdong, 24 ottobre 2018

3. LE TENSIONI TRA WASHINGTON E PECHINO

Le critiche e pubbliche accuse tra Pechino e Washington sono note sin dall’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, a cominciare dalla sua telefonata alla Presidente taiwanese Tsai poco dopo la vittoria elettorale nel novembre 2016. La guerra dei dazi è stata un’operazione che ha caratterizzato una grande parte della politica estera statunitense dell’ultimo anno, con l’emergere di forti tensioni con Pechino. Nelle acque del Mar Cinese Meridionale è stato proprio Trump ad autorizzare ripetutamente l’invio di navi militari, aizzando le ire di Pechino per la minaccia alla  sua sovranitĂ  e al controllo di quei territori. Gli Stati Uniti hanno sempre avuto una forte presenza militare in quella zona, giustificandola con la difesa della libertĂ  di navigazione e della Convenzione sul diritto del mare delle Nazioni Unite.

Verso la fine dell’anno scorso si sono visti però dei tentativi di dialogo tra le due potenze, come l’incontro Xi-Trump durante il G20 argentino, che potrebbero portare a una collaborazione costruttiva anche nel Mar Cinese Meridionale.

Giuditta Vinai

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Giuditta Vinai
Giuditta Vinai

Classe 1989, delle valli piemontesi. Dopo una laurea triennale conseguita in lingue e letterature straniere, con indirizzo cinese, durante la magistrale ho completato un programma di doppia laurea in Scienze Internazionali Torino-Hangzhou. Grazie alla laurea magistrale, e le mie numerose esperienze in territorio cinese, ho approfondito politiche ed economia della Cina contemporanea, avvicinandomi anche al campo dei Security Studies. Nel tempo libero viaggio, leggo, e mi faccio prendere dalle serie tv

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