In 3 Sorsi – La progressiva avanzata di M23 nella Repubblica Democratica del Congo sta causando centinaia di migliaia di sfollati e un continuo incremento delle violazioni dei diritti umani, ma l’assistenza internazionale fatica a rispondere.
1. COSTRETTI A FUGGIRE
Dalla fine del 2024, la situazione umanitaria nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) orientale è peggiorata drasticamente a causa della ripresa dei combattimenti tra l’esercito congolese (FARDC) e il gruppo armato M23.
L’escalation del conflitto ha provocato un’ondata di profughi senza precedenti, aggravando una crisi già profonda in uno dei Paesi con il più alto numero di sfollati in Africa. Da mesi migliaia di persone, in fuga dai combattimenti, cercano rifugio in campi sovraffollati, esacerbando condizioni di vita già precarie tra carenze di infrastrutture, insicurezza e assenza di servizi essenziali, aggravando quindi un quadro umanitario già critico.
Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari (OCHA), da ottobre 2024 circa 480mila persone sono fuggite dai combattimenti nel Nord Kivu, mentre nel solo gennaio 2025 altre 178mila sono state costrette alla fuga dal Sud Kivu. Di queste 658mila persone, si stima che circa 380mila siano donne e più di 100mila bambini sotto i 5 anni.
Fig. 1 – Miliziani del gruppo M23 al confine tra Repubblica Democratica del Congo e Ruanda, nei pressi della citta di Goma, capitale del Nord Kivu, 1° marzo 2025
2. SENZA PROTEZIONE
Donne e bambini emergono come le categorie più vulnerabili nel contesto congolese, esposte a forme di violenza sistematica che mina profondamente il tessuto sociale del Paese. Le violenze sessuali nei confronti delle donne hanno raggiunto tassi senza precedenti, con episodi estremi come il massacro nella prigione di Munzenze a Goma, dove oltre 150 detenute sono state stuprate e bruciate vive dai miliziani dell’M23. Un evento non isolato, ma che anzi rappresenta l’apogeo di una lunga strategia di terrore in cui da decenni nella RDC lo stupro viene utilizzato come arma di guerra, e si evolve in una vera e propria piaga sociale. Nella RDC, infatti, la violenza sessuale porta con sé uno stigma sociale che condanna le vittime all’emarginazione e al ripudio da parte dei famigliari e della comunità. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha espresso forte preoccupazione per l’aumento dei casi di stupro nel conflitto, che si affianca ad altre gravi violazioni, tra cui esecuzioni sommarie, anche di minori. I bambini sono doppiamente vittime, tra il rischio di reclutamento forzato da parte dei gruppi armati e il rischio di subire violenza sessuale dall’altro. Secondo l’UNICEF, nelle ultime settimane gli episodi di violenza sui minori hanno raggiunto livelli senza precedenti, con il numero di casi di stupro trattati in 42 strutture sanitarie quintuplicato in una sola settimana di gennaio. A preoccupare è in particolare il dato secondo cui il 30% delle vittime registrate sono bambini.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il campo per sfollati interni di Lushagala, vicino alla città di Goma, 3 febbraio 2025
3. IN PIENA CRISI UMANITARIA
Gli appelli delle organizzazioni umanitarie alla comunità internazionale affinché vengano adottate misure immediate per far fronte alla crisi sono ormai numerosi. Tuttavia, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha lanciato un allarme, avvertendo che né l’agenzia né i suoi partner stanno riuscendo a soddisfare adeguatamente le crescenti necessità della popolazione. Il Piano di Risposta Umanitaria dell’OCHA ha infatti richiesto 2,5 miliardi di dollari per coprire i bisogni primari, con almeno 50 milioni destinati a garantire assistenza urgente agli sfollati e per sostenere interventi salvavita. Tuttavia, al 28 febbraio 2025, solo il 51% di questa somma è stato effettivamente finanziato. In particolare, la progressione dei finanziamenti per cluster mostra che il settore che sta affrontando maggiori difficoltà è quello relativo alla gestione dei campi per gli sfollati, che ha ricevuto solo il 9% dei fondi necessari.
Gli sfollati si trovano quindi intrappolati in una crisi umanitaria senza sbocchi, vittime di una doppia vulnerabilità: da un lato la fuga forzata dalle proprie abitazioni, dall’altro l’assenza di reali condizioni di sicurezza nei campi profughi, sottoposti alla continua violenza dell’M23. In questo contesto, la comunità internazionale non sta riuscendo a garantire un intervento all’altezza della gravità della situazione, lasciando migliaia di persone prive di protezione e senza prospettive di assistenza adeguata. Senza interventi strutturati e in linea con il Piano di Risposta Umanitaria, la crisi rischia di aggravarsi ulteriormente, esponendo un numero sempre maggiore di civili a condizioni di vita estreme.
Beatrice Gobbi
“M23 troops Bunagana 3” by Al Jazeera English is licensed under CC BY-SA