Analisi – A un anno dal lancio del Piano Mattei, molto è stato progettato, ma poco sembra essere stato messo a terra. Le grandi speranze e gli obiettivi economici e politici potrebbero perdersi tra scelte poco chiare dei progetti e nebulosi stati di avanzamento.
GRANDI SPERANZE
È passato poco più di un anno dal lancio del cosiddetto Piano Mattei, avvenuto in concomitanza con il vertice Italia-Africa del 28-29 gennaio 2024. I 21 capi di Stato o Governo di 46 su 54 Paesi africani si sono riuniti a Roma – insieme a rappresentanti di 25 organismi multilaterali, comprese l’Unione Africana e l’Unione Europea – per assistere alla presentazione della premier Meloni dell’ambizioso progetto per la politica estera italiana, interessata a creare un nuovo modello di sviluppo e partenariato con l’Africa basato su una collaborazione “paritaria”.
I tre ambiti principali di azione del programma sono economico, migratorio e rilevanza internazionale del Paese. Riuscire a unire al proprio tavolo i maggiori leader africani ha infatti per l’Italia l’obiettivo non troppo celato di accreditarsi come “partner di riferimento per una collaborazione vantaggiosa di lungo periodo” tra il continente europeo e quello africano, anche mostrandosi sia come motore propulsivo che come anello di congiunzione nei rapporti UE-Africa. Inoltre, grazie al coinvolgimento politico con i Paesi di origine e transito, il Governo italiano vuole dimostrare ai propri elettori l’intenzione di affrontare in modo sistematico il problema dell’immigrazione irregolare.
L’obiettivo economico, però, sembra essere il driver principale per il Governo e l’interesse primario per le aziende italiane. Attraverso la creazione di partnership economiche paritarie, il Piano aspira ad aprire nuovi canali commerciali per il settore privato e opportunità di investimento nel continente africano. Con l’instaurazione di queste relazioni, l’Italia si potrebbe infatti porre come hub di approvvigionamento energetico per tutta l’Europa.
Fig. 1 – La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni al vertice Italia-Africa del 28-28 gennaio 2024
POVERE REALTÀ
A un anno dal lancio, sembra che poco di concreto sia stato fatto. Un’apposita Struttura di Missione istituita presso Palazzo Chigi e una Cabina di Regia, alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio, hanno selezionato progetti di cooperazione gestiti da aziende pubbliche e private italiane appartenenti ai sei “pilastri” programmatici: istruzione e formazione, salute, agricoltura, acqua, energia e infrastrutture fisiche e digitali.
La selezione dei 21 progetti è avvenuta in maniera nebulosa e senza un’apparente strategia chiara e unitaria, preferendo nella scelta aziende e progetti già consolidati nell’area: tali interventi pilota sono infatti indirizzati a nove Paesi africani – quattro nel Nordafrica e cinque nell’Africa subsahariana – scelti tra quelli che già hanno rapporti duraturi con l’Italia.
Il programma risulta ancora in via di definizione e manca di uno specifico documento pubblico che ne precisi e sintetizzi i contenuti di dettaglio, avendo visto ad oggi uno sviluppo unicamente procedurale: la prima Relazione sullo stato di attuazione del Piano Mattei di novembre 2024, infatti, ha solamente fornito una panoramica dei 21 progetti in diverse fasi di attuazione, senza fornire specifici avanzamenti. Questi ultimi potrebbero necessitare di maggiori sforzi a livello di risorse, ad ora limitati a circa 5,5 miliardi di euro tra operazioni a dono, crediti e garanzie, di cui 2,5 miliardi dalla Cooperazione allo Sviluppo.
AMBIZIOSI OBIETTIVI
Il progetto ha il pregio di voler fin da subito porre l’obiettivo di instaurare un approccio di “cooperazione da pari a pari”. Per adesso, però, tale criterio non sembra essere implementato, dal momento che i progetti selezionati prediligono un approccio prevalentemente top-down, con iniziative guidate dai Governi e una limitata collaborazione dal basso, senza coinvolgere le società civili e le organizzazioni impegnate sul territorio.
La recente Relazione sulla situazione geopolitica del continente africano del Copasir sottolinea come un approccio “non predatorio” può contrastare – e non assecondare – le cause profonde dell’instabilità africana: dalla povertà alle crisi alimentari, dall’accesso limitato all’acqua all’instabilità politica e alla penetrazione di potenze autoritarie. L’analisi del Copasir evidenzia quindi come le sfide africane siano intimamente legate alla sicurezza nazionale italiana ed europea: solo un quadro di maggiore stabilità e sicurezza nei Paesi africani potrà riflettersi positivamente anche sull’Europa, garantendo un rafforzamento delle relazioni prima economiche, poi politiche, tra le due sponde del Mediterraneo – e, di conseguenza, la sicurezza nella regione.
Fig. 2 – Incontro bilaterale tra la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen il 20 dicembre 2024 a Bruxelles
UNA DIMENSIONE EUROPEA?
Il guadagno che l’UE potrebbe derivarne potrebbe spingere la stessa Unione a investire su tale Piano, che amplierebbe il bacino di finanziamenti. La stessa premier Meloni ha suggerito di collegare il Piano Mattei alle ambizioni comunitarie e inserirlo nel più ampio programma UE Global Gateway, sviluppato dalla prima Commissione von der Leyen per stimolare la crescita economica post-Covid a livello globale. L’EU-Africa Investment Package, che mira a sostenere progetti concreti per una ripresa e una trasformazione del continente, vanta un budget negli investimenti di 150 miliardi di euro. Di conseguenza, l’inserimento del Piano Mattei in un quadro più ampio e solido potrebbe giovare al futuro del progetto italiano. Un tale modus operandi, però, potrebbe indebolire un’azione comune dell’UE verso l’Africa. Continuando a favorire azioni unilaterali di Stati membri si instaurerebbe un atteggiamento competitivo tra i Governi dell’UE, che, discostandosi dal progetto unitario europeo, si è costantemente dimostrato essere perdente nella sua efficacia complessiva.
A un anno dal suo lancio, sono più le lacune presenti nel Piano che i benefici concreti. Di certo, però, rappresenta un unicum per la politica estera italiana: dal secondo dopoguerra non c’era mai stato un investimento economico e politico sull’Africa così diretto, con l’esplicita volontà di rendere il continente una priorità di politica estera. Ora si tratta solo di aspettare e comprendere se tali ambiziosi obiettivi resteranno solo grandi speranze e povere realtà.
Irene Rusconi
“10.09.2023. Ministru prezidents Krišjānis Kariņš tiekas ar Itālijas premjerministri Džordžiju Meloni.” by Valdības māja is licensed under CC BY-NC-ND