In 3 Sorsi – Il 31 dicembre il Presidente Emmerson Mnangagwa ha firmato la legge sull’eliminazione della pena di morte in Zimbabwe, una speranza per i diritti umani del Paese.
1. IL PARLAMENTO DELLO ZIMBABWE APPROVA L’ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE
Il 31 dicembre del 2024 lo Zimbabwe è entrato ufficialmente a far parte dei Paesi africani che hanno abolito la pena capitale, un gruppo di circa 24 membri.
La decisione di abolire la pena di morte è giunta sotto la presidenza di Emmerson Mnangagwa, che ha firmato, alla fine del 2024, l’abrogazione ufficiale della pena capitale a seguito dell’approvazione parlamentare avvenuta l’11 dicembre.
La decisione del Presidente ha portato all’immediata sospensione della sentenza capitale ricevuta da circa 60 detenuti, che si trovavano fino a quel momento in attesa dell’esecuzione della condanna a causa di crimini gravi, e che hanno visto la pena commutata in ergastolo.
Il passo compiuto dallo Zimbabwe ha rappresentato un successo per quanto riguarda l’avanzamento dei diritti umani africani, portando all’acclamazione della nuova legge da parte di organizzazioni come Amnesty International, che ha definito il provvedimento come “un’importante pietra miliare nell’impegno collettivo globale per porre fine a questa punizione estremamente crudele, disumana e degradante”.
Fig. 1 – Il Presidente dello Zimbabwe Emmerson Mnangagwa, in carica dal 2017, dopo le dimissioni di Robert Mugabe
2. UN’EREDITÀ STORICA ORMAI SUPERATA
La pena di morte in Zimbabwe è stata introdotta durante l’epoca coloniale britannica, rimanendo ufficialmente in vigore fino agli inizi di quest’anno.
L’ultima esecuzione capitale nel Paese risale al 2005, vent’anni fa, e avvenne tramite impiccagione. Dopo il ritiro del boia, le condanne a morte non sono più state eseguite: tuttavia, dal 2005 ad oggi, la pena di morte è stata comminata in 60 casi.
Il Presidente Emmerson Mnangagwa si è apertamente dimostrato, in diverse occasioni, contrario alla pena capitale, ribadendo la necessità della sua abrogazione. Lo stesso Mnangagwa aveva infatti ricevuto negli anni Sessanta la condanna a morte, per la realizzazione di un attentato che aveva causato l’esplosione di un treno durante la lotta contro il dominio della minoranza bianca, quando il Paese era ancora denominato Rhodesia. La sentenza dell’attuale Presidente zimbabwano era poi stata commutata in 10 anni di carcere.
Fig. 2 – Carcerati rilasciati dalla Harare Central Prison in seguito all’amnistia concessa dal Presidente Emmerson Mnangagwa nel 2023 pochi mesi prima delle elezioni
3. VERSO UN NUOVO CAPITOLO
Lo Zimbabwe si trova ad oggi di fronte a un nuovo capitolo di storia per quanto riguarda l’evoluzione dei diritti umani al proprio interno.
L’ufficiale abrogazione della pena di morte rappresenta inoltre un faro di speranza per il continente africano, nel quale ci sono ancora circa 30 Paesi che mantengono questa misura. Attualmente, il Kenya e il Gambia stanno discutendo della possibile eliminazione della pena capitale: l’auspicio della comunità internazionale è che il caso zimbabwano possa essere un esempio incoraggiante per l’avanzamento dei diritti umani in tutta la regione.
Alice Rambaldi
“Zimbabwe Flag on Ilkley Moor” by Tim Green aka atoach is licensed under CC BY