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"L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere"

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Non c’è un limite a tutto, ma forse una logica sì

Quando ieri la Freedom Flotilla si apprestava a salpare dalle coste turche nessuno immaginava cosa sarebbe accaduto di lì a poco. Sei imbarcazioni salpate alle ore 16:00 di domenica 30 maggio al fine di raggiungere Gaza per portare 10 tonnellate di aiuti umanitari alla popolazione locale. Poi stamattina la Marina israeliana ha dato il via ad un attacco contro il convoglio umanitario: diversi morti accertati e decine di feriti.

FRAMMENTI DI NOTIZIE – Mentre scriviamo le notizie sono ancora scarse, e le fonti non ufficiali riportano bollettini non concordanti. Alle 9:30 una fonte dell'esercito israeliano ha dichiarato che sarebbero circa 19 i morti, poi aggiornati a 10. Le stesse fonti militari affermano che i soldati hanno risposto a colpi d'arma da fuoco provenienti dalla nave Mavi Marmara. Al momento però nessuna delle immagini rilasciate dalle televisioni internazionali conferma questa dichiarazione, ma la vicenda può essere così sintetizzata: alle ore 6:00 del 31 maggio 2010 le forze della marina militare israeliana hanno assaltato in acque internazionali le navi della Freedom Flotilla dirette verso la striscia di Gaza, causando alcuni morti e decine di feriti.

QUALI RAGIONI? – Che cosa porta un Paese considerato a ragione l'unica democrazia regionale a spingersi così oltre? Vista l'impossibilità di pensare che un atto del genere non comporti gravi conseguenze, tanto sul piano interno quanto esterno, ci si domanda infatti quale sia il motivo di un gesto che definire sconsiderato è riduttivo.

Attaccare un convoglio di navi di pacifisti ufficialmente disarmati in acque internazionali non è certo la miglior pubblictà possibile per un Paese costantemente sotto pressione (non a caso al momento in Israele le immagini dell'assalto ed i video dove si mostrano gli attivisti morti sono stati censurati e da alcuni minuti alcuni siti d'informazione non sono più raggiungibili, nemmeno dall'Italia).

Di più. La nave madre che guidava la Freedom Flotilla batteva bandiera turca ed Ankara è storicamente uno dei migliori alleati regionali dello stato israeliano.

Anche se recentemente le relazioni fra le due parti erano decisamente peggiorate, attaccare militarmente delle navi partite dalla Turchia e con un'enorme bandiera turca sul fianco non è certo la strada migliore per riallacciare i rapporti.

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LE PRIME RISPOSTE – La Turchia ha immediatamente convocato l'ambasciatore israeliano ad Ankara, più che per chiedere spiegazioni, per metterlo al corrente delle "irreparabili conseguenze" del recente attacco.

La chiosa finale del comunicato stampa del Ministero degli Esteri Turco conferma questa linea: "Qualunque siano le ragioni di Israele è impossibile accettare tale azione contro civili che conducono attività pacifiche. Israele dovrà sopportare le conseguenze di questa violazione della legge internazionale".

Ma se a livello istituzionale le conseguenze saranno certamente durissime, a livello popolare rischiano di esserlo ancor di più. Inutile dire che il movimento di resistenza islamico di Hamas ha utilizzato tutto il vocabolario negativo possibile per condannare quest'operazione militare "barbara ed incivile". Ma ha fatto anche di più. Per la prima volta nella sua storia il movimento ha chiamato ad un'Intifada contro le ambasciate israeliane nel mondo.

Un passo preoccupante poichè allarga decisamente il conflitto: da regionale a globale. Anche senza l'invito di Hamas comunque decine, se non centinaia di manifestanti si erano già radunati di fronte all'ambasciata israeliana di Ankara per protestare contro Tel Aviv, causando un lancio di pietre e conseguenti scontri con la polizia.

E l'impressione è che siamo solo al'inizio.

La polizia israeliana ha decretato lo stato di massima allerta e nelle prossime ore la situazione potrebbe decisamente peggiorare. Gli arabo-israeliani residenti in Israele potrebbero sollevarsi contro le autorità locali, i gruppi di resistenza militare potrebbero dare il via ad una campagna di attentati: molto più di ieri lo scoppio di nuove violenze sembra essere dietro l'angolo.

QUALI LOGICHE? – La questione che sorge spontanea riguarda il perchè di tutto questo. Il perchè di una dimostrazione di forza tanto inutile, nel senso che tutti conoscono la forza regionale di Tel Aviv, quanto dannosa, nel senso delle conseguenze internazionali, ma soprattutto sanguinosa, nel senso che uccidere attivisti non è accettabile.

Alla fine di tutto resta comunque l'impressione che alle volte Israele giochi contro se stesso. Migliorare la propria sicurezza interna attraverso azioni militari così evidenti e sconsiderate è una tattica difficilmente comprensibile. Tuttavia risulta altrettanto difficile credere che gli scenari di possibile violenza sopra riportati non siano stati quanto meno immaginati dallo Stato Maggiore di Tel Aviv. A maggior ragione dunque l'incursione militare dell'alba di stamane risulta incomprensibile.

Questo, ovviamente, escludendo che non si voglia innescare una escalation di violenza a livello regionale. In tal caso la lettura degli eventi cambierebbe totalmente trovando, purtroppo, una sua seppur perversa logica.

Marco Di Donato

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