Caffè Lungo – Con il varo della nuova cacciatorpediniere Choe Hyon, Kim Jong-un rilancia le ambizioni navali della Corea del Nord. Si tratta di un progetto ad alto contenuto tecnologico e militare, finalizzato a modernizzare la flotta, rafforzare la postura offensiva del regime e dimostrarne la resilienza di fronte alle sanzioni internazionali e all’isolamento diplomatico.
TRA EVOLUZIONE E ARRETRATEZZA
Il 25 aprile 2025, Kim Jong-un ha visitato la città portuale di Nampo, a circa cinquanta chilometri dalla capitale Pyongyang, per l’inaugurazione di una nuova cacciatorpediniere da 5mila tonnellate, la Choe Hyon. Chiamata così in onore di una delle figure chiave della guerriglia antigiapponese e della storia politico-militare nordcoreana, la nave porta un nome che ne sottolinea l’alto valore simbolico e strategico. Essa rappresenta infatti uno dei progetti navali più ambiziosi e tecnologicamente avanzati mai realizzati dalla Marina del Popolo Coreano, il ramo marittimo dell’Armata del Popolo Coreano, le Forze Armate della Corea del Nord.
In costruzione da tempo nei cantieri navali della città, la Choe Hyon incarna la volontà di Pyongyang di modernizzare non solo la propria flotta, ma più in generale l’intero apparato militare, a partire dalla Marina militare. Nonostante questa abbia a disposizione numerose unità, la maggior parte è unicamente adatta alla difesa costiera, con numerose difficoltà materiali, carenze di combustile e la presenza di modelli sovietici non più aggiornabili che rendono oltremodo difficile non solo eseguire operazioni offensive, ma anche la loro stessa sostenibilità o pianificazione. Inoltre, il regime possiede una delle flotte di sottomarini più grandi al mondo, anche in questo caso composta da prototipi oramai obsoleti, considerando i requisiti attuali. Essendo però la componente subacquea la più numerosa all’interno della Marina, Pyongyang ha per lungo tempo concentrato gli sforzi unicamente verso quest’ultima, annunciando la creazione di una nuova classe di sottomarini e la costruzione di un modello a propulsione nucleare, trascurando così la flotta di superficie.
Il varo della Choe Hyon può quindi essere visto come la scelta, da parte di Kim Jong-un, di promuovere una più ampia e graduale modernizzazione della Marina, e non solo alcuni suoi ambiti specifici. La nuova cacciatorpediniere rientra pertanto all’interno di due finalità differenti: promuovere uno sviluppo delle Forze Armate per gradi, andando a finanziare pochi ma importanti progetti di alto valore in termini tecnologici e militari, e affermare il nuovo ruolo della Marina militare come flotta pelagica, cioè in grado di uscire dall’ambito costiero e capace di muoversi in alto mare, promuovendo un approccio maggiormente offensivo. Infine, c’è anche un grande effetto propagandistico, volendo il varo della nuova nave da guerra riaffermare “l’unità” e la “sovranità nazionale” in un momento di grandi difficoltà economiche per tutta la popolazione.
Fig. 1 – Il leader nordcoreano Kim Jong-un
COMPONENTI TECNICHE E MISSILISTICHE
Andando più nello specifico, la Choe Hyon è un modello di cacciatorpediniere lanciamissili. La particolarità tanto della nave da guerra nordcoreana quanto dei modelli di questo tipo è l’avere, oltre all’artiglieria, un sistema missilistico con lanciatori verticali, solitamente collocati in due diversi depositi situati a prora e a poppa del mezzo in questione. Nel caso nordcoreano, la nave, lunga 140 metri e larga sedici, risulta essere pesantemente armata.
Secondo diverse analisi fotografiche, sarebbe dotata di cannoni rotanti a corto raggio da 30 millimetri, un cannone principale da 127 millimetri, tubi lanciasiluri, missili anticarro e numerosi radar, quest’ultimi destinati alla gestione della navigazione, al contrasto di eventuali attacchi elettronici e alla sorveglianza marittima. Come detto prima, sia a prora che a poppa, dove è presente anche una base per il lancio e l’atterraggio di droni UAV, sono localizzate le diverse celle per il lancio verticale di varie tipologie di missili. Almeno quarantaquattro di queste sarebbero riservate a missili terra-aria, mentre le restanti trenta sarebbero dedicate a vettori balistici e ad almeno due tipologie di missili da crociera di produzione nazionale. Infine, durante un’esercitazione militare tenutasi poco dopo la cerimonia di inaugurazione della nave, sarebbero stati mostrati anche modelli di missili non meglio identificati.
Fig. 2 – Navi statunitensi, sudcoreane e giapponesi impegnate in esercitazioni anti-sommergibile al largo delle coste della Corea del Sud, settembre 2022
CRITICITÀ E SCENARI FUTURI
La nuova cacciatorpediniere nordcoreana rappresenta un punto di svolta rilevante, non solo in termini di capacità militari. Potrebbe infatti segnare un cambiamento nella postura marittima del Paese, attribuendo alla Marina militare un ruolo più proattivo e avviandone la trasformazione in una vera blue water navy, capace di operare efficacemente anche al di là delle acque territoriali, rafforzando così il controllo e la tutela degli interessi nazionali su più ampia scala. A questo futuro promettente, tuttavia, si accompagnano diverse criticità. Un recente studio ha rilevato che la nave potrebbe essere stata in realtà inaugurata prematuramente, prima del completamento effettivo dei lavori. Diverse immagini, incluse alcune fotografie satellitari, la mostrano ferma in porto o addirittura trainata da rimorchiatori, segno credibile di problemi ai sistemi di propulsione. Oltre ai ritardi nei lavori, la stessa conformazione geografica della Corea del Nord comporta un’ulteriore complicazione: la nave, attualmente situata sulla costa occidentale, dovrebbe essere trasferita alla Flotta del Mar Orientale, il che implica un lungo tragitto lungo le coste della Corea del Sud. Il trasferimento potrebbe offrire a Pyongyang l’opportunità di rafforzare la propria posizione mostrando i muscoli nei confronti di Seul. Tuttavia, rappresenta anche un’occasione preziosa per l’intelligence sudcoreana di osservare più da vicino le reali caratteristiche tecniche e infrastrutturali della nuova unità navale.
Date queste considerazioni, il varo della Choe Hyon resta comunque notevole, figurando una Corea del Nord sempre più capace di adattarsi non solo alle mutazioni internazionali, ma anche alle attuali dinamiche belliche e di sicurezza. Le ipotesi di un supporto russo per alcune componenti presenti sulla cacciatorpediniere, la momentanea debolezza della Corea del Sud dovuta alla crisi politica interna, la sospensione del meccanismo internazionale di monitoraggio delle sanzioni, e i consistenti introiti derivanti dall’invio di uomini e mezzi a supporto di Mosca, hanno verosimilmente consentito a Kim Jong-un di imprimere una decisa accelerazione ai propri programmi di difesa. L’obiettivo è chiaro: completare lo sviluppo di una forza nucleare moderna, articolata su tre domini – terra, aria e mare – che possa garantire una capacità di deterrenza più solida e, soprattutto, rafforzare le richieste negoziali del regime in vista di eventuali futuri colloqui con gli Stati Uniti. A differenza del fallimentare ciclo diplomatico del 2018-2019, Pyongyang mira ora a sedersi al tavolo con maggior forza contrattuale, nel tentativo di ottenere benefici concreti in termini di stabilità interna, riconoscimento internazionale e, soprattutto, garanzie per la sopravvivenza del regime e della dinastia Kim.
Tommaso Tartaglione
“Guns, Battleship USS Missouri Memorial, Pearl Harbor, Honolulu, HI” by w_lemay is licensed under CC BY-SA