In 3 sorsi – Il 9 maggio la Russia ha celebrato l’ottantesimo anniversario della vittoria sovietica sul nazifascismo. Tra i presenti nella Piazza Rossa, Xi Jinping, configurando la Cina come partner strategico nonostante l’isolamento internazionale, seppur decrescente, di Mosca.
1. IL GIORNO DELLA VITTORIA TRA MEMORIA STORICA E SIGNIFICATO SIMBOLICO
Il 9 maggio 1945 venne firmato a Berlino l’atto di resa incondizionata della Germania nazista, segnando la fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa. Una data che è diventata in Russia simbolo di sacrificio e vittoria, celebrata in passato con maggiore discrezione viste le quasi 6 milioni di vittime russe. Solo nel 1995 con la grande parata per il 50° anniversario verranno riprese le celebrazioni annuali, veicolando un messaggio ideologico di rinascita e ambizione internazionale. Allora, tra gli ospiti, gli Stati Uniti di Bill Clinton, vincitori della Guerra Fredda, a simboleggiare il tentativo russo di reintegrarsi nel nuovo ordine mondiale a guida americana. Trent’anni dopo lo scenario appare ribaltato, con un ospite d’onore, Xi Jinping, compagno della Russia nella ridefinizione di un nuovo ordine internazionale multipolare e aperto a riconoscere loro lo status di grandi potenze. Le fastose parate militari odierne, cariche di retorica patriottica, celebrano non solo lo spirito di sacrificio del passato, ma anche la necessità attuale di “difendere la patria”, legittimando l’operazione militare speciale in Ucraina. La memoria della vittoria del 1945 diventa così strumento identitario e collettivo, fuso con la narrativa contemporanea del conflitto in corso, che richiede al popolo russo, oggi come allora, di fidarsi e affidarsi al proprio Paese, sostenendone le scelte con spirito di sacrificio.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Xi Jinping, Vladimir Putin e il Presidente tagiko Emomali Rahmon assistono alle cerimonie per il Giorno della Vittoria, 9 maggio 2025
2. PECHINO LANCIA UN MESSAGGIO DI SOSTEGNO
Coreografico e denso di simbolismo l’incontro tra Vladimir Putin e Xi Jinping prima della cerimonia: i due leader si sono avvicinati camminando l’uno verso l’altro, un gesto che vuole comunicare parità e rispetto reciproco. La presenza della Cina non si è tuttavia limitata solo al suo leader. Per la prima volta, un contingente dell’Esercito Popolare di Liberazione ha preso parte alla parata militare sulla Piazza Rossa, con 102 soldati cinesi in uniforme che hanno sfilato accanto alle truppe russe. Un gesto fortemente evocativo, che va oltre la diplomazia formale: Pechino ha voluto manifestare concretamente il proprio sostegno a Mosca, proiettando all’esterno un’immagine di cooperazione militare e affinità politica. La partecipazione cinese alla celebrazione non solo rafforza il legame tra i due Paesi, ma amplia la portata del soft power cinese, dimostrando la capacità di Pechino di posizionarsi come attore centrale anche nei rituali simbolici della politica internazionale.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Un’immagine della parata militare sulla Piazza Rossa per il Giorno della Vittoria, 9 maggio 2025
3. UN’AMICIZIA TRA COOPERAZIONE E AMBIGUITÀ
Mosca e Pechino condividono indubbi interessi strategici, tra cui il contenimento dell’influenza statunitense, la difesa della sovranità nazionale contro ingerenze esterne e la promozione di un ordine internazionale multipolare. In questo quadro si inserisce una crescente cooperazione in settori chiave come quello energetico, con progetti infrastrutturali come il gasdotto Power of Siberia, ma anche in ambito militare, attraverso esercitazioni congiunte e una retorica sempre più allineata sul piano diplomatico. Tuttavia, questa intesa presenta non poche ambiguità. Pechino, pur offrendo sostegno simbolico e politico a Mosca, ha evitato fino ad ora un pieno allineamento sulla guerra in Ucraina, mantenendo una posizione ambivalente: da un lato rifiuta di condannare apertamente l’invasione, dall’altro continua a coltivare relazioni economiche con Europa e Stati Uniti nonostante le tensioni provocate dai dazi, proponendosi anche come attore mediatore nei conflitti globali. La Russia, dal canto suo, appare sempre più dipendente economicamente e diplomaticamente dalla Cina, una dinamica che rischia di sbilanciare il rapporto a favore di quest’ultima. Alla luce di queste contraddizioni, la cosiddetta “amicizia senza limiti” sembra più una convergenza tattica che un’alleanza strategica duratura. La cooperazione sino-russa è funzionale alla ridefinizione degli equilibri globali, ma resta condizionata da interessi nazionali divergenti e dalla volontà di ciascuna delle due potenze di mantenere margini di autonomia, determinando un rapporto che continuerà a evolvere secondo una logica di flessibilità e calcolo, più che di solidarietà ideologica.
Ginevra Camata
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