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L’Egitto tra crisi economica e strategia regionale

In 3 sorsiL’Egitto si trova stretto tra un’economia in crisi cronica e un ruolo geopolitico che ne garantisce temporanee ancore di salvezza. La mancata attuazione di riforme strutturali, unita alla crescente pressione regionale, rischia di trasformare Il Cairo da potenza mediana a soggetto marginale. Solo una strategia coordinata tra rinnovamento interno e visione esterna potrà evitarlo.

1. UN’ECONOMIA IN BILICO: DEBOLEZZE STRUTTURALI E ILLUSIONI GEOPOLITICHE

Dalla proclamazione della Repubblica nel 1952 l’Egitto ha alternato momenti di centralità geopolitica a cicliche crisi economiche. La sua posizione strategica – tra Africa, Mediterraneo e Medio Oriente – gli ha garantito una rilevanza regionale duratura. Tuttavia, dietro questa vetrina diplomatica, si cela una fragilità economica cronica. Il sistema economico egiziano è da decenni intrappolato in una combinazione esplosiva di spesa pubblica elevata, controllo statale pervasivo, dipendenza dalle importazioni e instabilità monetaria. Le otto crisi della bilancia dei pagamenti succedutesi dal dopoguerra a oggi raccontano un copione già visto: la sovrastima del tasso di cambio della sterlina egiziana, la dipendenza da capitali esterni e un sistema di sussidi insostenibile. Ogni tentativo di riforma è stato ostacolato da resistenze interne e dalla riluttanza a riformare in profondità. Emblematici in tal senso sono due episodi: la crisi del 1977, seguita alla rimozione dei sussidi sotto la presidenza Sadat, e quella del 2024, innescata dall’impatto combinato della pandemia, della guerra in Ucraina e del conflitto a Gaza. Entrambe le volte, l’Egitto ha reagito con svalutazioni forzate, affidandosi poi ai prestiti del Fondo Monetario Internazionale per evitare il collasso. Il vero nodo resta il sistema economico semi-centralizzato, dominato da una burocrazia inefficiente e, soprattutto, da un esercito che controlla ampie porzioni del tessuto produttivo. Finché questo assetto rimarrà intatto, le riforme strutturali necessarie per rilanciare l’economia resteranno sulla carta.

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Fig. 1 – L’incendio di una centralina telefonica manda il traffico in tilt al Cairo, luglio 2025. La debolezza infrastrutturale è uno dei problemi chiave dell’economia egiziana

2. GEOPOLITICA E RENDITE DI POSIZIONE: L’EGITTO TRA GUERRA E DIPLOMAZIA

Se sul piano interno l’Egitto fatica a riformarsi, sul piano esterno ha sempre potuto contare su un capitale strategico che gli ha garantito sostegno internazionale anche nei momenti di maggiore fragilità. Il controllo del Canale di Suez, la pace con Israele e la storica influenza su Palestina, Sudan e Libia hanno fatto del Cairo un attore imprescindibile. Tuttavia, questa centralità geopolitica si è trasformata in una rendita di posizione che ha spesso disincentivato cambiamenti radicali. Gli eventi recenti hanno però messo a dura prova questa postura. L’instabilità regionale è esplosa in modo sinergico: la guerra a Gaza ha eroso il ruolo egiziano di mediatore, mentre le tensioni in Sudan e in Libia hanno spinto Il Cairo a rivedere le sue priorità. L’Egitto sostiene l’esercito regolare sudanese contro i paramilitari RSF, non solo per questioni ideologiche, ma per contenere l’espansione turca sul Mar Rosso e tutelare la sicurezza dei propri confini meridionali. Al contempo, ha rafforzato i legami con il generale libico Haftar, per mantenere un argine alle milizie islamiste appoggiate da Ankara in Tripolitania. La diplomazia egiziana ha cercato di prevenire una pericolosa convergenza tra le RSF sudanesi e le forze libiche orientali, scenario che destabilizzerebbe l’intero quadrante sud-occidentale. L’incontro a El Alamein tra Haftar e Al Burhan, promosso da Al Sisi, va letto in questo senso: evitare che i conflitti sudanese e libico si saldino in un unico fronte. Ma il ruolo di attori terzi come gli Emirati Arabi e la Turchia complica il quadro, trasformando la crisi in una guerra per procura sul suolo africano.

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Fig. 2 – Il Presidente egiziano Al Sisi insieme a quello francese Macron nell’ottobre 2023

3. SCENARI FUTURI: RIFORME NECESSARIE O DECLINO ANNUNCIATO?

Il futuro dell’Egitto si giocherà su due piani intrecciati: quello economico e quello strategico. Sul primo, la prosecuzione del regime di cambi fissi, la preponderanza dell’apparato militare nell’economia e il ricorso sistematico a capitali esterni configurano un sistema inefficiente ma, finora, sostenuto. Il problema è che tale equilibrio è sempre più precario. Il ritorno dell’inflazione, la perdita di entrate dal Canale di Suez (diminuito del 60% a causa degli attacchi Houthi nel Mar Rosso) e l’indebolimento della sterlina sono segnali inequivocabili. Due scenari appaiono possibili. Il primo, più probabile, vede la conservazione dello status quo: controllo militare sui settori strategici, mancata liberalizzazione e nuovo irrigidimento sul tasso di cambio. Questo modello potrebbe garantire una stabilità apparente, ma al costo di stagnazione economica e crescente malcontento interno. Il secondo scenario, più ambizioso, prevede invece l’apertura verso un’economia più competitiva e trasparente, con una progressiva riduzione dell’intervento pubblico e un maggiore spazio all’iniziativa privata. Ciò richiederebbe però una ridefinizione del ruolo politico ed economico dei militari, trasformazione che difficilmente avverrà senza forti pressioni esterne. Sul piano strategico, l’Egitto può ancora giocare un ruolo di rilievo nei conflitti regionali, ma solo se saprà coordinare la propria diplomazia con una reale capacità di mediazione. Il rischio maggiore resta quello di un isolamento geopolitico che accompagni il declino economico. Senza un Sudan stabile, una Libia alleata e un controllo effettivo sul Mar Rosso, Il Cairo potrebbe ritrovarsi circondato e irrilevante. In quel caso, l’insoddisfazione popolare rischia di sfociare in nuove ondate di protesta, riaprendo il capitolo della Fratellanza Musulmana. E allora, la crisi non sarà più solo economica, ma esistenziale.

Riccardo Renzi

Photo by Kaufdex is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • Da decenni l’Egitto è intrappolato in una difficile situazione economica, frutto di un sistema rigido e semi-centralizzato controllato da burocrati e militari.
  • La posizione strategica del Paese ha consentito al Cairo di continuare a giocare un rilevante ruolo internazionale. Ma gli attuali conflitti in Libia, Sudan e Striscia di Gaza stanno erodendo tale ruolo e minacciano un isolamento geopolitico egiziano.
  • Di fronte al Cairo si profila un bivio difficile: riforme audaci o conservazione dello status quo. Nessuna delle due strade appare semplice e priva di rischi.

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Riccardo Renzi
Riccardo Renzi

Laureato in Ricerca storica (LM-84) presso l’Università di Macerata, lavora, in seguito alla vittoria del concorso pubblico presso il IV settore del Comune di Fermo, come Funzionario presso la Biblioteca civica Romolo Spezioli di Fermo. È membro dei comitati scientifici e di redazione delle riviste Scholia, Il Polo e Menabò online, è inoltre vicedirettore della rivista di filologia greca e latina Scholia. È inoltre socio dell’Aib, della Società Dantesca Fermana, del Centro Studi Sallustiani, dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia e della Deputazione di Storia Patria per le Marche. Ha all’attivo oltre 500 pubblicazione tra scientifiche e di divulgazione culturale. Per quanto concerne la politica e la geopolitica collabora con Dissipatio, Politicamag, Il Polo e Libro Aperto.

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