In 3 sorsi – Il 20 novembre i candidati democratici si sono confrontati in vista del primo importantissimo appuntamento elettorale in Iowa. E Harris getta la spugna.
1. UN DIBATTITO EQUILIBRATO
Si avvicina l’Iowa in casa democratica e si vede. Il quinto dibattito, svoltosi il 20 novembre ad Atlanta (Georgia), ha messo in chiaro un punto: i giochi iniziano a farsi decisivi e non è tempo di rischiare. I democratici qualificatisi per il confronto hanno giocato in difesa (con l’eccezione di Tulsi Gabbard), dando vita a un dibattito con poche emozioni e scontri. I temi affrontati sono stati diversi, con l’impeachment nei confronti del Presidente Trump ad aprire le danze. Sul tema pare esserci un generale accordo: la condotta di Trump rappresenta un atto incriminante e si deve procedere nella direzione del giudizio politico.
Certo, ognuno declina il tema a suo piacimento. Se, quindi, Kamala Harris (che ha annunciato il ritiro dalla corsa presidenziale) ha seguito “la via del procuratore” con il duro confronto a distanza con Trump, Elizabeth Warren non ha perso l’occasione per ricordare che il nemico numero uno è la corruzione, mentre Amy Klobuchar e Pete Buttigieg hanno ragionato a lungo termine: procedere, certo, ma pensare a come unificare il Paese dopo un evento tanto traumatico. Joe Biden, riguardo a un’eventuale indagine penale nei confronti dell’attuale Presidente una volta terminato il mandato, non ha mostrato intenzioni vendicative e ha rassicurato di voler mantenere la totale indipendenza del potere giudiziario. Insomma, nel caso di una presidenza Biden dal gennaio 2020, tutto sarebbe nelle mani dell’Attorney General. Il dibattito ha poi toccato i temi più classici: dalla riforma sanitaria alla politica estera, passando per il diritto di voto, la divisione razziale e la crisi climatica.
Fig. 1 – Il candidato alle primarie Pete Buttigieg
2. TULSI GABBARD ALL’ATTACCO
Tutti in difesa, dunque, tranne Tulsi Gabbard. La deputata delle Hawaii, incalzata dalle domande delle giornaliste che hanno moderato la serata, ha continuato il duro attacco ai vertici del Partito Democratico, riaffermando la necessità di riconoscere il marciume (“the rot”) di un’istituzione non più voce del popolo, corrotta dalle influenze dell’establishment della politica estera (rappresentato da Hillary Clinton), dall’industria militare e dagli interessi corporativi. Una posizione molto dura contrastata da Harris, che ha ricordato come la deputata, durante la presidenza Obama, abbia speso diverso tempo negli studi di Fox News criticando l’Amministrazione e vari esponenti democratici. Harris ha anche ricordato l’incontro tra Gabbard e Trump subito dopo l’elezione di quest’ultimo. La deputata ha poi incrociato le lame con Buttigieg, attaccando frontalmente recenti affermazioni del Sindaco di South Bend circa un possibile intervento militare statunitense in Messico, nell’ottica della lotta al narcotraffico.
La strategia di Gabbard è interessante: attirare l’attenzione dell’elettorato con dei confronti molto duri e schietti, riguardo a temi caldi e vicini agli elettori. Una strategia che spera riesca a staccarla dai candidati minori e considerati politicamente spacciati in questa corsa elettorale.
Fig. 2 – Da sinistra a destra: Pete Buttigieg, Elizabeth Warren e Joe Biden
3. QUALCHE PUNTO SULLA POLITICA ESTERA
Le questioni estere, si sa, non sono priorità degli elettori statunitensi; eppure sono priorità dei Governi. Il quinto dibattito ha spaziato dalla Corea del Nord all’Arabia Saudita, passando per l’Afghanistan, con riferimenti alla Cina e alla crisi di Hong Kong, senza dimenticare la Russia. I candidati concordano sulla necessità di ritrovare una leadership forte e rispettata a livello internazionale e di recuperare i legami con alleati storici bistrattati. Tra i candidati con maggior peso elettorale, chi pare godere di un importante vantaggio in materia, almeno in termini di esperienza, è l’ex vicepresidente. Biden vanta un’importantissima rete di contatti grazie alla lunghissima esperienza congressuale e alla vicepresidenza. Per mesi in vantaggio nei sondaggi, potrebbe ricevere una brutta sorpresa in Iowa, dove, a due mesi dal voto, Pete Buttigieg ha accumulato un significativo vantaggio.
Elena Poddighe