In 3 sorsi – Il piano infrastrutturale di Biden può rappresentare un momento di collaborazione fra i due partiti. Per il Presidente in carica un dialogo di successo con l’opposizione innescherebbe un ciclo virtuoso di benefici, prima di tutto in termini elettorali. Le richieste repubblicane rischiano però di acuire le divergenze interne ai democratici.
1. IL PIĂ™ GRANDE PIANO INFRASTRUTTURALE DELLA STORIA STATUNITENSE
L’American Jobs Plan è uno dei tre piani di investimento presentati da Joe Biden in campagna elettorale. Si tratta della seconda proposta del maxi-progetto Build Back Better, ora al centro del dibattito congressuale dopo l’approvazione del piano di stimolo all’economia a marzo. In quell’occasione l’iter congressuale si era concluso bypassando l’opposizione repubblicana al Senato, dato che i democratici si erano avvalsi della procedura di Reconciliation, che aveva consentito di aggirare il Filibuster, permettendo di concludere il dibattito con un voto a maggioranza semplice (51 voti su 100). Oggi, invece, la situazione è molto diversa, a maggior ragione perchĂ© si tratta del piĂą ingente pacchetto di investimenti infrastrutturale della storia USA. Sotto molti punti di vista, la necessitĂ di ammodernare gli apparati infrastrutturali pare unire democratici e repubblicani: autostrade, ponti, reti idriche ed elettriche e banda larga non avrebbero soltanto effetti benefici sul debito pubblico e la crescita economica, ma rappresenterebbero un asset centrale nella competizione contro la Cina. Istanze tanto democratiche quanto repubblicane. Per questo, due settimane fa, Biden ha annunciato che un gruppo bipartisan di 22 senatori avrebbe dato il via a un negoziato per fare approvare una legge condivisa sulle infrastrutture. L’intento è ottenere l’appoggio di 60 senatori, evitando l’uso della Reconciliation.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Dopo l’approvazione dell’American Rescue Plan, Biden procede con i piani del Build Back Better
2. L’IMPERVIA VIA DEL DIALOGO
Ma il trionfalismo implicito nel “We have a deal” di Biden non significa che la trattativa sia destinata a concludersi senza ostacoli. Occorre ricordare, infatti, che il piano originale della Casa Bianca proporrebbe l’allocazione di 2.300 miliardi di dollari in otto anni, mentre il negoziato bipartisan si basa su cifre minori: 1.200 miliardi. Inoltre il piano ora in analisi si riferisce a una prima somma di 579 miliardi, principalmente destinati alla riparazione e al potenziamento di strade, ponti, ferrovie e trasporti pubblici. Ciò è dovuto al fatto che i repubblicani accetterebbero solamente la parte di piano relativa agli investimenti nelle cosiddette infrastrutture tradizionali. Per ora restano fuori quelle che Biden ha più volte definito “Human Infrastructure”, ossia clausole relative alla lotta a cambiamento climatico, educazione e sanità . Tematiche per lo più centrali nel terzo piano del Build Back Better, l’American Families Plan, sulle quali democratici e repubblicani hanno visioni diametralmente opposte. Questo l’oggetto del contenzioso. Non a caso il tavolo parve saltare già il giorno seguente all’ottimistico annuncio di Biden, quando il Presidente aveva sottolineato che non avrebbe approvato un piano bipartisan che non fosse legato a un ulteriore disegno di spesa pubblica rivolto alle Human Infrastructure. In sostanza, dialogo quando possibile, ma senza tralasciare alcun punto programmatico. Biden, comunque, si è visto costretto a ritirare tale condizione in seguito alle proteste repubblicane. In particolare Mitch McConnell, leader repubblicano al Senato, ha dichiarato che, pur tentando una collaborazione con i democratici, il suo partito si impegnerà a ostacolare i piani di spesa pubblica relativi ai temi più cari alla sinistra democratica. Il dibattito interno ai democratici va comunque avanti, e in molti spingono per l’approvazione, via Reconciliation, di un ulteriore investimento pubblico di 3.500 miliardi di dollari. Tuttavia la mediazione pare si faccia ostica nel momento in cui democratici moderati, guidati dal senatore Joe Manchin, minacciano di non votare a favore, rendendo irraggiungibile anche una maggioranza semplice.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – L’intenzione di allocare fondi in grandi progetti infrastrutturali è trasversale
3. L’IMPORTANZA DI UNIRE
In questo senso la strategia del GOP è evidente. I repubblicani, infatti, sono ben consci della tensione in atto tra i democratici più moderati e quelli più progressisti. Questi ultimi vedono la collaborazione con l’opposizione come fumo negli occhi e spingono per l’approvazione del progetto originale su linee di partito. I centristi, di contro, sostengono l’importanza di ristabilire una mediazione politica tra partiti, soprattutto dopo l’approvazione bipartisan dell’ultimo investimento da 200 miliardi in chiave anti-cinese. Il pacchetto di investimenti in questione, oltre a stanziare fondi in settori chiave come missioni spaziali, high tech e semiconduttori, ha dimostrato che la via del dialogo può essere intrapresa. Il problema per Biden è che, contando su maggioranze assai fragili, ha bisogno dei voti di entrambe le anime del proprio partito, tanto in votazioni bipartisan quanto nelle procedure di Reconciliation. A tal proposito i vertici del Partito Democratico si stanno dedicando al gioco delle parti: da un lato Biden è più morbido e aperto al confronto con i repubblicani, dall’altro Pelosi e Schumer spingono per approvare, nell’immediato, un secondo disegno di legge con i punti scartati nel compromesso con l’opposizione. Come ormai da copione Biden è costretto a fare la quadra per tenere insieme il partito, senza però tagliare fuori l’opposizione, tanto più se aperta al dibattito. I dati parlano chiaro: circa l’85% degli statunitensi approva la collaborazione fra partiti e, con le midterm elections alle porte, la via del dialogo ben varrebbe qualche compromesso. Inoltre i recenti risultati positivi sul fronte dell’economia e dell’occupazione concedono a Biden una maggior forza contrattuale, corroborata anche dal consenso popolare attorno al disegno di legge in questione. Non è un caso che il Presidente, negli ultimi giorni, abbia presentato il piano in Wisconsin e Illinois, Stati della Rust Belt che maggiormente necessitano di investimenti infrastrutturali, ma anche Swing States, il cui consenso è imprescindibile in qualsiasi elezione.
Samuele Fratini
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