In 3 sorsi – Il mese di maggio in Spagna è stato il mese della cosiddetta desescalada, la diminuzione dei contagi e delle vittime da Covid-19, con una timida riapertura e ripresa della quotidianità. Infatti, dal 4 maggio il Paese iberico ha deciso di dividere la riapertura in fasi (dalla 0 alle 3), a seconda delle Comunità autonome e dei distretti sanitari. Il Governo presieduto da Pedro Sanchez ha però deciso, in via precauzionale, di prorogare fino al 21 giugno lo stato di allarme dichiarato il 14 marzo. Com’è la situazione economica?
1. L’ATTUALE CONTESTO POLITICO
La Spagna è stato uno dei Paesi europei maggiormente colpiti dall’epidemia da Covid-19. Oltre però ai numerosi morti e ai danni economici che la pandemia ha generato, sono fortemente cresciute le tensioni politiche. In quest’ultima settimana in particolare c’è stato un episodio che ha generato un clima molto teso nel Paese: il leader socialista Pedro Sánchez ha destituito il comandante della Guardia Civil, un corpo di polizia che fa parte della gendarmeria spagnola, per “perdita di fiducia”. Il comandante Pérez de los Cobos difatti è stato accusato di aver autorizzato la creazione di un dossier pieno di fake news e false testimonianze circa i cortei femministi dell’8 marzo a Madrid, senza informare il Ministro dell’Interno. Dopo la pubblicazione del dossier, infatti, il prefetto di Madrid che aveva autorizzato i cortei, era stato rinviato a giudizio.
Durante la pandemia sia il partito di estrema destra Vox che il PP (Partito Popolare) avevano accusato il Governo di Sánchez di aver autorizzato quei cortei, visti come motivo principale di diffusione della pandemia.
In realtà, sebbene abbiano influito nell’espansione dell’epidemia da Covid-19, secondo gli esperti le manifestazioni dell’8 marzo non sono state la causa principale dell’evolversi del contagio, poichè si tennero negli stessi giorni anche numerosi altri eventi di massa, come partite di calcio, manifestazioni e manifestazioni al chiuso. Eppure durante la quarantena il Governo formato dall’alleanza PSOE ed Unidas Podemos è stato fortemente attaccato, soprattutto dai gruppi dell’estrema destra spagnola. Questo sta destando non poche preoccupazioni, poichè si sta creando una radicalizzazione in tal senso e numerose sono state le manifestazioni di dissenso createsi contro il Governo socialista presieduto da Sánchez.
Fig. 1 – 3 giugno 2020: il Primo Ministro spagnolo Pedro Sánchez in Parlamento per prolungare lo stato d’emergenza fino al 21 dello stesso mese
2. LE MISURE ECONOMICHE CONTRO LA COVID-19 IN SPAGNA
Il reddito minimo di base (ingreso mínimo vital) che era stato proposto dal Governo è stato approvato e contrariamente a quanto si pensava è riuscito a passare al Congresso spagnolo senza il parere contrario del PP (Partito Popolare), che però aveva chiesto che fosse tramutato in disegno di legge in Parlamento per poterlo emendare successivamente. Secondo le stime, circa 850mila famiglie dovrebbero beneficiare del sussidio, con assegni mensili che vanno da un minimo di 460 euro a un massimo di 1.015 euro per famiglia, a seconda del numero dei componenti del nucleo. La particolarità notevolmente vantaggiosa e la differenza rispetto a strumenti di sostegno al reddito esistenti in altri Paesi (ad esempio con il reddito di cittadinanza italiano) è il requisito della residenza ininterrotta in territorio spagnolo di minimo un anno.
Il leader di Podemos, Pablo Iglesias, ha proposto di estendere a livello europeo questa misura: essa consisterebbe in un reddito mensile minimo a favore delle fasce meno abbienti della popolazione, secondo parametri simili al reddito di cittadinanza italiano e varierebbe in ogni Stato dell’Unione Europea a seconda del livello dei salari e delle spese pubbliche, “stabilendo uno standard europeo per la dignità e per proteggere i consumi”.
L’unica incognita rimane la natura dei finanziamenti necessari: il budget dell’UE, le finanze nazionali o un finanziamento di natura mista.
Il Paese iberico è stato, dopo l’Italia, tra i più colpiti in Europa dall’emergenza sanitaria da Covid-19. Dal punto di vista economico la Spagna, che solo l’anno scorso registrava un deficit del 2,8% del PIL, dopo l’emergenza potrebbe raggiungere il 10,3%, mentre il debito pubblico passerà dal 95,5% al 115,5%. È da sottolineare che il Paese iberico nel 2019 stava crescendo oltre la media dell’eurozona e in virtù di ciò la Commissione europea ha fissato come prioritarie per la Spagna misure di sostegno al mantenimento dell’occupazione, incentivi all’assunzione, protezione contro la disoccupazione, liquidità alle piccole e medie imprese e ai lavoratori autonomi.
Fig. 2 – La facciata della Commissione Europea, giugno 2020
3. L’UNIONE EUROPEA PROPONE IL PIANO DI RIPRESA “NEXT GENERATION EU”
La Presidente della Commissione Europea Von der Leyen ha avviato la proposta per Next Generation EU, il piano di ripresa europeo che prevede un fondo di circa 750 miliardi di euro per la fase post Covid-19, di cui 500 definiti come risorse a fondo perduto. Bruxelles ha proposto ai Paesi dell’eurogruppo di ammortizzare tale importo e restituire gli interessi con una serie di imposte: la carbon tax di frontiera (imposta sulle emissioni di carbonio alla frontiera), l’aliquota digitale o una tassa sulle grandi società, solo per citarne alcune.
In questo contesto, la Spagna sarebbe il secondo Paese, dopo l’Italia, che maggiori benefici potrebbe trarre dal piano di ripresa: circa 75 miliardi di euro sotto forma di sussidi e non solo di prestiti. Il piano resta al momento solo una proposta, che sarà valutata dal Consiglio Europeo il prossimo 19 Giugno.
L’ostacolo maggiore risiede nel voto contrario dei Paesi cosiddetti “frugali”: Danimarca, Austria, Olanda e Svezia, poco propensi a concedere sussidi a fondo perduto ai Paesi del sud-Europa. Per quanto riguarda il piano di ripresa europeo, il governo spagnolo sta discutendo la ripartizione dei fondi da ripartire maggiormente tra turismo, commercio,energie rinnovabili e settore energetico ed industriale.
Rachele Renno
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