L’undici marzo Michelle Bachelet ha inaugurato il suo mandato presidenziale. Eletta per la seconda volta, torna al potere promettendo riforme strutturali a livello politico, economico e sociale. Approfondire l’integrazione a livello regionale rimane il punto focale in politica estera, anche se restano in sospeso questioni territoriali con i Paesi vicini
RIFORME DI FONDO – I temi centrali del programma di governo sono chiari: istruzione gratuita, riforma della Costituzione e del sistema tributario. Fondamentalmente Bachelet propone dei cambiamenti che portino ad una diminuzione delle diseguaglianze interne al Paese. Sul fronte dell’istruzione si propone un sistema educativo pubblico e gratuito in risposta alle forti mobilitazioni studentesche iniziate nel 2011. In ambito economico il progetto è di aumentare la tassazione del settore imprenditoriale del 5% in quattro anni al fine di finanziare la spesa sociale, anche se questo potrebbe indebolire la crescita economica del Paese.
UNA NUOVA COSTITUZIONE – La attuale Costituzione cilena entrò in vigore nel 1980 durante il regime di Pinochet e, nonostante le modifiche apportate fino ad oggi, sono ancora tutelati dei meccanismi istituzionali che limitano l’espressione della volontà popolare. L’idea centrale è quella di equilibrare il rapporto tra il potere legislativo e quello esecutivo, dando maggiori poteri al Parlamento e limitando i poteri presidenziali. Oltre alle riforme sulla distribuzione del potere tra le istituzioni, sono stati individuati dal Governo altri pilastri sui quali costruire una nuova Costituzione: rispetto dei diritti umani, rafforzamento dello Stato di diritto e limitazione della libertà d’azione delle Forze Armate.
POLITICA ESTERA– Per quanto riguarda l’azione esterna, l’idea di Bachelet è di far giocare un ruolo più attivo al Cile a livello regionale e sub regionale, facendosi promotore attivo dell’integrazione e della convergenza tra i vari Paesi dell’area. Altro punto della politica estera di Bachelet è il focus sulle relazioni con il continente asiatico: resta prioritario il rapporto con la Alianza del Pacífico , blocco commerciale formato nel 2012 con Colombia, Messico e Perù. Un approfondimento delle relazioni con la regione Asia-Pacifico è prioritario dal punto di vista strategico per il Cile, che potrebbe proiettare la propria influenza sugli altri paesi del Cono Sud consolidando il proprio ruolo di “Paese ponte” tra le economie degli Stati sudamericani e dei Paesi del Pacifico.
CONFINI- Il 27 gennaio scorso la Corte Internazionale di Giustizia ha emesso la sentenza che ha risolto la disputa tra Cile e Perù concernente la loro frontiera marittima. La Corte ha fondamentalmente riconfermato i confini attuali, salvo aver riconosciuto il principio di equidistanza al Perù e ampliato le sue acque territoriali. La problematica relativa alle frontiere rimane invece aperta con la Bolivia: quest’ultima rivendica da oltre un secolo la parte di territorio che perse a seguito della Guerra del Pacifico (1879-1884) e nel 2013 ha reclamato presso la Corte Internazionale di Giustizia un accesso sovrano al Pacifico. Bachelet ha espresso la volontà di normalizzare i rapporti con la Bolivia, con la quale il suo Paese non ha relazioni diplomatiche dal 1978, ma per ora si attende la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia per arrivare ad una soluzione completa della questione.
GOVERNABILITÁ– Michelle Bachelet, eletta con oltre il 62% dei voti, torna al potere con un programma ambizioso, con grandi promesse di cambiamento per il Paese: mira ad attuare riforme strutturali, a diminuire le diseguaglianze interne e a rendere effettivi i meccanismi democratici. Il problema principale che la Nueva Mayoría potrebbe incontrare sulla strada per riformare il Paese è la divisione interna alla coalizione stessa, formata da gruppi differenti fra loro (dai comunisti ai democristiani) e questo potrebbe rendere difficile governare in modo efficace.
Paola Bertelli