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Referendum in Catalogna: resa dei conti tra Madrid e Barcellona?

In 3 sorsi – Il referendum del 1° ottobre sull’indipendenza della Catalogna incombe e la tensione tra Madrid e Barcellona è altissima. La campagna elettorale è stata caratterizzata da arresti e minacce. Il premier spagnolo Rajoy è deciso a impedire la secessione della regione

1. LE RAGIONI DELLA CRISI – Il Governo regionale catalano, guidato dall’indipendentista Carles Puigdemont, ha convocato per domenica 1 °ottobre un referendum per permettere ai cittadini della regione di decidere sull’indipendenza della Catalogna. Tuttavia la grande maggioranza dei maggiori partiti spagnoli (Partito popolare, Partito socialista e Ciudadanos) si oppone. Il partito di sinistra radicale Podemos invece è favorevole a lasciare che i catalani si esprimano sul tema. La Catalogna ha sempre avuto un rapporto complicato con il Governo centrale spagnolo. Le ferite della guerra civile e della dittatura franchista, fenomeni storici che hanno visto Barcellona e Madrid schierarsi l’una contro l’altra, non si sono mai davvero rimarginate del tutto. La storica rivalità calcistica tra le due squadre più importanti delle due città (Barcellona e Real Madrid) è solo uno dei tanti esempi che si potrebbero portare. Nemmeno l’attentato terroristico che ha colpito Barcellona ad agosto è riuscito a mettere d’accordo i due esecutivi, che, anzi, hanno iniziato subito a rimpallarsi la responsabilità per quanto avvenuto.

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Fig. 1 – Il Presidente del Governo regionale catalano Carles Puigdemont

2. LA CAMPAGNA REFERENDARIA – Fin da subito si è capito che il referendum catalano si sarebbe risolto in uno scontro frontale tra gli esecutivi di Madrid e Barcellona. Il premier spagnolo Mariano Rajoy, leader del Partito popolare (formazione moderata di centrodestra), ha promesso che il referendum non si sarebbe mai tenuto. L’arresto di 14 funzionari del Governo catalano e il sequestro di milioni di schede elettorali preparate per il referendum hanno innalzato ulteriormente la tensione. Il Ministero degli Interni spagnolo ha poi inviato migliaia di rinforzi e mezzi aggiuntivi in Catalogna, preparandosi ad affrontare eventuali emergenze di ordine pubblico. Il Procuratore capo di Madrid ha addirittura accennato alla possibilità che lo stesso Puigdemont venga arrestato. Il ricorso all’art.155 della Costituzione spagnola, che porterebbe alla sospensione dell’autonomia catalana e che costituisce la cosiddetta “opzione nucleare” per fermare il referendum, viene auspicato da una larga parte dell’opinione pubblica e del mondo politico del Paese iberico. La questione della fedeltà dei Mossos d’Esquadra (corpo di polizia regionale della Catalogna teoricamente agli ordini dell’esecutivo regionale) è diventata centrale: a chi obbediranno nel caso di scontri?

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Fig. 2 – Il Premier spagnolo Mariano Rajoy

3. COSA ACCADRÀ? – Il punto cruciale è capire se il referendum si terrà o meno. Il Governo spagnolo sa che, nel caso in cui facesse uso della forza per impedire la consultazione, le conseguenze politiche e di ordine pubblico sarebbero gravissime. Nel caso in cui il voto avesse luogo, sarà poi decisiva l’affluenza. Il fronte unionista ha scelto di astenersi per non aiutare il fronte indipendentista e per non legittimare politicamente il referendum. Una partecipazione superiore al 50% si tradurrebbe in una durissima spallata contro Madrid, anche se il Governo catalano ha promesso di negoziare l’indipendenza con l’esecutivo spagnolo. Al di là del tifo, è evidente che entrambe le parti portano una parte della responsabilità per la situazione creatasi. Gli indipendentisti hanno apertamente sfidato le leggi spagnole, costringendo il Governo a intervenire, posto che nessun governante spagnolo potrebbe mai tollerare la secessione della regione più ricca del Paese. Dal canto suo, in questi anni Madrid ha sostanzialmente delegato a polizia e magistratura la questione catalana, derubricando le spinte secessioniste a fenomeno da reprimere con lo strumento penale. Alle orecchie di molti catalani (non solo degli indipendentisti) le proposte di Rajoy per concedere maggiore autonomia alla Catalogna suonano come un tardivo e maldestro espediente per bloccare il referendum e dividere il fronte anti-Madrid. La situazione potrebbe quindi essersi deteriorata a tal punto da impedire qualsiasi soluzione di compromesso. Il momento della resa dei conti tra Madrid e gli indipendentisti catalani si sta avvicinando e il referendum di domenica sarà probabilmente un bivio decisivo.

Davide Lorenzini

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Il primo comma dell’articolo 155 della Costituzione spagnola recita: “Ove la Comunità Autonoma non ottemperi agli obblighi imposti dalla Costituzione o dalle altre leggi, o si comporti in modo da attentare gravemente agli interessi generali della Spagna, il Governo, previa richiesta al Presidente della Comunità Autonoma e, ove questa sia disattesa, con l’approvazione della maggioranza assoluta del Senato, potrà prendere le misure necessarie per obbligarla all’adempimento forzato di tali obblighi o per la protezione di detti interessi”.

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Foto di copertina di Jordi PayĂ  Canals Licenza: Attribution-NoDerivs License

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Davide Lorenzini
Davide Lorenzini

Sono nato nel 1997 a Milano, dove studio Giurisprudenza all’Università degli Studi. Sono appassionato di politica internazionale, sebbene non sia il mio originario campo di studi (ma sto cercando di rimediare), e ho ottenuto il diploma di Affari Europei all’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) di Milano. Nel Caffè, al cui progetto ho aderito nel 2016, sono co-coordinatore della sezione Europa, che rimane il mio principale campo di interessi, anche se mi piace spaziare.

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