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L’Iran delle donne in un romanzo

Le recensioni del Caffè Pluripremiato romanzo d’esordio di Nasim Marashi, L’autunno è l’ultima stagione dell’anno fotografa il delicato passaggio dalla giovinezza all’età adulta di tre donne della classe media di Tehran. In bilico tra tradizione e modernità, come il Paese in cui vivono.

DIVENTARE ADULTE TRA ANSIA, FRUSTRAZIONI E PAURA DEL FUTURO

L’autunno è l’ultima stagione dell’anno (2015) – disponibile in italiano nella coinvolgente traduzione di Parisa Nazari (Ponte33, 2017) – catapulta il lettore nelle difficoltà quotidiane che si trovano ad affrontare tre giovani donne iraniane. La capacità di introspezione psicologica dell’autrice conduce vorticosamente nell’intimo delle protagoniste esplorandone tutte le sfaccettature (dalla paura di prendere decisioni importanti che comprometteranno il futuro passando per stati di ansia, momenti di panico, situazioni di sottomissione e annullamento della propria personalità, crisi di pianto ed episodi depressivi) che accomunano la generazione dei trentenni iraniani, nati a cavallo della Rivoluzione khomeinista (1979) e cresciuti negli anni sanguinosi della guerra contro l’Iraq (1980-1988).

Fig. 1 – La copertina del romanzo illustrata dall’artista iraniano Iman Raad // Foto: Ponte33

Il romanzo è suddiviso in due stagioni, Estate e Autunno, composte rispettivamente da tre capitoli, ciascuno narrato in prima persona da una delle tre amiche – con un linguaggio, un ritmo e uno stile peculiare ad ogni singola protagonista – che mostra risvolti psicologici di quella che potrebbe anche essere una sola donna, ritratto esemplare di una società imprigionata tra mito del passato e chimera di un futuro migliore. Tale sensazione si trasforma, nei giovani adulti iraniani, in un senso di perenne frustrazione e insoddisfazione generate dall’idea di essere “sbagliati” e di non poter vivere il presente in piena libertà e consapevolezza. La sognatrice Leila, la fragile Shabane e la combattiva Roja, protagoniste del romanzo, sono legate da una profonda amicizia nata nei corridoi della facoltà di Ingegneria dell’Università di Tehran. Vivono il momento del salto nella vita adulta tra senso di oppressione, paura di affrontare scelte importanti e ricerca della propria identità districandosi tra le pressioni imposte dalla famiglia e dalla società, oscillando tra desiderio di fuggire (scegliendo di trasferirsi in Francia, come nel caso di Roja), indecisione sul proprio futuro (in un rapporto di dipendenza psicologica dalla madre e dal fidanzato, come accade a Shabane) e terrore di abbandonare la propria patria e le proprie radici (esplicato nella scelta di Leila che preferisce una separazione dolorosa alla possibilità di seguire il marito in Canada).

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Fig. 2 – Si-o-se pol, il ponte dalle trentatré arcate da cui prende il nome la casa editrice Ponte33, Isfahan (Iran) 

QUANDO L’ISTRUZIONE UNIVERSITARIA FEMMINILE SUPERA QUELLA MASCHILE

La determinazione delle protagoniste, che le condurrà verso l’emancipazione, è fortemente radicata nella loro preparazione culturale: nel romanzo le tre amiche sono laureate in Ingegneria e una di loro, Roja, ha ottenuto una borsa di studio per frequentare un dottorato di ricerca a Tolosa. Tale immagine, in forte contrasto con lo stereotipo della donna iraniana relegata in casa a cui è impedito perfino l’accesso all’istruzione, spesso fatica a travalicare i confini nazionali. Eppure nell’ultimo decennio quasi la metà della popolazione studentesca iraniana è stata costituita da donne, con picchi di partecipazione femminile fino al 65 per cento nel 2007, come ci spiega Shirin Zakeri, ricercatrice in Scienze Politiche all’Università di Roma “La Sapienza”. Nonostante questo, prosegue la dottoressa Zakeri, non sono mancate forme di discriminazioni di genere: “a causa della crescita esponenziale del numero delle studentesse, a partire dal 2007 alcune università hanno tentato di ‘de-femminilizzare’ l’istruzione universitaria limitando l’ammissione alle donne; i gruppi conservatori vedevano questo squilibrio tra donne e uomini come una minaccia per l’ordine sociale e l’unità della famiglia in Iran”. La ricercatrice prosegue sostenendo che nonostante nel 2010 Masoud Hadian Dehkordi, capo dell’Istituto per la Ricerca e la Programmazione iraniana, abbia dichiarato che la percentuale di studenti e studentesse universitari era quasi omogenea, nel 2012 trentatré università pubbliche hanno limitato alle donne la partecipazione a settantasette corsi universitari, tra cui quelli di ingegneria, contabilità e chimica. Nel 2016 il 46,1 per cento delle studentesse iscritte nelle università (pubbliche, private e semi-private) iraniane erano donne, dato che sale al 56 per cento se si prendono in considerazione le sole università pubbliche, seppur nell’ambito del programma di “de-femminilizzazione”.

Fig. 3 – “2018, Persian Woman in Iran” // Foto: Antonio Corrado

Secondo quanto riportato dagli ultimi dati statistici disponibili quanto a numero di immatricolazioni – sottolinea la dottoressa Zakeri –  nel 2017  è stata registrata una suddivisione percentuale che vede una inversione rispetto ai dati riferiti all’anno precedente, con una diminuzione delle studentesse (al 46 per cento, contro il 54 per cento degli studenti). Anche la lotta per la parità dei sessi all’interno delle istituzioni universitarie è ancora all’inizio: i dati riferiti al corpo docenti universitari segnalano che nel 2017 in Iran solo l’8 per cento dei professori ordinari erano donne, accanto al 13,5 per cento di quote rosa tra i professori associati e al 20 per cento dei ricercatori e che, nello stesso anno, il 34 per cento dei membri dei comitati scientifici delle università, statali e private, era composto da donne.

DONNE CHE DECIDONO DELLA PROPRIA VITA (ANCHE) IN IRAN

Protagoniste assolute de L’autunno è l’ultima stagione dell’anno sono donne: seppure inserite in un contesto, quale quello iraniano, ancora estremamente maschilista e patriarcale, le tre donne non subiscono passivamente né le scelte degli uomini che le circondano né gli schemi imposti dalla società. Allo stesso tempo però Leila, Shabane e Roja devono necessariamente passare attraverso sacrifici, scelte dolorose e situazioni in cui sembra impossibile trovare una via d’uscita per poter realizzare l’aspirazione alla piena libertà di scelta. Presentando una delle tante realtà iraniane –  nel caso specifico quella della generazione di giovani donne istruite appartenenti alla classe media della capitale – la scrittura magistrale di Nasim Marashi riesce allo stesso tempo a rendere universalmente riconoscibili le difficoltà e le frustrazioni che, avvolgendo la vita delle protagoniste, corrispondo alle sensazioni provate dalle loro coetanee (e dai loro coetanei) nel resto del mondo. In diversi passaggi il lettore rischia di essere coinvolto a tal punto nella narrazione da dimenticare che il romanzo è ambientato a Tehran per esservi poi ricondotto bruscamente leggendo il nome di un piatto persiano, di un personaggio o di una strada della città, o ancora quando si fa un rapido accenno a capi di abbigliamento obbligatori per le donne iraniane (come il rusari, foulard, o il manteau, soprabito). Quanto a introspezione psicologica il romanzo potrebbe infatti essere ambientato in una qualsiasi metropoli occidentale.

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Fig. 4 – Iran, donne e cultura occidentale, Tehran (Iran), 1995

Leila, Shabane e Roja hanno il compito di rovesciare lo stereotipo tristemente noto della donna iraniana sottomessa e indifesa: pur apparendo inizialmente fragili e intrappolate a causa delle scelte che mariti, fidanzati e famiglie di origine hanno preso per loro, ognuna delle tre protagoniste riuscirà a trovare la propria strada. L’autunno è l’ultima stagione dell’anno sottolinea anche il potere e la forza dell’amicizia che per le tre giovani donne è più forte di qualsiasi lutto, abbandono, senso di colpa, manipolazione psicologica o restrizioni imposte dagli uomini che le circondano e da una società che fa sempre più fatica a relegare le donne in uno spazio ben definito: sarà proprio questo profondo legame ad indirizzarle verso il processo di crescita e consapevolezza.

EMANCIPAZIONE E LIBERTÀ DI SCELTA SONO LA STESSA COSA?

Le protagoniste del romanzo, esponenti della classe media, sono laureate ed economicamente indipendenti, provengono da famiglie non tradizionaliste che non le ostacolano nello studio, nel lavoro e nella scelta di vivere da sole. Allo stesso tempo però vivono nell’insoddisfazione e faticano a sentirsi pienamente realizzate. Perché? Risponde Parisa Nazari, traduttrice e curatrice del romanzo: “L’autunno è l’ultima stagione dell’anno ritrae una generazione che, pur essendo istruita e dotata di grandi capacità e pur vivendo quotidianamente immersa nella realtà urbanizzata di Tehran, è vittima di un momento storico di mutamenti. Le tre giovani donne ad una prima occhiata appaiono emancipate, intraprendenti e determinate ma, procedendo nella lettura, scopriamo che non possiedono una totale libertà di scelta perché comunque condizionate dalle famiglie di provenienza, in particolare per quanto riguarda la scelta della facoltà universitaria da frequentare. I genitori le hanno spinte a raggiungere una buona posizione, ad essere sempre in competizione con sé stesse e a porsi sempre nuovi e più elevati obiettivi (come per Roja) o ad impegnarsi per ottenere una laurea in una facoltà che non avrebbero mai scelto (Leila sogna di fare la giornalista e Shabane avrebbe probabilmente scelto una facoltà umanistica, se ne avesse avuto la possibilità). Tali limitazioni si sommano, nella quotidianità delle protagoniste, alle conseguenze dei contemporanei avvenimenti storico politici del Paese, come le ripercussioni della guerra nella vita privata di Shabane, le difficoltà nell’ottenimento del visto all’Ambasciata francese per Roja e la chiusura del giornale con cui collabora Leila”.

Fig. 5 – Da sinistra: Parisa Nazari, Nasim Marashi e Luciana Borsatti durante una delle presentazioni del romanzo a Roma, Libreria Coreander, 23 ottobre 2017 // Foto: Tiziana Buccico

La generazione descritta da Nasim Marashi – di cui fa parte l’autrice stessa, laureata in ingegneria sotto la spinta dei genitori – oscilla tra il confronto con le proprie madri, in balia delle scelte che le famiglie imponevano loro, e l’invidia per la generazione immediatamente successiva caratterizzata invece da una maggiore libertà decisionale. “La libertà ‘guidata’ delle protagoniste”, prosegue la dottoressa Nazari, “provoca un senso di frustrazione: l’emancipazione che hanno conquistato crea confusione proprio perché deriva da una possibilità di scelta non interiorizzata. Roja in particolare si ritrova nella condizione di dover rimettere tutto in discussione, chiedendosi ‘a quale scopo abbiamo acquisito la nostra libertà di scelta? Perché stiamo lottando per raggiungere obiettivi che non ci appartengono?’ e affermando, riferendosi a sé stessa e alle due amiche: Siamo fuori dalla vita delle nostre madri e non arriveremo mai alla vita delle nostre figlie. Il nostro cuore è rimasto nel passato e la nostra testa nel futuro. Il cuore e la testa ci tirano in due direzioni opposte fino a spezzarci in due. Se non fossimo malformate, a quest’ora tutte e tre saremmo sistemate in casa a crescere i nostri figli. Come tutte le donne da sempre nella storia, i nostri figli sarebbero tutto il nostro amore, i nostri sogni e il nostro futuro e non saremo perse dietro a sogni assurdi e impossibili”.

Alice Miggiano

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in più

Payiz fasl-e akhar-e sal ast (titolo originale del romanzo) ha ottenuto un enorme successo in Iran arrivando alla trentunesima ristampa. Nel 2015 ha vinto il premio letterario Jalal Al-e Ahmad aggiudicandosi il titolo di miglior libro dell’anno. Giornalista, sceneggiatrice cinematografica e scrittrice, Nasim Marashi è nata nel 1984 e vive a Tehran. Ha da poco pubblicato il suo secondo romanzo, molto apprezzato dal pubblico. La casa editrice Ponte33 è specializzata nella traduzione e pubblicazione di opere di letteratura contemporanea prodotte in lingua persiana, con l’obiettivo principale di far conoscere al pubblico italiano una realtà che non corrisponde agli stereotipi quotidianamente proposti dalle principali fonti di informazione.[/box]

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Alice Miggiano
Alice Miggiano

Laurea in Lingua e letteratura persiana e PhD in Studi Iranici, sto conducendo una ricerca post dottorato sulla presenza iraniana in Brasile. Tra le pubblicazioni scientifiche il Vocabolario dei termini amministrativi, commerciali e diplomatici. Italiano-persiano e persiano-italiano (Pensa Multimedia, 2015), il capitolo relativo all’Italia del volume The Iranian Diaspora. Challenges, Negotiations and Transformations (University of Texas Press, 2018) e la monografia Venticinque anni di letteratura della diaspora iraniana in Italia. Catalogo di opere e autori 1992-2017 (in corso di pubblicazione). Dal 2016 mi occupo di società iraniana e cultura persiana per Il Caffé.

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