Israele pronto a considerare Hezbollah come una divisione dell’esercito siriano, fatto che renderebbe possibile una risposta militare a seguito di qualsiasi azione di Hezbollah. Tensioni dunque in aumento, nonostante le continue indicazioni americane volte a stabilizzare i rapporti con la Siria, e con il rischio di minare lo stesso impegno di Damasco sul difficile percorso della normalizzazione sul piano internazionale
HEZBOLLAH=SIRIA – Le rivelazioni rilasciate da una fonte anonima al Sunday Times di Londra lasciano davvero pochissimo spazio alle interpretazioni. In base alla testata giornalistica inglese, Israele avrebbe comunicato alla Siria che Hezbollah sarà s’ora in poi considerato alla stregua di una divisione dell’esercito siriano. Conseguentemente qualsiasi attacco da parte del partito di Dio libanese sarà interpretato come una precisadichiarazione di guerra nei confronti di Israele il quale si arrogherà il diritto di rispondere militarmente. La fonte anonima ha inoltre precisato che qualora scoppi effettivamente un conflitto fra le parti, l’esercito israeliano distruggerà centrali elettriche, porti ed aeroporti, devastando tutte le infrastrutture sotto il controllo di Damasco.
La domanda che ora sorge spontanea è principalmente una: come poter rendere effettive tali affermazioni, o per meglio dire minacce, quando il governo Obama ha avviato una campagna di stabilizzazione della regione vicino orientale prevedendo come primo passo per la riuscita della stessa proprio la normalizzazione dei rapporti con Damasco? Date queste premesse appare quanto meno difficile che Israele si lasci coinvolgere in un nuovo conflitto regionale, con tutte le difficoltà che ne deriverebbero, entrando altresì in aperta e palese opposizione alle politiche di Washington nella regione. Tuttavia le rivelazioni del Sunday Times hanno uno scopo ed un obiettivo preciso e non possono, ne devono, essere semplicemente liquidate come indiscrezioni giornalistiche.
IL PARTITO DI DIO NEGA.. OVVIAMENTE – È infatti da alcuni mesi che Israele prova a screditare la già debilitata reputazione internazionale di Damasco. Ultima accusa in ordine di cronaca di un confronto che difficilmente si tradurrà in vera e propria lotta armata, è stata quella di puntare il dito contro Damasco per una presunta fornitura di missili Scud ad Hezbollah. Secondo fonti israeliane il partito di Dio sarebbe attualmente in possesso di 40mila razzi di questo tipo.
Nonostante le secche ed immediate smentite del ministero degli affari esteri di Damasco, la notizia ha immediatamente fatto il giro del mondo attraverso le agenzie di stampa, provocando le preoccupate reazioni della Casa bianca e le sdegnate condanne di altri stati. Anche Hezbollah ha negato, ovviamente verrebbe da dire, le accuse israeliane facendo anzi anche pesanti insinuazioni. Secondo uno dei maggiori leader del movimento, lo shaykh Naim Qassem (foto a destra), accusando la Siria si vorrebbe sviare l’attenzione dall’arsenale nucleare israeliano.
Sebbene la tempistica delle dichiarazioni possa risultare quanto meno sospetta (basti ricordare il recentissimo summit mondiale per il disarmo nucleare cui Israele ha partecipato inviando delegati di basso profilo), si può fornire anche un’altra chiave di lettura alle bellicose indiscrezioni provenienti da Londra.
GLI SCENARI – Oltre che a sviare l’attenzione dai propri affari interni Israele prova ad acuire la stessa su specifiche tematiche al fine di ricavare un tornaconto personale. In uno scenario internazionale dove ben presto il governo di Bibi Netanyahu potrebbe essere messo sotto pressione dagli U.S.A. per dare il via alle trattative riguardanti le Alture del Golan, una delle principali tattiche attuate è quella di ritardare il più possibile il momento del confronto: in buona sostanza prendere tempo spostando l’attenzione mediatica internazionale su altro.
Millantare inoltre lo scoppio di una guerra alza inevitabilmente la posta in gioco facendo grossa pressione sugli Stati Uniti d’America affinché rimangano i solidi e soliti (si permetta il gioco di parole) alleati di sempre.
Marco Di Donato