Analisi – I Pandora Papers svelano i tesori nei paradisi fiscali di diversi capi di Stato e di importanti politici latinoamericani. Le rivelazioni della stampa potrebbero portare a nuove leggi e a inchieste giudiziarie, con evidenti ripercussioni politiche.
SI APRONO I DOCUMENTI DI PANDORA
Pandora Papers è il nome della più grande inchiesta giornalistica della storia, frutto della collaborazione di 600 giornalisti di 150 testate internazionali che per due anni hanno esaminato milioni di documenti relativi a operazioni finanziarie effettuate in paradisi fiscali. L’inchiesta è stata coordinata dall’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ), che nel 2016 aveva pubblicato i Panama Papers e successivamente i Paradise Papers, anch’essi riguardanti conti e società offshore. I risultati della ricerca sono stati pubblicati simultaneamente su diversi giornali a partire dallo scorso 3 ottobre, rivelando notizie su circa 27mila società e i loro proprietari, pari a due volte quanto svelato cinque anni fa. L’inchiesta nasce da una gigantesca fuga di informazioni (11,9 milioni di documenti che abbracciano gli ultimi tre decenni) appartenenti a 14 società internazionali che amministrano ingenti fondi privati in giurisdizioni estere, offrendo servizi di registrazione di società , apertura di conti correnti e trust fiduciari. Otto di queste società e studi legali si trovano in America: tre nelle Isole Vergini Britanniche (Trident Trust, Fidelity Management e Commence BVI), due a Panama (Alcogal e OMC) e tre in Belize (GDG, CitiTrust International e Commonwealth Corporate Services Limited). Tutti questi Paesi hanno in comune tra loro una tassazione molto bassa o nulla e mantengono segreta l’identità dei proprietari o beneficiari degli enti che operano nel proprio territorio. Aprire una società offshore è perfettamente legale, purché sia dichiarata alle Autorità tributarie competenti del proprio Paese di residenza, e ciò non sempre accade. In America Latina si perdono ogni anno circa 40 miliardi di dollari di tasse a causa delle fughe illecite di capitali nei paradisi fiscali. In assenza di accordi bilaterali sullo scambio di informazioni ai fini tributari, per i Governi risulta difficile seguire i flussi di denaro e indagare i possibili casi di corruzione, frode o riciclaggio. Le perdite più grandi si registrano in Brasile, con 14 miliardi e mezzo di dollari, in Colombia oltre 11 miliardi e in Messico 8 miliardi circa.
Fig. 1 – Due importanti studi legali presenti nell’inchiesta hanno sede a Panama
POLITICI LATINOAMERICANI COINVOLTI
I Pandora Papers tracciano una costellazione di figure pubbliche molto diverse tra loro: politici, re, sportivi, celebrità e imprenditori di ogni genere, che in comune hanno i 14 studi internazionali di cui sono importanti clienti. Le notizie della ICIJ parlano di quasi mille società in paradisi fiscali, Isole Vergini Britanniche in primis, legate a 336 politici e funzionari pubblici di alto livello, tra cui capi di Stato, ministri e ambasciatori. Nei documenti pubblicati figurano anche i nomi di circa cento politici e funzionari latinoamericani di tutti i colori politici. Dei 35 Presidenti o ex Presidenti menzionati nelle notizie, 14 appartengono alla regione e tre di loro sono attualmente in carica. Tra gli ex Presidenti sudamericani emergono i nomi del peruviano Pedro Pablo Kuczynski, del paraguaiano Horacio Cartes e dei colombiani César Gaviria e Andrés Pastrana, mentre in Centroamerica e Caraibi quelli dell’honduregno Porfirio Lobo e dei salvadoregni Alfredo Cristiani e Francisco Flores, dell’haitiano Laurent Lamothe e infine dei panamensi Juan Carlos Varela, Ricardo Martinelli ed Ernesto Pérez Balladares. L’Argentina è il primo Paese latinoamericano per numero di beneficiari di società offshore e terzo nella classifica generale dopo Russia e Regno Unito. Tra i personaggi argentini più noti Mariano Macri, che inaugurò una società in Belize pochi giorni dopo l’insediamento alla Casa Rosada del fratello Mauricio. Anche l’ecuadoriano Jaime Durán Barba, consulente politico dell’ex Presidente Macri, che ebbe un ruolo chiave nella sua elezione del 2015, appare nei Papers. Dentro le file del kirchnerismo il defunto Daniel Muñoz, ex segretario privato di Néstor Kirchner, i cui movimenti illegali di capitali offshore erano stati resi noti per la prima volta con i Panama Papers, ed infine Zulema Menem, figlia dell’ex Presidente Carlos Menem (1989-1999). In Brasile i Pandora Papers mostrano due volti importanti del mondo economico e politico che hanno avviato imprese offshore nei Caraibi per milioni di dollari. Da un lato l’ex Chicago boy e figura chiave del Governo Bolsonaro Paulo Guedes, attuale ministro dell’Economia. Dall’altro il Presidente della Banca centrale Roberto Campos Neto. Proprio lo scorso giugno Guedes aveva proposto una riforma fiscale per ridurre le tasse sui profitti esteri, enti offshore inclusi. Inoltre, le inchieste del giornale Armando.info hanno denunciato da tempo un gigantesco scandalo che vede importanti funzionari venezuelani di stampo chavista coinvolti in affari illeciti con la Banca Privata d’Andorra. I nuovi sviluppi mostrano una fitta rete di società ombra fondate a Panama allo scopo di riciclare quasi 2 miliardi di dollari provenienti da Andorra, frutto di tangenti, presunte consulenze e contratti con PDVSA, la compagnia petrolifera statale del Venezuela.
Fig. 2 – La Banca Privata d’Andorra è stata coinvolta nel giro di affari illeciti con importanti funzionari venezuelani di stampo chavista
TRE PRESIDENTI IN CARICA
Tre Presidenti attualmente in carica nella regione appaiono nei Pandora Papers. Il primo è Sebastián Piñera, senatore del Cile durante gli anni Novanta, eletto Presidente della Repubblica per la prima volta nel 2010 e attualmente in carica per il secondo mandato quadriennale dal 2018. Piñera ha oggi un patrimonio stimato di 2,8 miliardi di dollari e i Pandora Papers lo citano, assieme ai familiari, in varie operazioni offshore. In particolare pochi mesi dopo l’insediamento alla Moneda nel 2010, i figli del Presidente cileno avrebbero venduto la propria quota di una società mineraria all’amico di famiglia Carlos Alberto Délano, effettuando la transazione tramite società stabilite nelle Isole Vergini Britanniche. L’operazione, per un totale di 138 milioni di dollari, doveva essere pagata in tre rate, ma a una condizione: l’ultima tranche dipendeva dalla non creazione, da parte del Governo, di un’area naturale protetta che avrebbe impedito lo sviluppo del progetto minerario Dominga. I dettagli riguardo alle condizioni di pagamento e le clausole del contratto sono ancora da chiarire. Nel frattempo il progetto minerario è in fase di approvazione finale, tra le critiche dei gruppi ambientalisti locali preoccupati per la vicina riserva nazionale dei pinguini di Humbolt. Il secondo è Luis Abinader, Presidente della Repubblica Dominicana dal 2020 e funzionario più ricco del Paese grazie alla sua fortuna di circa 70 milioni di dollari. I documenti trapelati mostrano una connessione tra Abinader e le due società panamensi Littlecot e Padreso, che possiede assieme ai fratelli e alle sorelle. Entrambe le società sono state create per controllare delle proprietà nella Repubblica Dominicana. Al riguardo Abinader ha detto che fino a pochi anni fa la legislazione dominicana in materia di diritto societario era poco aggiornata e quindi svantaggiosa per chi faceva affari con l’estero, mentre l’ordinamento giuridico locale consentiva ai soggetti stranieri di effettuare operazioni nell’isola. Il terzo e ultimo è l’ex banchiere e governatore di provincia Guillermo Lasso, Presidente dell’Ecuador da maggio 2021. I documenti pubblicati mostrano che Lasso ha avuto legami con oltre 10 trust e società offshore a Panama, Delaware e Dakota del Sud (diventato un paradiso fiscale in voga). Nel 2017 Lasso ha istituito due trust negli USA, nei quali avrebbe trasferito delle società controllate in precedenza da fondazioni panamensi. Negli ultimi anni Lasso aveva cessato l’attività di una dozzina di società offshore, la maggioranza con sede a Panama, dopo che il Presidente Rafael Correa (2007-2017) aveva promulgato una legge che vieta ai candidati presidenziali di avere società in paradisi fiscali.
Fig. 3 – Proteste contro il Presidente Piñera dopo l’uscita dei Pandora Papers, Santiago del Cile
POSSIBILI RIPERCUSSIONI POLITICHE
I Panama Papers, pubblicati cinque anni fa, hanno portato a numerose indagini e condanne, all’adozione di nuove leggi in decine di Stati e alla caduta dei Primi Ministri di Islanda e Pakistan. Gli archivi rivelati in quell’occasione provenivano da una sola società di consulenza panamense, la Mossack Fonseca. I Pandora Papers, data la loro portata più ampia, potrebbero inaugurare un processo di cambiamento più profondo. Nei giorni scorsi sono iniziate le prime azioni pubbliche nei confronti dei leader politici segnalati dalla stampa internazionale. Il fisco argentino ha annunciato che analizzerà ciascun caso per accertare possibili evasioni o elusioni. Inoltre l’Unità di informazione finanziaria sta preparando un programma di controllo e identificazione dei movimenti di capitale delle società offshore. La giustizia brasiliana ha dato inizio a un’indagine preliminare nei confronti di Guedes e Campos Neto. Le Autorità dovranno ora accertare se i due funzionari abbiano dichiarato al fisco i propri beni e ceduto il controllo delle società prima di essersi seduti sulle poltrone pubbliche. In Cile l’opposizione parlamentare ha presentato l’impeachment contro Piñera, che ha dichiarato pubblicamente di aver già risposto al fisco delle proprie operazioni all’estero. In Repubblica Dominicana l’opposizione esige dal Presidente una spiegazione convincente del perché due società non siano state menzionate nella sua dichiarazione patrimoniale, nonostante la Presidenza affermi il contrario. Infine il Congresso ecuadoriano ha approvato un’inchiesta per chiarire se l’attuale Presidente abbia violato il patto etico che vieta a candidati e funzionari pubblici di avere patrimoni in paradisi fiscali. Lasso sostiene di aver agito secondo la legge e ha chiesto ai controllori delle finanze di verificare la propria dichiarazione dei redditi. Le rivelazioni dei Pandora Papers non sono ancora finite e nuove informazioni sui politici e i potenti latinoamericani potrebbero emergere nelle prossime settimane. Non bisogna dimenticare, però, che si tratta di pubblicazioni giornalistiche che dovranno essere verificate in caso di eventuali inchieste giudiziarie.
Alberto Mazzuca
“Panama Stadt” by dronepicr is licensed under CC BY