Ristretto – Il 19 aprile si è tenuto il secondo turno delle elezioni presidenziali a Timor Est. Ha vinto il Premio Nobel JosĂ© Ramos-Horta, figura di spicco della lotta per l’indipendenza e giĂ Presidente dal 2007 al 2012.
Ramos-Horta ha ottenuto il 62% dei voti, sconfiggendo con ampio margine il Presidente uscente Francisco Guterres. Il candidato del CNRT aveva registrato un solido successo anche al primo turno, tenutosi il 19 marzo, ma non era riuscito a superare la quota del 50% necessaria per dichiarare la vittoria ed evitare il ballottaggio. Decisivo per Ramos-Horta è stato l’endorsement di Xanana Gusmao, leader della lotta contro l’Indonesia e primo Presidente del Paese dopo l’indipendenza nel 2002. Gusmao è stato anche Primo Ministro dal 2007 al 2015, in tandem inizialmente proprio con Ramos-Horta come Presidente, e ha mantenuto una significativa influenza sulla vita politica di Timor Est. Le elezioni sono state giudicate sostanzialmente corrette e pacifiche dai principali osservatori internazionali, tra cui quello dell’UE Ruiz Devesa. Ramos-Horta si insedierà il prossimo 20 maggio, ventesimo anniversario dell’indipendenza di Timor Est.
Il neo-Presidente dovrà però affrontare una difficile situazione economica. Il 40% della popolazione vive infatti sotto la soglia di povertà e vari progetti di sviluppo sono bloccati da tempo a causa di faide politiche e mancanza di risorse. Al momento la principale fonte di sostegno di Timor Est sono i suoi giacimenti di gas naturale, i cui proventi costituiscono circa il 90% del PIL nazionale. Finora lo sfruttamento del gas è stato condotto in partnership con l’Australia, che aveva giocato un ruolo chiave nella drammatica indipendenza del Paese nei primi anni Duemila, ma negli ultimi tempi è aumentato l’interesse di parte della classe politica locale (soprattutto il CNRT) a cooperare in ambito energetico con la Cina. In particolare, Gusmao vorrebbe creare un grande impianto per la produzione di gas naturale liquefatto (GNL) e vede in Pechino un potenziale sponsor finanziario per la realizzazione di tale progetto. Il ritorno di Ramos-Horta promette quindi di ravvivare i tentativi di Dili di stabilire relazioni più strette con la Cina e, al contrario, di peggiorare quelle con l’Australia, accusata dal Governo timorense di spionaggio e altre forme di indebita interferenza. Da questo punto di vista, l’isola rischia di diventare l’ennesimo punto di tensione tra Pechino e Canberra nell’Indo-Pacifico.
Simone Pelizza
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