Analisi – Nei primi giorni di marzo il Parlamento Federale somalo ha approvato un disegno di legge denominato Anti-Terrorism Act che costituirĂ secondo il Presidente, Hassan Sheikh Mohamud, lo strumento principale per la lotta al terrorismo nel Paese. Se il provvedimento passerĂ le successive fasi di revisione, le AutoritĂ statali predisposte saranno dotate di maggiore libertĂ di azione nelle operazioni di antiterrorismo. Alcuni membri del Parlamento si sono mostrati incerti sulla norma poichĂ© concederebbe troppi poteri allo Stato.
IL DISEGNO DI LEGGE ANTITERRORISMO
La repressione del fenomeno del terrorismo era tra le priorità dell’agenda del Presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud da ben prima che ricoprisse questa carica. Ora spetterà a lui l’ultima parola sul recente disegno di legge antiterrorismo che mira a espandere la capacità di azione dell’Agenzia Nazionale di Intelligence e Sicurezza (NISA).
Principale scopo dell’Anti-Terrorism Act è rendere più rapido ed efficiente il processo amministrativo e giudiziario che sta dietro alla cattura e alla verifica dei sospettati affiliati al gruppo jihadista locale al-Shabaab.
Alla votazione tenutasi nella Camera Bassa, 133 parlamentari sono stati favorevoli, a fronte di 3 contrari e 7 astenuti. Adesso si terrà una seconda votazione alla Camera Alta, dopodiché sarà il turno dell’approvazione presidenziale, l’ultimo passaggio dell’iter affinché la legge entri in vigore. Tra i votanti, in molti hanno espresso giudizi positivi, compreso Mahad Mohamed Salad, il direttore della NISA, che ha definito il risultato cruciale nel processo di eradicazione di al-Shabaab.
Il provvedimento non convince tutti, però: il testo, per esempio, non userebbe termini abbastanza chiari ed espliciti. Alcuni esponenti della società civile hanno fatto notare come le definizioni siano vaghe anche per quanto concerne i provvedimenti che la NISA è autorizzata a mettere in pratica verso i sospettati, inclusa l’assenza di riferimenti o divieti circa l’utilizzo di metodi coercitivi.
Fig. 1 – Il presidente somalo, Hassan Sheikh Mohamud, durante una conferenza
IL RUOLO DELLA NISA
I sospetti che la NISA possa assumere comportamenti illeciti durante le operazioni e successivamente nella fase processuale derivano da episodi del passato nei quali l’Agenzia ha fatto ricorso a diverse forme di maltrattamenti e punizioni corporali verso persone sospettate.
Dal 2011 il Governo federale di transizione della Somalia ha gradualmente incrementato il ruolo dei tribunali militari, affiancandoli a quelli civili normalmente previsti. Lo scopo principale di questa iniziativa si basa sulla necessità di velocizzare i tempi, per combattere più efficientemente la criminalità e il fenomeno del terrorismo. Gran parte dei processi si è tenuta a Mogadiscio. La capitale è stata dichiarata interamente sotto il controllo delle forze governative, di conseguenza il corretto funzionamento delle Istituzioni è assicurato e la responsabilità resta in capo all’apparato statale.
In più di un’occasione la NISA si è occupata della ricerca e dell’arresto dei presunti affiliati a organizzazioni terroristiche seguendo le direttive della corte militare. Human Rights Watch a più riprese ha messo in evidenza come il trattamento cui vengono sottoposti i sospettati violi i diritti umani. I detenuti, secondo quanto riportato, avrebbero trascorso lunghi periodi in custodia senza essere processati, con una privazione del diritt a un trattamento giusto e a un processo corretto.
L’operato della NISA è risultato controverso in diversi frangenti: nel 2016, durante il primo mandato presidenziale di Hassan Sheikh Mohamud, l’Agenzia di Intelligence e Sicurezza ha arrestato delle persone facenti parte di un centro studi di analisi politica che si rivolgeva principalmente a un pubblico di lingua araba. La NISA ha detenuto i ricercatori per diverso tempo, non consentendo loro alcuna assistenza legale, trasferendoli successivamente in una prigione federale della capitale e, a seguito della pressione di varie ONG, liberandoli tre settimane dopo. Nessuna dichiarazione è stata rilasciata da parte del Governo o dall’Agenzia. La NISA all’epoca del fatto non aveva alcun potere che le permettesse di sottoporre a misure di custodia i sospettati. Secondo l’interpretazione del disegno di legge in questione le sarebbe adesso concesso potenzialmente di procedere con queste modalità senza subire conseguenze.
Fig. 2 – Agenti della NISA pattugliano la capitale
LA STRUTTURA DI AL-SHABAAB
Dagli anni Duemila, periodo nel quale è nato da una costola dell’Unione delle Corti Islamiche, al-Shabaab ha visto il proprio potere accrescersi di pari passo con l’influenza sull’area centrale e meridionale della Somalia. Dopo un periodo di rallentamento dell’attività terroristica tra il 2011 e il 2013, i suoi attacchi hanno preso di mira in diverse occasioni anche il vicino Kenya. Il controllo di un fenomeno di tale portata richiede interventi adeguati che agiscano alla base dello schema che garantisce il funzionamento della struttura del gruppo. Una parte degli obiettivi del disegno di legge attuale va a integrarsi all’Anti-Money Laundering and Countering the Financing of Terrorism Act, un atto legislativo del 2016 che determina le responsabilità e le pene per chi finanzia direttamente o indirettamente l’attività terroristica di qualsiasi natura. Dotando gli apparati esecutivi dello Stato di una maggiore libertà di azione si otterrebbe un controllo più efficiente delle risorse alle quali al-Shabaab ha accesso. Infatti secondo il centro studi Africa Center le finanze della cellula terroristica si aggirerebbero attorno ai 100 milioni di dollari all’anno, poco meno della metà del denaro che annualmente giunge alle casse dello Stato. Si stima che il gruppo jihadista conti tra i 5mila e i 10mila membri attivi sparsi sul territorio. Questi avrebbero un ruolo chiave nel garantire un continuo flusso economico tramite estorsioni ai danni dei cittadini e dei leader locali, ma anche attraverso la riscossione della zakat, l’elemosina rituale prevista dall’Islam, che in questo caso consiste nel versamento del 2,5% del guadagno annuale di ogni attività commerciale annotato in appositi elenchi forniti dal reparto di intelligence del gruppo terroristico. La compravendita delle armi rappresenta un’ulteriore fonte di approvvigionamento, nonostante il Paese sia sottoposto al più lungo embargo attuato dalle Nazioni Unite.
L’utilizzo della cosiddetta strategia del terrore da parte degli affiliati ad al-Shabaab si concretizza con omicidi di personaggi di rilievo, come ufficiali e rappresentanti di clan, e con assalti armati che prendono di mira le forze militari e la popolazione civile, contribuendo così al mantenimento della posizione predominante all’interno della Somalia.
Il continuo funzionamento di un sistema a tal punto radicato è facilitato dalle pressioni che esercita al-Shabaab indirettamente sull’apparato politico della nazione: si sospetta che alcuni membri abbiano accesso alle Istituzioni, dalle quali prendono informazioni per ricattare rappresentanti politici al fine di favorire l’elezione di figure di rilievo collegate alla loro attività . A riprova della strategia utilizzata, il caso nel 2014 di Abdisalam Mohamed Hassan, il precedente capo della NISA che avrebbe fornito ad al-Shabaab foto e informazioni personali riguardanti gli agenti sotto il suo comando in cambio di denaro.
Fig. 3 – Membri di Al-Shabaab
L’IMPEGNO DEL GOVERNO NELL’ANTITERRORISMO
Secondo la dirigenza somala la conferma finale del disegno di legge costituirebbe un importante passo avanti nella lotta al terrorismo, rendendo più efficienti le operazioni della NISA. Sempre a tal proposito, nel mese di febbraio è stato approvato un ulteriore atto legislativo denominato Bill of the National Intelligence and Security Agency of Somalia. Questo documento è composto da 52 articoli raggruppati in sette capitoli riguardanti principalmente l’aspetto della sicurezza nazionale e il ruolo svolto dall’Agenzia nel suo mantenimento. Il direttore della NISA nel cercare di dissipare ogni forma di incertezza ha garantito che una maggiore attribuzione di poteri non recherà danno in alcun modo alla popolazione civile. Una approvazione unanime è giunta anche dai rappresentanti degli altri Paesi del Corno d’Africa, che hanno sottolineato come il problema del terrorismo possa essere contrastato solo unendo le forze.
Alcune problematiche sono sorte in merito anche a questa legge: stando a quanto riportato, l’Agenzia di intelligence dovrebbe trattenere i sospettati per un massimo di 48 ore, entro le quali spetterà poi alla magistratura prendere la decisione finale. Le visite e l’assistenza legale saranno possibili una volta trascorsi due giorni, periodo durante il quale il prigioniero non avrebbe diritto a contatti con l’esterno. Oltretutto, in situazioni di emergenza non ben categorizzate, alla NISA è concesso l’arresto di individui sospettati anche in assenza di mandato.
In definitiva, l’implementazione di questi due strumenti legislativi dovrebbe consentire una migliore gestione del fenomeno del terrorismo. Tra alcuni osservatori permane il timore che tali leggi possano legittimare l’assunzione di comportamenti illeciti da parte della NISA. Recentemente l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale, in piena linea con quanto riportato nel Bill of the National Intelligence and Security Agency of Somalia, ha richiesto e ottenuto una serie di dati personali dalle compagnie telefoniche del Paese che le hanno permesso di identificare una rete di uomini d’affari collegati ad al-Shabaab che sono stati posti sotto controllo.
Sofyene Meddourene
“Somalia: A Talk with President Hassan Sheikh Mohamud” by U.S. Institute of Peace is licensed under CC BY