In 3 Sorsi – Il candidato di Unión por la Patria Sergio Massa vince a sorpresa il primo turno delle presidenziali argentine. Il 19 novembre è previsto il ballottaggio, ma il leader dell’estrema destra Javier Milei parte da favorito.
1. IL RITORNO DEI KIRCHNER
La notte elettorale argentina ha destato più di qualche sorpresa. Il candidato di Unión por la Patria Sergio Massa, ministro dell’economia e delfino dei Kirchner, si è aggiudicato il primo turno delle elezioni presidenziali in Argentina con il 36% dei voti, staccando di quasi sei punti Javier Milei, capo politico della coalizione La Libertad Avanza e underdog della politica albiceleste. Ad appena il 23% si è fermata Patricia Bullrich di Juntos por el Cambio, l’alleanza conservatrice supportata dall’ex Presidente Mauricio Macri. Tutto sarà rimandato a domenica 19 novembre, quando Massa dovrà sfidare in un difficilissimo ballottaggio Milei. Il destino del Paese sarà deciso probabilmente dall’elettorato moderato di Bullrich, quello che ha sempre osteggiato le politiche socialiste dei Kirchner. “Non saremo complici del populismo e della mafia che ha distrutto questo Paese”, ha ribadito la Bullrich nella sua dichiarazione alla stampa, aprendo forse una porta ad un negoziato con Milei. L’ascesa di Massa è stata una sorpresa per i commentatori dato che la stragrande maggioranza dei sondaggi davano vincente Milei. Questa inversione si sarebbe verificata negli ultimi quindici giorni ed è dovuta all’aumento dell’affluenza di quattro punti rispetto alle primarie dello scorso agosto e alla vittoria di misura di Milei in quelle che erano considerate le sue principali roccaforti, quali Córdoba, Mendoza, Santafe e la regione del Chaco. Sebbene Milei sia il grande sconfitto della giornata di oggi, parte da favorito per il secondo turno. Merito della drammatica situazione economica in cui è caduta l’Argentina sin dal 2021, del possibile supporto da parte degli elettori di filo-Macri e per l’attacco al “sistema della casta politica”.
Fig. 1 – Sergio Massa ha raggiunto 36% dei voti nel primo turno delle presidenziali argentine ed è la grande sorpresa della corsa alla Casa Rosada, che si concluderà con il ballottaggio il prossimo 19 novembre
2. DA ZERO A MILEI: L’ASCESA DELL’HOMBRE VERTICAL
Professore di economia, opinionista tv e poi candidato alla Presidenza. È stata questa la fulminante carriera di Javier Milei, 54 anni, originario del quartiere Palermo di Buenos Aires. Cresciuto sotto l’egida del primo liberismo austriaco, Milei si è fatto un nome tra gli economisti dopo aver vinto un concorso per la dirigenza nell’AFJP, cioè il centro di comando dell’INPS argentina, ed essere poi assunto dal colosso delle banche inglesi HSBC. La conoscenza del mondo della finanza gli ha aperto le porte dei principali giornali conservatori del Paese, come La Nación o El Cronista, dov’è diventato uno dei commentatori di riferimento dell’opposizione anti-Kirchner. Il passo alla politica è stato breve. Nel 2019 si iscrive al Partido Libertario, forza politica nata l’anno precedente e composta dagli stessi simpatizzanti di Milei. L’anno seguente aderisce all’appello dei nazionalisti spagnoli di Vox e firma la carta di Madrid, un documento creato per riaffermare “l’eredità della civiltà occidentale e il legame culturale della Spagna nel mondo” e per denunciare come il comunismo stesse creando in America Latina “regimi totalitari appoggiati dal narcotraffico”. Nel 2021 è stato eletto come deputato in rappresentanza di Buenos Aires, proponendo di privatizzare sanità e istruzione per poter abbassare la pressione fiscale. Con un anno in anticipo rispetto ai suoi candidati, nell’aprile del 2022 ha dato la sua disponibilità per candidarsi alla presidenza del Paese. Oltre al taglio delle tasse, la grande promessa di Milei è la dollarizzazione dell’economia per contrastare l’inflazione e la crisi economica, come ha esposto in un libro già diventato best seller. Una misura che gli ha garantito l’endorsment di Jair Bolsonaro: suo figlio, Eduardo, era presente al comitato elettorale di Milei, dove ha seguito lo spoglio dei voti.
Fig. 2 – La dollarizzazione dell’economia è la principale promessa elettorale di Javier Milei, il quale spera in questo modo di porre un freno all’inflazione
3. DOLLARIZZARE L’ECONOMIA: CHIAVE DEL BALLOTTAGGIO
L’economia monetaria sarà il tema centrale del ballottaggio del prossimo 19 novembre. Da diverso tempo in Argentina i dollari hanno iniziato a essere utilizzati informalmente al posto dei pesos, dato che l’inflazione galoppante ha fatto precipitare il valore dei risparmi privati, creando una situazione da Repubblica di Weimar. Il Paese albiceleste si troverà di fronte ad un bivio. Da un lato Sergio Massa, lo statalista contrario ad adottare il dollaro in Argentina, e dall’altra Milei, il populista che promette di risollevare il Paese grazie al cambio di moneta. Un altro dilemma sul risultato finale coinvolge la data del secondo turno poiché lunedì 20 novembre è festa nazionale, quindi il lungo ponte potrebbe disincentivare molti argentini dal rientrare in anticipo per votare. Ciò favorirà una grande astensione al ballottaggio? Tra un mese la risposta.
Mattia Fossati
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