Ristretto – Sono passate circa 24 ore da quando l’esercito israeliano ha annunciato ufficialmente di aver ucciso Hassan Nasrallah, fondatore e storico leader del movimento sciita libanese Hezbollah, e molti sono gli interrogativi che questa morte ha portato con sĂ©. Come reagirĂ l’Iran alla decapitazione di uno dei suoi principali strumenti armati di influenza nella regione? Hezbollah riuscirĂ , nel breve termine, a ricostituirsi e rispondere alle operazioni offensive condotte negli ultimi giorni dallo Stato d’Israele? Quale sarĂ il nuovo equilibrio Medio Orientale? La prossima mossa dell’Israeli Defense Forces (IDF)?
Nella storia del Medio Oriente il 28 settembre 2024 verrĂ ricordato come il giorno in cui lo Stato d’Israele ha neutralizzato Hassan Nasrallah, fondatore e leader del movimento sciita libanese Hezbollah, uno dei movimenti politici e armati che, sin dalla propria creazione nel 1982, ha contribuito allo spostamento periodico dell’equilibrio politico e internazionale della regione. A circa 24 ore da quello che sembra il culmine di dieci giorni di operazioni delle Forze Armate israeliane contro l’organizzazione filoiraniana libanese, la comunitĂ internazionale si interroga su quale sarĂ la reazione del gruppo sciita, dei suoi alleati e soprattutto dell’Iran, che, nel corso degli ultimi decenni, ha usato Hezbollah come strumento politico e armato di influenza. La prima reazione dell’organizzazione è stata quella di confermare la morte del proprio leader in uno statement apparso su Telegram, in cui il movimento ha ribadito la propria volontĂ di continuare a supportare la popolazione palestinese e della Striscia di Gaza, dove, fino ad oggi, sono morti piĂą di 40mila civili. Da un punto di vista operativo, è difficile stabilire quale sarĂ la prossima azione di Hezbollah, posto che tutti i quadri sono stati eliminati, tranne Abu Ali Rida, comandante della UnitĂ “Badr” sopravvissuto alla vasta operazione israeliana contro Hezbollah. Tuttavia, è difficile pensare che Abu Ali Rida da solo sia in grado, eventualmente, di condurre un’offensiva contro le forze militari dell’IDF. L’attenzione, quindi, è tutta concentrata sulle azioni dell’Iran, che non solo supportava Hezbollah con sostegno logistico e fornitura d’armamenti, ma ha sempre sfruttato il movimento sciita come un mezzo per diffondere la propria influenza e sostenere quello che, da sempre, i dirigenti iraniani definiscono come l’Asse della Resistenza contro il “Grande Satana”, cioè gli Stati Uniti, e il “Piccolo Satana”, ossia lo Stato di Israele. Nel momento in cui si sta scrivendo, la Repubblica Islamica dell’Iran, oltre ad aver espresso ufficialmente il proprio cordoglio per la morte di un prezioso alleato e aver invitato i fedeli di confessione sciita a supportare Hezbollah e i suoi membri, non si è esposta ulteriormente. Una guerra aperta con Israele sembra poco probabile a meno che proprio Israele non decida di spostare ulteriormente il fronte del conflitto. Certamente l’Ayatollah Khamenei dovrĂ elaborare una strategia per ricostituire la propria rete, che oltre ad Hezbollah e Hamas, fortemente danneggiati dalle operazioni israeliane, conta al suo interno il movimento yemenita degli Houthi e le milizie filoiraniane sparse tra Siria e Iraq. Una reazione, dunque, ci sarĂ di certo, ma con gli elementi ora a disposizione non è possibile sapere nĂ© il come nĂ© il quando. In questo grande caos in cui il Presidente uscente degli Stati Uniti Biden si congratula per l’uccisione del leader di Hezbollah e il premier israeliano Benjamin Netanyahu accusa l’ONU di essere una “palude antisemita”, l’equilibrio del Medio Oriente – estremamente precario – sembra dipendere, sempre di piĂą, dalle azioni di Israele e dalla riorganizzazione di una rete legata a doppio filo con l’Iran e costretta, ora, a prendere una decisione rischiosa: ristrutturarsi per attaccare, avvicinando pericolosamente la regione a un conflitto su larga scala o scendere a patti con quella che potrebbe essere la fine di un “capitolo storico” in cui attori non statuali, come Hamas e Hezbollah, sono stati capaci di influenzare la storia e la politica di un’intera regione.
Sara Cutrona
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