Analisi – La rielezione di Trump è destinata a esacerbare la competizione USA-Cina: guerra commerciale, tensioni su Taiwan e influenza globale entreranno in gioco. Xi Jinping, che mira a rivedere il sistema internazionale per creare un ordine multipolare, dovrà interfacciarsi con un nuovo Presidente che potrebbe dare filo da torcere al Dragone, minandone la stabilità interna, ma anche lasciare vasti spazi di espansione. Il tutto comunque sembra diretto ad aumentare la complessità geopolitica globale.
SOGNO AMERICANO VS SOGNO CINESE
La nuova vittoria di Trump, che ha tinto di rosso la “election map” degli Stati Uniti, non sorprende come nel 2016, ma ripropone ugualmente molti interrogativi, legati al carattere imprevedibile, per alcuni versi imperscrutabile e incontrollabile, del 47° Presidente degli Stati Uniti, deciso a realizzare quanto enunciato nell’ormai celebre acronimo MAGA (Make America Great Again), con le modalità che abbiamo imparato a conoscere durante la passata Presidenza, i quattro anni di Governo democratico e l’ultima campagna elettorale.
Le possibili ripercussioni di questa postura e le collegate incognite si diffondono nel panorama internazionale e vanno in particolare a impattare sulla Cina, la cui dinastia rossa, legittimata dal successo economico e saldamente ancorata al Partito comunista, cerca di tornare alla propria tradizionale totalità . Lo sforzo ideologico di Xi Jinping attinge infatti al “tian xia”, che viene tradotto come “Tutto ciò che sta sotto il Cielo”, cardine della filosofia politica cinese, il cui fine è quello di superare il secolo dell’umiliazione e riconquistare il proprio atavico spazio geopolitico. Per farlo occorrerà un non facile equilibrismo tra presente e passato, crisi economiche e PIL in tenuta, modernizzazione interna e assertività internazionale, per una proiezione su un futuro “armonioso” di sviluppo green, altamente tecnologico ma senza troppi divari di ricchezza in un mondo aperto, inclusivo e interconnesso per un futuro condiviso dell’umanità .
Fig. 1 – ROBO X, la prima supercar al mondo dotata di intelligenza artificiale, al Guangzhou Auto Show di Guangzhou, Cina, 15 novembre 2024
DALLA RETORICA AI FATTI
Dall’insediamento del nuovo Presidente, che avverrà il 20 gennaio 2025, la piega che prenderà la politica internazionale emergerà da fatti concreti, che potrebbero cominciare a delinearsi fin dalle prossime settimane, per poi dare forma al principio guida “America First”, che pone al centro gli interessi propri dei cittadini degli States, declinati con varie modalità , attraverso politiche molto attente alla sicurezza nazionale e sempre più incisive per il commercio internazionale, anche attraverso barriere tariffarie generalizzate.
Una possibile conseguenza di questa postura, dati i rapporti non facilissimi con l’UE, i possibili dazi paventati anche per le merci europee, potrebbe essere un riavvicinamento europeo alla Cina, forse con nuove chance per la Belt and Road Initiative nei corridoi europei, che ridarebbe nuovo slancio alla proiezione del Paese di Mezzo nel mondo.
Fig. 2 – Un cappello di Trump alla Borsa di New York (NYSE), 6 novembre 2024. Donald Trump ha rapidamente impresso la propria impronta sui mercati finanziari: la sua vittoria alle elezioni presidenziali statunitensi ha spinto i titoli del “Trump Trade” su tutti gli asset
LE PROSPETTIVE DI XI JINPING
Dal canto suo il Governo di Pechino, dopo il XVI vertice dei Brics e il VII China International Import Expo (CIIE) di Shanghai, è andato avanti con la costruzione, lenta ma forse inesorabile, di un sistema internazionale multipolare, condiviso con le economie più o meno emergenti, nel tentativo di emarginare il dollaro nelle transazioni, per tessere relazioni decisamente win win, allo scopo di costruire una nuova forma di civiltà umana, che non converge verso il modello occidentale. Per il Governo cinese sarà comunque più difficile esportare l’extracapacità produttiva, data anche la propensione al risparmio del popolo cinese che non accenna a cambiare, che contribuisce a garantire benessere e stabilità all’interno e a sostenere la corsa al primato globale. Le maggiori criticità sono collegate alla “Slowbalization”, aperta dopo i recenti e ripetuti shock, ma anche alle strategie di decoupling, soprattutto tecnologico, di cui Trump è stato protagonista, dal bando di Huawei a quello di ByteDance e Tencent, fino alla guerra sui semiconduttori che ha prodotto per alcuni versi lo “splinternet”, la frammentazione di internet.
Embed from Getty ImagesFig. 3 – Di nuovo a confronto: Donald Trump e Xi Jinping
LA VARIABILE ELON MUSK
La propaganda elettorale dovrà poi essere calata nel mondo degli affari: Trump, nel tentativo di imporre dazi e riequilibrare il deficit commerciale, dovrà fare i conti anche col suo finanziatore di punta, Elon Musk, incaricato per una difficile “spendig review” tesa a rendere più efficiente l’Amministrazione statunitense e per molti versi collegato alla Cina.
Ricordiamo che, in un’intervista a Bloomberg del 2011, non trattenne le risa all’idea che le aziende automobilistiche cinesi, e in particolare il colosso BYD Auto, specializzato nella produzione di auto elettriche, potesse competere con Tesla. Di fronte all’acquisita leadership mondiale conquistata da BYD, Musk è tornato sui suoi passi, ammettendo pubblicamente la competitività delle aziende automobilistiche cinesi, anche in grado di demolire la maggior parte delle altre realtà , soprattutto per le capacità di assemblamento e la connessione con i produttori di software. La necessità pertanto di nuove tariffe doganali, propagandata dallo stesso Musk, si scontra però pesantemente con la storia di Tesla, cui il Partito comunista cinese ha lanciato un salvagente nel 2017, periodo in cui stava rischiando il fallimento, consentendo l’apertura della gigafactory 3 a Shanghai. I recenti contatti, avallati dal Primo Ministro Li Qiang, hanno fruttato a Musk non solo incentivi per la produzione, ma anche la possibilità di stipulare un accordo con Baidu per le funzioni di navigazione in Cina, indispensabile per le auto a guida autonoma, cui si aggiunge la possibilità di trasferire negli Stati Uniti il gran numero di dati ottenuti dai modelli Tesla prodotti nella RPC. Vedremo quindi se Musk, grazie alle sue indiscutibili capacità di visionario,  saprà trovare una quadra tra accordi e sanzioni.
Fig. 4 – Un negozio BYD 4S a Nanchino, 31 ottobre 2024, BYD annuncia che il suo reddito operativo nel terzo trimestre del 2024 è di 201,1 miliardi di yuan, con un aumento del 24% rispetto allo stesso periodo, superando le entrate di Tesla nello stesso periodo (circa 180 miliardi di yuan)
IL DESTINO DI TAIWAN
Del resto, a fronte delle accuse statunitensi per le molteplici pratiche commerciali considerate sleali accompagnate da manipolazioni della valuta, la Cina ha adottato una strategia di moderata ritorsione, proseguendo imperterrita la corsa per primeggiare nella produzione di auto elettriche, di droni e nella costruzione di smart city, possibile anche per la diffusione capillare dell’alta velocità e per la capacità tecnologica cinese all’avanguardia, pur tra tante criticità .
La strategia cinese, che gli economisti chiamerebbero “catfish effect” si riconnette alla sorte di Taiwan. La postura di Trump anche qui è ondivaga: da una parte è stato l’unico Presidente a telefonare a un Presidente taiwanese per congratularsi dopo l’avvenuta elezione, senza lesinare al Dragone ogni sorta di accusa (da untore Covid a Paese avvezzo a “violentare” gli States), dall’altro potrebbe utilizzare l’isola come merce di scambio, nel tentativo di alleggerire gli impegni americani nella fornitura di armi e di riprendere la manifattura dei microchip. Il nuovo Presidente ha poi più volte espresso dubbi per la NATO così come è gestita e posizionata oggi, e rivelato un certo disinteresse per le tradizionali alleanze del Sud-est asiatico, cardine del pivot to Asia caro ai democratici e tradizionale cortile di casa cinese. Inoltre i muri col Messico e lo scarso interesse trumpiano per l’Africa potrebbero accelerare la penetrazione cinese nei due continenti.
Fig. 5 – Mappa della Cina e di Taiwan, creata a Istanbul, 15 ottobre 2024
In conclusione guardare con molta apprensione al nuovo quadriennio non deve far perdere quel sottile filo di speranza che accompagna sempre ogni cambiamento, con l’auspicio (per quanto ci paia assai remoto) che si possa lavorare per tessere relazioni stabili, realmente sane e sostenibili, nell’interesse comune della comunità internazionale.
Elisabetta Esposito Martino
“Donald J. Trump at Marriott Marquis NYC September 7th 2016” by Michael Vadon is licensed under CC BY