Ristretto – Il Governo pakistano è riuscito a negoziare un cessate il fuoco di sette giorni nella provincia settentrionale del Khyber Pakhtunkhwa, teatro da giorni di sanguinosi scontri tra sunniti e sciiti. Ma permangono molti dubbi sulla capacità di mantenere la pace in un’area dilaniata da tempo da violenze settarie e situata a ridosso della pericolosa frontiera con l’Afghanistan.
L’ultima ondata di scontri ha riguardato il distretto di Kurram, dove giovedì 21 novembre alcuni uomini armati hanno attaccato un convoglio di civili uccidendo oltre 40 persone. Molte delle vittime appartenevano alla comunità sciita e ciò ha provocato un’immediata rappresaglia di quest’ultima contro i sunniti locali, risultata nella morte di altre 21 persone. Di fronte all’escalation le autorità provinciali e federali si sono subito mobilitate per negoziare una tregua tra le parti e un cessate il fuoco sembra essere stato infine raggiunto per la durata di sette giorni, accompagnato da scambi di prigionieri e dei corpi dei caduti. È stata anche annunciata la creazione di una commissione che si occuperà delle dispute territoriali tra le tribù dell’area, all’origine di molti dei conflitti attuali. Ma restano dubbi sulla tenuta dell’accordo e a poche ore dall’annuncio del cessate il fuoco circolavano ancora notizie di scontri in diversi villaggi nel sud di Kurram. Intanto il numero complessivo delle vittime è salito a 88 e ci sono anche un centinaio di feriti, alcuni in condizioni gravi e senza possibilità di accedere a cure mediche adeguate.
Un tempo parte delle FATA, cioè le aree tribali amministrate dal Governo federale, Kurram è stato incorporato nel Khyber Pakhtunkhwa nel 2018, cambiamento che non pare avere attenuato le tradizionali tensioni settarie dell’area. In passato il distretto ha visto anche numerose operazioni anti-terrorismo volte ad estirpare la presenza dei talebani pakistani, incoraggiata dalla vicinanza del confine afghano. L’ultima risale al 2012 e consentì a Islamabad di ristabilire il proprio controllo sull’intero territorio distrettuale. Sono però ancora segnalate diverse infiltrazioni talebane ed è localmente attiva anche la Rete Haqqani, responsabile di numerosi attentati contro la comunità sciita di Kurram.
Con la tregua negoziata il Governo pakistano spera probabilmente di congelare la situazione e spegnere una delle tante crisi di sicurezza che deve affrontare in queste settimane, compreso il riaccendersi delle proteste popolari legate alla saga giudiziaria dell’ex Premier Imran Khan. Inoltre un Khyber Pakhtunkhwa pacificato, per quanto provvisoriamente, consente di portare avanti il progetto di un’operazione militare su larga scala nel sud del Paese contro i separatisti beluci, approvata recentemente dal Primo Ministro Shehbaz Sharif. Un’operazione forse frutto delle pressioni diplomatiche della Cina, principale vittima delle azioni terroristiche dei separatisti e partner politico-economico sempre più indispensabile per Islamabad.
Simone Pelizza
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