In 3 sorsi – Nel panorama geopolitico asiatico, il conflitto sul confine himalayano tra India e Cina è uno dei temi più complessi e duraturi. Confronti di lunga data, dispute territoriali e scontri intermittenti hanno caratterizzato le relazioni tra i due giganti asiatici. Tuttavia un segnale positivo è emerso negli ultimi mesi con una recente intesa tra le due potenze, mirata a ridurre le tensioni e a promuovere una gestione pacifica delle dispute frontaliere. Questo accordo rappresenta una svolta significativa e potrebbe segnare un nuovo capitolo nelle relazioni sino-indiane.
1. UN CONFLITTO STORICO
Il 15 giugno 2020, nella valle del fiume Galwan, uno scontro mortale tra India e Cina ha interrotto anni di relativa tregua. Almeno 20 soldati indiani persero la vita in un confronto nel Ladakh, una regione contesa situata tra le catene montuose del Karakorum e dell’Himalaya. Lo scontro si è verificato lungo la Linea di Controllo Effettivo (LAC), un confine mai formalmente definito che, sin dalla guerra del 1962, è al centro delle tensioni tra i due Paesi.
Le tensioni tra India e Cina sono poi aumentate sotto la guida dei leader nazionalisti Xi Jinping e Narendra Modi, i quali vedono la propria reputazione politica strettamente legata all’assertività internazionale e alla proiezione di potere all’estero. La crescente rivalità ha acuito i timori reciproci, alimentati da una maggiore cooperazione tra India e Stati Uniti, che preoccupa Pechino, e dall’espansione dell’influenza cinese nei Paesi vicini all’India, insieme al suo costante sostegno al Pakistan, che inquieta Nuova Delhi.
Fig. 1 – Soldati cinesi sorvegliano il passo Nathu La durante gli scontri di confine sino-indiani del 1967
2. UN PASSO VERSO LA DISTENSIONE
Il 21 ottobre 2024, India e Cina hanno siglato un accordo per ristabilire i pattugliamenti e le attività di pascolo lungo la Linea di Controllo Effettivo (LAC), accompagnato dal ritiro delle truppe da alcune aree contese. Un gesto simbolico, sottolineato dallo scambio di dolci tra i soldati indiani e cinesi durante il Diwali, ha segnato un passo avanti nella distensione. L’accordo prevede un graduale disimpegno militare nel Ladakh e nel Kashmir, con l’obiettivo di ridurre le tensioni tra India e Cina. Il processo è stato rafforzato dall’incontro tra i leader dei rispettivi Paesi durante il vertice BRICS+ a Kazan, il primo dopo cinque anni.
Tuttavia il conflitto di confine resta irrisolto, con la Cina che continua a costruire infrastrutture in territori contesi, complicando anche le relazioni con il Bhutan. La militarizzazione del confine resta elevata, con migliaia di soldati schierati su entrambi i fronti. Inoltre, le tensioni hanno avuto ripercussioni economiche: l’India ha limitato gli investimenti cinesi e sospeso i voli diretti. Sebbene l’accordo rappresenti un progresso, serviranno ulteriori negoziati e sforzi diplomatici per trasformare questa fragile tregua in una pace duratura.
Fig. 2 – Modi, Putin e Xi durante il vertice BRICS di Kazan, 23 ottobre 2024
3. LE IMPLICAZIONI GEOPOLITICHE E LE SFIDE FUTURE
L’accordo tra India e Cina riveste una significativa importanza strategica per due ragioni principali. Da un lato invia un messaggio di autonomia geopolitica agli alleati occidentali, in particolare agli Stati Uniti, sottolineando come l’India mantenga relazioni attive con la Russia senza allinearsi completamente alle politiche anti-cinesi di Washington. Dall’altro rappresenta un compromesso tra le diverse priorità dei due Paesi: mentre Pechino punta a intensificare la cooperazione commerciale e politica, Nuova Delhi considera la risoluzione delle dispute di confine un prerequisito per qualsiasi progresso nei rapporti bilaterali.
Restano però irrisolti alcuni nodi cruciali, come le tensioni nelle aree di Galwan e Pangong Tso, che rimangono potenziali teatri di scontro. L’attuazione dell’intesa richiederà un’attenta gestione per prevenire incidenti e garantire la stabilità. Sul fronte economico, il commercio rimane fortemente sbilanciato a favore della Cina, con l’India che registra un significativo deficit commerciale, una disparità aggravata dalle restrizioni indiane sugli investimenti cinesi, che hanno limitato la cooperazione e penalizzato alcuni settori strategici domestici. Nuova Delhi mira a una de-escalation più ampia, con un ritorno delle forze ai livelli pre-2020, per alleviare i costi operativi e concentrarsi su altre priorità strategiche, come la sicurezza marittima.
Più che una riconciliazione definitiva, l’accordo rappresenta un passo verso una “competizione più controllata”, accompagnata da meccanismi per prevenire crisi accidentali e mantenere un equilibrio regionale fragile, ma necessario.
Maria Grazia Russo
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