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La crisi energetica in Transnistria

In 3 sorsi La popolazione della Transnistria, regione separatista della Moldova, sta attualmente affrontando una grave crisi energetica in seguito all’interruzione delle forniture di gas russo che, attraverso l’Ucraina, arrivavano in Europa.

1. 400MILA PERSONE SENZA RISCALDAMENTO

Il nuovo anno si è aperto con difficoltà nella regione secessionista della Moldova, con la popolazione costretta ad affrontare giorni di rigido inverno senza riscaldamento a causa dell’interruzione del flusso di gas proveniente dalla Russia. L’attuale crisi energetica è una delle conseguenze dirette del conflitto tra Russia e Ucraina, ma riflette anche il complesso rapporto conflittuale che lega Mosca, Chisinau e Tiraspol. Dalla mattina del primo gennaio, la popolazione della Transnistria è stata esortata dalla Società energetica locale a vestirsi con abiti pesanti, riunirsi in una sola stanza per scaldarsi e utilizzare riscaldatori elettrici per fronteggiare l’assenza di riscaldamento centralizzato. Industrie e fabbriche sono state costrette a chiudere e la prospettiva è quella di dover ricorrere alle riserve di carbone per affrontare l’inverno. Nella piccola enclave russofona si sta giocando una delle tante battaglie del grande conflitto tra Russia e Europa, e il gas rimane una delle armi più letali.

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Fig. 1 – Il posto di transito di Varnita tra Transnistria e Moldova

2. LA VIA DEL GAS

Il 31 dicembre 2024 è scaduto l’accordo quinquennale di transito che permetteva il passaggio del gas dal cuore della Siberia all’Europa attraverso il viadotto Urengoy–Pomary–Uzhhorod. Il contratto non è stato rinnovato da Kiev per recidere quell’ultimo legame che la univa a Mosca. Mentre la Moldova, come la maggior parte dei Paesi europei, si ritiene pronta a fronteggiare questa situazione per via della diversificazione energetica che da un anno è stata portata avanti dalla Presidente Maia Sandu, proprio nell’ottica di sganciarsi dalla dipendenza russa, la Transnistria ne sta facendo le spese per via del suo status particolare. La Transnistria è infatti una regione autoproclamatasi indipendente dal 1991 che gode di semiautonomia, ma di fatto compresa nell’area di sovranità moldava. Aveva usufruito fino ad adesso del rifornimento di gas da parte del gigante statale russo Gazprom gratuitamente, gonfiando un debito della Moldova che questa stima in 9 milioni di dollari, mentre la Russia sostiene ammonti a circa 700 milioni. La fornitura gratuita a Tiraspol rientrava presumibilmente in una più ampia strategia energetica portata avanti con l’obiettivo di alimentare da un lato lo spirito secessionista della Transnistria, e dall’altro la dipendenza della Moldova verso la Russia. È questa particolare situazione contrattuale di insolvenza la motivazione ufficiale che ha spinto Gazprom a interrompere le forniture. 

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Fig. 2 – La Presidente moldava Maia Sandu: la crisi energetica in Transnistria è la prima grande prova del suo secondo mandato presidenziale, iniziato poche settimane fa

3. QUALI CONSEGUENZE PER L’EUROPA

La chiusura della porta di accesso del gas russo nel mercato europeo, tramite i gasdotti ucraini, come già detto è stata una decisione presa da Kiev per diminuire gli introiti che alimentavano l’economia russa, ma che inevitabilmente colpisce anche quei Paesi europei che sul gas russo facevano ancora affidamento. In un rapporto della Commissione europea traspare sostanziale ottimismo sulle riserve energetiche dei Paesi dell’Unione e sul soddisfacente lavoro di diversificazione delle rotte energetiche portato avanti dall’inizio della guerra. Ma Paesi come la Slovacchia temono le conseguenze di questo stop. Al momento il Governo di Bratislava, guidato da Robert Fico, è ai ferri corti con Kiev e considera l’interruzione dell’accordo con Mosca una mossa potenzialmente dannosa per le finanze slovacche ed europee. Fico sta persino valutando ufficialmente ritorsioni contro l’Ucraina
Per quanto riguarda la Moldova invece è ipotizzabile un allontanamento ulteriore di Chisinau da Mosca e un suo contestuale avvicinamento ai partner europei. Il Governo moldavo ha accusato apertamente il Cremlino di portare avanti una guerra ibrida per destabilizzare il Paese in vista delle imminenti elezioni parlamentari di autunno che potrebbero confermare il trend europeista delle ultime consultazioni. Nel frattempo la questione della Transnistria rimane aperta e, al momento, la priorità è scongiurare una potenziale crisi umanitaria

Chiara Battaglini

Tiraspol, Transnistria” by Stefan Wisselink is licensed under CC BY

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Perchè è importante

  • Dal 1° gennaio la Transnistria è in blackout: mancano acqua calda e riscaldamento. L’accordo che garantiva il passaggio del gas dalla Russia attraverso l’Ucraina non è stato rinnovato per volontà di Kiev.
  • Il rubinetto del gas è una delle armi di questa guerra. Se da un lato il mercato energetico europeo sembra essere relativamente al sicuro, dall’altro circa 400mila persone che vivono al confine orientale dell’Europa stanno pagando un prezzo molto alto.

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Chiara Battaglini
Chiara Battaglini

Nata nel 2001 a Roma. Mi sono laureata in Scienze politiche e attualmente frequento il corso magistrale alla Sapienza di “Relazioni internazionali e istituzioni sovranazionali”. Mi appassiona comprendere e analizzare le intricate dinamiche geopolitiche e le vicende di politica internazionale, con particolare interesse per tutto ciò che rientra nel mondo post sovietico.

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