In 3 Sorsi – Il 12 marzo elementi delle Tigray Defense Forces hanno preso il controllo di alcune località della regione settentrionale dell’Etiopia e della capitale regionale Macallè. Per comprendere quanto sta accadendo giova ricapitolare le tappe precedenti.
1. IL PROGETTO CENTRALISTA DI ABIY AHMED E LA GUERRA DEL TIGRAI
Nel 2018 l’ascesa al potere di Abiy Ahmed ha posto fine alla decennale preminenza del Tigray People’s Liberation Front (TPLF) nella politica etiope. La marginalizzazione del partito tigrino ha alimentato i contrasti tra il nuovo premier, che promuove una politica di accentramento e superamento del federalismo etnico, e il TPLF, geloso della propria autonomia.
Nel 2020 le tensioni sono sfociate in una vera e propria guerra, quando Abiy Ahmed ha deciso di sostituire al Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo Etiope (confederazione dei quattro partiti etnici vittoriosi contro il regime del Derg nel 1991) un nuovo partito unico, il Prosperity Party, in cui sono confluiti altri partiti etnici e che agisce in maniera più centralizzata, controllando direttamente le proprie diramazioni nelle regioni. La guerra del Tigrai ha provocato 600mila vittime e 3 milioni di sfollati, contrapponendo le Tigray Defense Forces (TDF) all’esercito etiope e ai suoi alleati eritrei e Amhara. L’accordo di pace stipulato a Pretoria nel novembre 2022 prevedeva cessazione delle ostilità, ritiro delle forze straniere, disarmo delle TDF e creazione della Tigray Interim Regional Administration.
L’amministrazione ad interim, instaurata nel 2023, è però composta solo al 51% da membri del TPLF, che ha visto ridimensionata la propria tradizionale egemonia nel Governo locale. In questo caso si scontrano due modelli di governance: quello secondo cui le amministrazioni regionali devono restare in mano alla rispettiva etnia dominante e quello che invece prevede una partecipazione di minoranze etniche e organizzazioni della società civile ai livelli territoriali.
Fig. 1 – Il Presidente dell’Etiopia Abiy Ahmed a Kigali per le commemorazioni del 30° anniversario del genocidio in Ruanda, 7 aprile 2024
2. I MOTIVI DELLE DIVISIONI NEL TPFL
Su questo punto si è sviluppata una frattura interna al TPLF: da un lato, Debretsion Gebremichael, segretario del partito, rappresentante della fazione più critica verso il Governo federale etiope e gli accordi di Pretoria, dall’altro, Getachew Reda, Presidente dell’amministrazione ad interim, a capo della minoritaria fazione “moderata”, che punta alla riconciliazione con Addis Abeba, anche a costo di una diminuzione dell’influenza del TPLF nella regione.
Ad agosto 2024 la commissione elettorale federale aveva escluso la reintegrazione del TPLF nel sistema politico etiope. Il partito aveva deciso quindi di indire un congresso, ignorando la diffida del Governo federale. Qui si è approfondita irrimediabilmente la faglia tra Debretsion e Getachew, espulso infine dal partito.
Il problema principale è la scarsa volontà degli attori in campo di implementare fino in fondo gli accordi di Pretoria. In tal senso, sono due le questioni rimaste aperte, strettamente collegate: la presenza di forze militari esterne nel Tigrai e il mancato disarmo delle TDF. Le aree lungamente contese di Badme, Welkait e Raya sono infatti ancora occupate, rispettivamente, dall’esercito eritreo e dalle milizie Amhara: di qui la riluttanza dei combattenti tigrini alla smobilitazione.
Fig. 2 – Il Presidente della Tigray Interim Regional Administration, Getachew Reda (a sinistra), e il Presidente del Tigray People’s Liberation Front, Debretsion Gebremichael (a destra), durante la presentazione del report dell’Unione Africana sul processo di pace nel Tigrati, Addis Abeba, 16 febbraio 2025
3. IL GINEPRAIO ETIOPE: TENSIONI INTERNE ED ESTERNE
Così si è arrivati alla situazione odierna. La fazione di Debretsion, spalleggiata da parte dei militari, ha optato per il colpo di mano, inducendo Getachew a richiedere l’aiuto del Governo federale. Sembra che l’azione di forza sia stata provocata dalla decisione di Getachew di rimuovere tre ufficiali delle TDF ritenuti vicini a Debretsion.
A complicare la situazione, l’Etiopia è attraversata da altri conflitti etnici e vive continue tensioni con i suoi vicini. Per quanto riguarda i conflitti interni, Addis Abeba deve fronteggiare la guerriglia dell’Oromo Liberation Army nel centro del Paese e delle milizie Fano nella regione Amhara, oltre a scontri interetnici al confine sudanese, nell’Ogaden e nell’Etiopia meridionale.
Sul piano delle relazioni estere, il riavvicinamento con la Somalia mediato dal Presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha certamente allentato la tensione con Mogadiscio, ma rimangono rapporti conflittuali con l’Egitto (per la vicenda della Grande Diga della Rinascita) e soprattutto con l’Eritrea. Asmara appare minacciosa, con notizie su una mobilitazione generale appena avviata nel Paese dal Presidente Isaias Afwerki e sospetti di sostegno alla fazione di Debretsion. Nonostante Etiopia ed Eritrea abbiano firmato nel 2018 un accordo di pace e abbiano combattuto come alleate nella guerra del Tigrai, Afwerki gioca un ruolo notoriamente ambiguo. Dal canto suo, l’Eritrea nega le accuse di fomentare il conflitto tigrino, mentre denuncia mire etiopi sul porto di Assab.
Giovanni Tosi
“Tigrayan Women, Ethiopia” by Rod Waddington is licensed under CC BY-SA