In 3 Sorsi – Il Governo libanese ha deciso di affidare all’esercito nazionale il compito di predisporre un piano per il disarmo delle milizie operanti nel Paese – su tutte quella di Hezbollah – entro il termine dell’anno. Varie sono le ragioni che complicano il proposito.
1. IL DISARMO DI HEZBOLLAH: DECISIONE STORICA O VANA ILLUSIONE?
Il 5 agosto potrebbe rappresentare un momento spartiacque nella storia moderna del Libano. Con una scelta voluta con forza dal Primo Ministro Nawaf Salam, il Governo libanese ha infatti deciso di assegnare all’esercito il compito di preparare un piano per il disarmo di ogni milizia che operi parallelamente rispetto alle forze nazionali. Il riferimento, non espresso in maniera esplicita dal capo dell’esecutivo libanese, ma comprensibile in base al peso specifico rivestito dal movimento armato, è in particolare alla milizia di Hezbollah – che secondo alcune stime possiede tra i 40mila e i 120mila missili, migliaia di missili anticarro e un numero limitato di missili antiaerei e antinave.
Tale decisione si inserisce nel quadro di costanti pressioni da parte del Governo statunitense affinché tutte le armi presenti sul territorio siano affidate all’esercito regolare. Una strategia che trova il contraltare nelle sollecitazioni di Washington a Israele finalizzate alla progressiva riduzione degli attacchi diretti verso il Sud del Libano e la capitale Beirut.
Il disegno finale – negli auspici dell’Amministrazione Trump – dovrebbe essere rappresentato da un allentamento delle tensioni tra i due Paesi che sia prodromico allo sviluppo di relazioni bilaterali prospere e durature tanto sul piano diplomatico quanto su quello economico.
Fig. 1 – Il neoeletto Presidente libanese Joseph Aoun pronuncia un discorso al Palazzo del Parlamento, a Beirut, il 9 gennaio 2025
2. LA RISPOSTA DI HEZBOLLAH E UN INTERROGATIVO DOMINANTE
La prima reazione di Hezbollah alla prospettiva di un disarmo cui procedere entro il termine dell’anno è stata netta, con il Segretario Generale Naim Qassem che ha agitato lo spettro di una “guerra civile” in caso di passaggio alla fase operativa. A ciò è seguita la risposta di Salam, il quale ha sottolineato che “qualsiasi minaccia o intimidazione relativa a un tale scenario di guerra risulta essere totalmente inaccettabile”.
Come in un climax discendente funzionale a evitare uno scontro dalla difficile via d’uscita, Hezbollah ha però successivamente ridimensionato la propria postura – da assertiva a maggiormente attendista – in corrispondenza con la visita dell’inviato americano Tom Barrack a Beirut. Ciò è ben esemplificato dalla raffigurazione di Hezbollah come “un seme che cresce nell’oscuritĂ , destinato a sbocciare in primavera”, effettuata dall’ex Ministro degli Esteri Mustafa Bayram – vicino a Hezbollah. La consapevolezza dell’importanza di questa fase per definire i contorni del futuro induce il movimento sciita a una riflessione: la sopravvivenza è possibile, in assenza dei presupposti – di natura armata – su cui si fonda la sua stessa forza politica? La risposta che Hezbollah stessa darĂ a quest’interrogativo delineerĂ la fisionomia della sua strategia futura, con l’ipotesi di uno scontro frontale che si oppone a quella della possibile scelta di un disegno di unitĂ nazionale e definitiva de-militarizzazione.
Fig. 2 – Il leader di Hezbollah Naim Qassem pronuncia un discorso televisivo durante una cerimonia commemorativa del primo anniversario della morte dell’alto comandante di Hezbollah Fuad Shukr, il 30 luglio 2025, a Hadath, in Libano
3. I FATTORI ALLA BASE DI UNA RINNOVATA CONSAPEVOLEZZA
A orientare l’esito del percorso avviato dal Governo libanese per il disarmo delle milizie operanti nel Paese non sarà soltanto Hezbollah. Un ruolo determinante, infatti, sarà esercitato anche dal mondo arabo – con in testa l’Arabia Saudita – e dagli Stati Uniti, la cui strategia prevede di condizionare l’afflusso di nuovi investimenti al disarmo. Ponendo lo sviluppo di relazioni economiche prospere come conseguenza di tale processo, gli alleati arabi e occidentali del Libano hanno inteso delineare con chiarezza i presupposti per poter procedere alla ricostruzione del Paese. Obiettivo, quest’ultimo, perseguito dall’asse Aoun-Salam nella convinzione che esso possa essere possibile soltanto grazie alla conquista di quella legittimazione internazionale necessaria per cambiare la fisionomia delle relazioni con i propri partner.
Posto tra l’incudine e il martello, il Libano ha dunque deciso di concretizzare il proposito di un disarmo di Hezbollah (e di tutte le altre forze militari parallele all’esercito nazionale) attraverso una linea di condotta diversa da quella adottata finora. La via della prudenza, rivelatasi finora inefficace, sarĂ infatti sostituita da una postura assertiva e dinamica. Nella convinzione di poter contare su un Hezbollah che, indebolito dall’assenza di un supporto paragonabile a quello che l’Iran poteva precedentemente garantirgli, potrebbe accettare un compromesso mai contemplato finora.
Michele Maresca
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