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Il terzo incomodo: il Vietnam e la guerra commerciale Cina-USA

Analisi – Nonostante i dazi doganali applicati dal Presidente americano su diversi beni cinesi, il disavanzo commerciale statunitense nei confronti della Cina ha raggiunto nel 2018 il valore di 323 miliardi e 320 milioni di dollari. Intanto alcuni Paesi asiatici come il Vietnam stanno approfittando del loro scontro commerciale per aumentare il proprio peso economico a livello internazionale.

I RAPPORTI COMMERCIALI CINA-USA

Nel 2018, le esportazioni cinesi negli USA hanno registrato un aumento del 17% rispetto a quelle dell’anno precedente, mentre le esportazioni americane in Cina sono cresciute solo dello 0,07%.
Alla notizia del disavanzo commerciale, l’Amministrazione statunitense ha iniziato a pressare quella cinese. L’obiettivo è organizzare presto un incontro tra i vertici dei due Paesi per arrivare a un accordo. Per tutelare gli interessi economici del proprio paeseTrump ha affermato che è pronto a continuare la guerra dei dazi doganali. A fine 2018 i due Presidenti si erano incontrati durante il G20 a Buenos Aires. Dopo una stretta di mano si era decisa una tregua scaduta il primo marzo.
Gli incentivi dell’Amministrazione Trump per far crescere l’economia americana avevano permesso un miglioramento degli indicatori economici sopra le aspettative. La fine di queste misure, secondo importanti economisti americani, porterà al dimezzamento del tasso di crescita rispetto ai valori del 2018.

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Fig. 1 – Stretta di mano tra il vicepremier cinese Liu He (a destra) e il segretario al Tesoro statunitense Steven Mnunchin (a sinistra) durante l’ultimo round di negoziati commerciali tra i due Paesi (marzo 2019)

L’ASCESA ECONOMICA DEL VIETNAM

Il tasso di crescita del PIL cinese nel 2018 è stato pari al 6,6%, superato da quello vietnamita, che ha raggiunto il 7,08%.
Era dal 1990 che la Cina non registrava un tasso di crescita così basso. Dal punto di vista macroeconomico, il rallentamento dell’economia può rappresentare una fase del ciclo economico. Dopo un periodo di espansione segue generalmente una fase di contrazione. Può essere seguita, in alcune particolari situazioni, da una fase prolungata di stagnazione e la nuova ripresa economica può giungere anche dopo alcuni decenni.
Dopo l’apertura del mercato interno all’economia internazionale nel 1989, il Vietnam messo a confronto con i diversi Paesi asiatici è quello più dinamico. Questo grazie ai recenti miglioramenti tecnologici nel campo agricolo e industriale che hanno fatto crescere costantemente l’economia.
Non a caso anche altri attori asiatici come Tailandia, Cambogia e Singapore hanno iniziato a investire nel Paese.

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Fig. 2 – Un operaio al lavoro in una fabbrica di Vo Cuong, nel nord del Vietnam

IL TRIANGOLO ECONOMICO VIETNAM-CINA-USA

Nel 2017 gli investimenti cinesi in Vietnam hanno raggiunto i 15 miliardi di dollari, concentrati nei settori della componentistica elettronica e nel tessile, dove il minor costo del lavoro locale garantisce margini di guadagno maggiori.
Il Vietnam vive un periodo di forte crescita economica, grazie anche all’aumento delle esportazioni verso il suo più importante partner commerciale, gli USA.
Nel 2018 il valore complessivo delle esportazioni vietnamite verso gli USA ha raggiunto 47 miliardi e 525 milioni di dollari, mentre le importazioni il valore di 12 miliardi e 753 milioni di dollari, con un bilancio positivo pari a 34 miliardi e 772 milioni di dollari. Nel 2017 le esportazioni erano pari a 41 miliardi e 607 milioni, mentre le importazioni a 9 miliardi e 203 milioni di dollari.

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Fig. 3 – Donald Trump con il presidente vietnamita Nguyen Phu Trong durante la recente visita del leader USA ad Hanoi per il summit con Kim Jong-un, 27 febbraio 2019

GLI EFFETTI DELLA GUERRA COMMERCIALE CINA-USA SUL VIETNAM

Questo successo sembra si debba anche agli effetti psicologici della guerra dei dazi doganali tra USA e Cina, iniziata da Trump. Diversi imprese cinesi fornitrici di prodotti per l’America, soprattutto del comparto della telefonia e delle telecomunicazioni, hanno annunciato di voler spostare la propria produzione in Vietnam. Ne sono un esempio le aziende fornitrici della Apple: la cinese GoerJek, produttrice di auricolari per l’iPhone, e la Quanta Computer, produttrice di Apple Watch.
Importanti in tal senso sono state anche le recenti iniziative politiche del Governo vietnamita sul libero scambio con diversi Paesi. Inoltre, la semplificazione burocratica ha permesso di accelerare i processi volti a favorire i progetti internazionali e gli IDE (Investimenti Diretti Esteri).

IL PROBLEMA DELLE BARRIERE COMMERCIALI

Molti economisti fanno notare come a pagare i dazi doganali non siano gli esportatori o i produttori. Trattandosi di una tassa di importazione, i maggiori costi gravano in realtĂ  principalmente sui consumatori.
L’imposizione di barriere commerciali è spesso finalizzata a tutelare un determinato settore commerciale. La distorsione delle regole di mercato crea una cattiva allocazione delle risorse nel lungo periodo e snatura le logiche di costo dello stesso comparto economico. Come è facile intuire, le politiche intimidatorie americane verso Pechino potrebbero non essere efficaci o non raggiungere gli obiettivi fissati. Le ragioni possono non essere legate a logiche di mercato o a possibile errori di valutazione.
Un modo per evitare le restrizioni americane potrebbe essere quello di delocalizzare le aziende cinesi in Paesi non colpiti dalle sanzioni, tra i quali appunto il Vietnam.
Il caso delle relazioni commerciali tra Cina e USA è un esempio di inefficacia delle barriere commerciali. Nonostante l’imposizione di dazi, c’è stato un notevole aumento del deficit commerciale nel 2018. Questo impone quindi di riconsiderare il tema delle barriere commerciali in un sistema economico e con regole di mercato sempre piĂą globali e complesse.

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Fig. 4 – Trump e Xi Jinping durante il loro incontro al G20 di Buenos Aires dello scorso dicembre

SE NON PUOI BATTERE IL NEMICO, FATTELO AMICO

Un primo incontro in Florida era stato organizzato lo scorso febbraio tra USA e Cina per definire un nuovo accordo sui flussi commerciali. Donald Trump aveva affermato, con una serie di post su Twitter, che le trattative con la delegazione cinese avevano aperto la strada alla possibilitĂ  di nuovi accordi commerciali.
Gli USA cercano di negoziare accordi che assicurino la protezione delle proprietà intelletuali. In particolare, i brevetti, i diritti d’autore, i marchi e tutti quei beni e servizi a elevata tecnologia. Questi ultimi rivestono un interesse strategico per la supremazia tecnologia ed economica statunitense. Da questo punto di vista la Cina è stata spesso accusata in passato di aver rubato segreti industriali.
In discussione ci sono anche le riduzioni tariffarie da parte cinese nel settore dell’automotive e su alcuni prodotti agricoli come la soia, che costituiscono un settore economico cruciale in quegli Stati dell’Unione che hanno sostenuto e favorito l’elezione di Trump a Presidente nel novembre del 2016 – temi che saranno oggetto di discussione del prossimo incontro tra i due leader. L’incontro, previsto dapprima per il 27 marzo in Florida, è stato posticipato ad aprile, se non addirittura a giugno. Tutto ciò riflette gli enormi interessi e le difficoltĂ  nelle trattative commerciali tra i due Paesi, entrambi desiderosi di massimizzare i propri interessi. Nel frattempo la tregua commerciale continuerĂ , almeno per un breve periodo.

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Nata nella cittĂ  di Ho Chi Minh sono residente in Italia da quando avevo 5 anni. Ho una laurea triennale in Lingue, Culture e SocietĂ  dell’Asia Orientale e una Laurea magistrale in Relazioni Internazionali Comparate (Asia-Europa) conseguito presso L’UniversitĂ  Ca’ Foscari di Venezia. In coerenza con i miei studi, mi interesso di relazioni economiche, sociali e politiche tra i paesi asiatici  e i paesi membri dell’Unione Europea.

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