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Consigli non richiesti: Africa sub-sahariana

Consigli non richiesti: Africa – I nostri suggerimenti al Governo “Conte bis” sulla politica estera italiana

Lo stato delle relazioni

C’è un grande paradosso che riguarda la percezione dell’Italia in Africa: il nostro Paese è tra i principali attori nel Continente nero, ma l’opinione pubblica sembra non esserne consapevole. Oggi parlare di Africa in Italia significa innanzitutto parlare – male – di migrazioni, o tutt’al più di povertà e terrorismo, una miopia che ci priva di occasioni e capacità strategiche, nonostante le numerose iniziative imprenditoriali, solidaristiche e politiche italiane nel Continente nero. Dopo il trend negativo degli anni Duemila, per esempio, di recente l’Italia è tornata a essere ai vertici mondiali per gli investimenti in Africa, arrivando addirittura al terzo posto dopo l’irraggiungibile Cina e gli Emirati Arabi Uniti. Bisogna precisare che la tendenza è trainata soprattutto dall’ENI e che i dati comprendono anche la regione nordafricana, ma la presenza italiana nelle aree subsahariane resta comunque importante. I Governi della scorsa legislatura (Letta, Renzi e Gentiloni), e in parte il primo Governo Conte, hanno lavorato per incrementare il peso politico dell’Italia in Africa tramite diverse visite nel Continente e tentando di elaborare una strategia per il Corno d’Africa e per il Sahel, ma non sono riusciti realmente nell’intento per mancanza di risorse e per la scelta di investire in via prioritaria nelle misure emergenziali di contrasto alle migrazioni. In questo senso un dato che colpisce è il numero di militari italiani impegnati in Africa: circa 450 unità tra Gibuti, Mali, Niger e Somalia, mentre, a titolo di paragone, la Francia, nostra competitor in alcune zone subsahariane, ne ha 3.500 solo in Mali.

Le prioritĂ 

  • Elaborare una strategia complessa per l’Italia in Africa con un orizzonte almeno ventennale, sollecitando l’Unione Europea ad attuare una politica piĂą lungimirante nel Continente nero, oltre l’emergenza migrazioni e gli interventi di breve periodo.
  • Incrementare la presenza diplomatica italiana nell’Africa subsahariana, non escludere un maggiore impegno in termini di partecipazione a contingenti internazionali e porre formale attenzione alle crisi vicine agli interessi italiani, quali Sudan, Eritrea e Somalia.
  • Avviare una campagna di ridefinizione dei rapporti tra Italia e Africa, tramite un’ampia gamma di accordi (dal commercio ai rimpatri di migranti, dal trasferimento tecnologico allo sviluppo) basati su princìpi di paritĂ  e coerenti con i nuovi equilibri internazionali.
  • Elaborare una strategia di facilitazione e sostegno per le imprese italiane in Africa nel lungo periodo.
  • Investire sulla filiera della conoscenza politica in Africa, per favorire la formazione delle classi politico-diplomatico locali e il rafforzamento delle Istituzioni regionali e continentali.

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Beniamino Franceschini
Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’UniversitĂ  di Pisa, sono docente di Geopolitica presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Pisa. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa.

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