In 3 Sorsi – La Casa Bianca ha annunciato 7,5 miliardi di dazi su beni europei in seguito alla sentenza WTO: nuovo capitolo di una colossale disputa USA-UE.
1. SCONTRO FRA PESI MASSIMI
La settimana scorsa si è aggiunto un nuovo capitolo alla quindicennale disputa Airbus-Boeing: la WTO ha confermato che l’UE ha dato ad Airbus aiuti di Stato illeciti. Non si tratta solo di una delle più grandi controversie aziendali mai viste, ma anche di un sensibile punto di attrito nelle relazioni transatlantiche. Vale dunque la pena fare una breve ricostruzione. Innanzitutto, nel quadro delle norme del commercio internazionale, i sussidi pubblici solitamente non sono ammessi, dato che, favorendo un’impresa nazionale, sono distorsivi per la concorrenza internazionale. Dal 2004 Bruxelles e Washington si accusano reciprocamente di sussidiare la propria compagnia di riferimento, l’UE tramite prestiti vantaggiosi e gli USA tramite vantaggi fiscali. Dopo dialoghi infruttuosi, la disputa è stata portata davanti alla WTO, che in più casi ha giudicato entrambe le parti colpevoli, condannandole a ritirare i propri sussidi. La controversia si è dunque riaccesa nell’ultimo anno, quando la WTO ha accertato che né Bruxelles né Washington avevano adempiuto a questo obbligo. In generale, se la WTO stabilisce l’illegittimità di un sussidio, solitamente consente al Paese “vittima” di imporre tariffe, come ritorsione, contro il Paese “colpevole”. Per questo, negli ultimi mesi gli USA hanno affilato le armi, preparando una lista di merci europee da colpire con dazi (e lo stesso ha fatto l’UE), in attesa che la WTO stabilisse l’ammontare di compensazioni dovute. La sentenza del 2 ottobre ha fatto proprio questo, dando a Washington la facoltà di imporre dazi per beni da 7,5 miliardi di dollari, la cifra più alta mai stabilita per questo tipo di controversie. Subito dopo, l’Amministrazione ha annunciato due gruppi di dazi: al 25% su diversi prodotti agroalimentari provenienti da tutta UE e al 10% sugli aerei esportati da Germania, Francia, Regno Unito e Spagna, ovvero i Paesi del consorzio Airbus.
Fig. 1 – Airbus e Boeing, colossi della manifattura aeronautica, sono al centro della disputa
2. CI SONO DAZI E DAZI: IMPATTO PER L’ITALIA?
È importante qui fare ordine su alcuni aspetti. Diversamente dai dazi precedenti, imposti unilateralmente, questi sono leciti e di per sé scollegati dalle attuali guerre commerciali (è una disputa nata ben prima dell’insediamento di Trump, ed è anzi probabile che qualsiasi altro Presidente avrebbe presso la stessa contromisura): Trump ha fatto ciò che le norme WTO consentono (e che era nell’aria da tempo), anche se certamente ha inasprito i toni dipingendo la sentenza come una vittoria politica. Peraltro, stando alla sentenza, la Casa Bianca avrebbe potuto imporre dazi del 100%, mentre come abbiamo visto ha scelto percentuali minori. Dietro a questa decisione potrebbe esserci la volontà di favorire un negoziato, ma anche di riservarsi qualche cartuccia da sparare in futuro per alzare la pressione. Dal canto loro, gli europei obiettano che i prodotti agroalimentari andrebbero tenuti fuori da una controversia che riguarda solo il settore aerospaziale. Questo può essere ragionevole, ma la sentenza non vincola a rivalersi su un particolare tipo di merci. Soprattutto, Washington intende colpire l’UE proprio dove può farle male, ovvero sul settore in cui gli scambi sono più consistenti. Anche in considerazione della recente visita di Pompeo, occorre poi soppesare le dichiarazioni della politica italiana, che fa spesso sembrare il settore agroalimentare più importante di quanto non sia: esso, per quanto significativo e in crescita, copre il 9% dell’export italiano verso gli USA, ma sono i settori tradizionali (auto, farmaceutico, moda e manifattura in generale) che hanno sempre la parte preponderante. Paradossalmente, poi, Roma potrebbe tirare un sospiro di sollievo, visto che solo lo 0,8% delle esportazioni italiane verso gli USA verrà sottoposto a dazi, invece dell’11,7% inizialmente minacciato. Inoltr, la produzione italiana di olio e vino non verrà toccata dalle tariffe, dandole quindi un vantaggio competitivo su Francia e Spagna (colpite più duramente in quanto parte del consorzio Airbus).
Embed from Getty ImagesFig. 2 – I dazi USA colpiranno anche il settore agroalimentare
3. NÉ VINCITORI NÉ VINTI
Washington non deve però cantar vittoria. A inizio 2020 saranno Boeing e gli USA sul banco degli imputati e la WTO probabilmente prenderà una decisione analoga, consentendo anche all’UE di attuare una ritorsione da miliardi di dollari. Dalle schermaglie di dazi o sussidi incrociati difficilmente emergono vincitori: da un lato la stessa Airbus importa il 40% dei suoi input dagli USA (dando lavoro a 275mila persone), dall’altro, compagnie di linea statunitensi come Delta, American Airlines e United, che hanno ordinativi in corso con Airbus, sono cadute in Borsa. Inoltre il duopolio che Airbus e Boeing hanno sempre avuto nella costruzione di veicoli aerei è ormai sfidato dalla Cina. L’opposizione ai dazi era poi già stata manifestata da diverse altre imprese statunitensi, soprattutto quelle che operano nella distribuzione e lavorazione di beni europei: le tariffe infatti aumenterebbero i loro costi di produzione e si scaricherebbero anche sui consumatori. Un inasprimento dei rapporti commerciali transatlantici, già complicati per i dazi in vigore su acciaio e alluminio, non è di certo auspicabile per le due economie, che già danno segni di rallentamento.
Antonio Pilati