In 3 sorsi – Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha incontrato a Washington l’omologo turco Erdogan il 13 novembre. Vediamo qual è il contesto delle relazioni bilaterali e quali sono le questioni irrisolte di questo meeting chiamando in causa, da ultimo, la Russia.
1. IL CONTESTO
In seguito alle vicende turbolente dell’ultimo mese sul fronte della guerra in Siria, l’inquilino della Casa Bianca ha ricevuto il Presidente Recep Tayyip Erdogan con un esordio amichevole: “Siamo amici da molto tempo” o ancora “Sono un suo grande fan”. Lasciando da parte queste dichiarazioni, che sembrano voler appianare o in qualche modo mitigare le divergenze passate, c’è da discutere sul destino della Siria e dei foreign fighters dell’ISIS. Non bisogna dimenticare, infatti, che proprio un mese fa Erdogan lanciò l’offensiva contro la Siria nord-occidentale per combattere i curdi dell’YPG, considerati dal Presidente turco dei terroristi. L’operazione “Fonte di Pace” è stata realizzata dopo che le truppe USA si sono ritirate dall’area, nonostante i curdi siano stati alleati fondamentali nella lotta al terrorismo. Va ricordato però che Trump ha sempre manifestato la sua contrarietà alle guerre in Medio Oriente perché dispendiose, perciò il suo via libera è stato meno sorprendente di quanto apparisse. Fonte di tensione per le relazioni tra Usa e Turchia è stata poi l’approvazione, da parte della Camera dei Rappresentanti, della risoluzione che riconosce ufficialmente, per la prima volta, il genocidio armeno perpetrato dall’ex Impero Ottomano all’epoca della Prima Guerra mondiale. Si parla di 1,2-1,5 milioni di armeni uccisi. Una decisione che ha suscitato l’ira di Erdogan, tanto da far presagire l’annullamento della visita di Stato che poi invece si è tenuta a Washington.

Fig. 1 – Una cartina dell’area mediorientale
2. TRA S-400, F-35 E UN ACCORDO PER 100 MILIARDI DI DOLLARI
Al centro della riunione, di circa due ore, si sono dibattuti vari temi di carattere economico e geopolitico che hanno evidenziato la realtà attuale: la lontananza tra i due leader su questioni sostanziali. Ad esempio l’acquisto del sistema missilistico S-400 dalla Russia pone la Turchia su una politica di doppio binario fra Mosca e Washington e avvelena ulteriormente i legami tra i due Paesi della NATO. Ma il Presidente Trump sembra forse chiudere un occhio sulla questione. Secondo il Washington Post il dispiegamento del sistema missilistico russo su territorio turco ha portato gli USA alla decisione di tagliarla fuori dall’acquisto degli aerei F-35 e alle sanzioni in base alla legge “Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act” (CAATSA) del 2017. Si è parlato anche della possibilità di aumentare l’interscambio commerciale tra i due Paesi, per comprendere un volume d’affari fino a 100 miliardi di dollari.

Fig. 2 – Il Presidente turco Erdogan e la moglie
3. E INTANTO PUTIN FA IL SUO “GIOCO”
Le vicende fin qui delineate mostrano come la Turchia sia da una parte alleato NATO e conti quindi sul supporto statunitense, mentre dall’altra è allo stesso tempo partner della Russia, la quale ha ora campo libero in Siria dopo il ritiro di Trump. Dall’incontro è trapelato che Erdogan sembrerebbe più interessato a non alienarsi Putin invece che ad assecondare Trump, perché vuole evitare uno scontro con la Russia, con cui collabora, tra alti e bassi, nella regione mediorientale. Ora le forze russe – in base all’accordo raggiunto a Sochi il 22 ottobre – hanno aumentato la propria influenza sulla frontiera tra Siria e Turchia, occupando alcune delle aree di confine da dove si sono ritirati i curdi. Il meeting fra Trump ed Erdogan ha comunque avuto importanza a livello simbolico, smorzando la tensione, e si è concluso riaffermando la volontà reciproca di collaborare. A parte alcuni dissensi che non paiono risolvibili nell’immediato, permane un dato certo: Erdogan non vuole interrompere la partnership con Washington, né con Mosca.
Marta Annalisa Savino