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"L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere"

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Get Brexit done: Boris Johnson ce l’ha (quasi) fatta

In 3 Sorsi – Le elezioni in Regno Unito hanno decretato una vittoria storica per il Partito Conservatore, che ora ha l’occasione di portare a termine il mandato popolare decretato dal referendum del 2016. Sarà semplice?

1. JACKPOT BORIS

Le elezioni politiche che si sono svolte il 12 dicembre in Regno Unito hanno consegnato al Partito Conservatore una vittoria nettissima, consentendo di ottenere una maggioranza di seggi alla Camera dei Comuni che non era così ampia dai tempi della vittoria di Margaret Thatcher nel 1987. I tories hanno ottenuto 364 seggi (38 in più di quelli necessari ad ottenere una maggioranza) sbaragliando il partito Laburista guidato da Jeremy Corbyn, che si è fermato a 202 seggi registrando la peggiore performance dagli anni ’30. Male anche i LiberalDemocratici che hanno ottenuto solo 11 seggi, mentre invece lo Scottish National Party ha ottenuto un’importante conferma piazzando a Westminster 48 Parlamentari.

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Fig. 1 – Si avvicina il giorno in cui Londra lascera’ l’Unione Europea

2. LA BREXIT SI AVVICINA

Il Primo Ministro ha ora promesso di portare a compimento Brexit entro i termini prestabiliti con l’Unione Europea, ovvero entro il 31 gennaio. Johnson ha intenzione di far ratificare al Parlamento l’Accordo di Recesso dall’UE prima di Natale, così che la palla torni dall’altra parte della Manica e il Parlamento Europei ratifichi a sua volta il testo. Se tutto filerà liscio, Londra cesserà di essere uno Stato Membro dal 1 febbraio 2020 e inizierà a quel punto tutta un’altra partita, quella dei negoziati per il futuro accordo commerciale con l’UE o meglio, come si dice ufficialmente, per la definizione della Future Economic Partnership. Nel frattempo scatterà il cosiddetto “periodo di implementazione” che preserverà lo status quo fino al 31 dicembre 2020: nulla cambierà per il movimento di persone, merci e servizi tra il Regno Unito e il resto dell’UE.

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Fig. 2 – Jeremy Corbyn e’ il grande sconfitto di queste elezioni

3. UN RIGORE A PORTA VUOTA?

Potrebbe essere questa metafora calcistica la piĂą adatta spiegare la situazione che attende Boris Johnson nelle prossime settimane. Il Governo britannico, dopo anni di perdurante incertezza, potrĂ  finalmente contare su una stabilitĂ  politica che dovrebbe consentire al Premier di segnare quantomeno il primo gol, ovvero quello di portare Londra fuori dall’UE. SarĂ  molto complicato tuttavia pervenire ad un accordo di libero scambio con Bruxelles in tempi così rapidi, al punto che si sta giĂ  cominciando a parlare di possibili proroghe del periodo di implementazione. Johnson sarĂ  inoltre atteso da sfide interne molto complesse: il rallentamento dell’economia, la necessitĂ  di riformare e migliorare i servizi pubblici (soprattutto il Servizio Sanitario Nazionale), nonchè l’arduo compito di tenere unito il Paese. Le rivendicazioni di indipendenza della Scozia – convintamente filo-europeista – potrebbero tornare a farsi sentire a gra voce ora che la Brexit sta per diventare realtĂ . Così come il confine nordirlandese rischia di tornare ad essere una polveriera se i rapporti tra Belfast e Dublino non saranno gestiti con la massima attenzione.

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