- La crisi in Siria, entrata ormai nel suo nono anno, ha provocato un’emergenza umanitaria di enormi dimensioni e lo spostamento di profughi e sfollati interni
- I Paesi vicini hanno dovuto fare i conti con questa crisi ospitando circa 5,5 milioni di profughi
- Il rimpatrio dei profughi siriani richiede la ricostruzione di un contesto sicuro e interventi di lungo periodo
La crisi siriana, a circa nove anni dal suo inizio, rappresenta una delle emergenze umanitarie più gravi in corso. Secondo il Global Humanitarian Overview 2020 redatto da OCHA, 11,7 milioni di siriani necessitano di assistenza umanitaria, circa 6,2 milioni sono sfollati interni (IDPs) e 2,7 milioni sono totalmente dipendenti dagli aiuti umanitari nel nord-ovest del Paese. La crisi siriana ha avuto un grande impatto anche a livello regionale. La Turchia, il Libano, la Giordania, l’Egitto e l’Iraq hanno dovuto fare i conti con essa in termini soprattutto pratici: i dati dell’UNHCR ci riportano che il numero di profughi presenti in questi Paesi è attualmente di 5,5 milioni. Il rimpatrio non sembra essere al momento una soluzione sicura e sostenibile, nonostante i governi ospitanti spingano in questa direzione. In questa cornice si inserisce il Regional Refugee and Resilience Plan (3RP), un programma messo in atto da UNHCR e UNDP con l’obiettivo di sostenere questi Paesi nella gestione della crisi.
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