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La Cina tra “cigni neri” e “rinoceronti grigi”

AnalisiIl 30 gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato la Covid-19 emergenza sanitaria globale. Qual è stata la risposta della Cina? In quale assetto politico e istituzionale la leadership cinese ha preso le proprie decisioni? Come hanno interagito i vari attori del sistema politico? Cerchiamo insieme di dare una risposta a queste domande.

L’IMPATTO POLITICO DELLA COVID-19

Nonostante l’esplosione della SARS nel 2002, il timore di danneggiare la reputazione di una Cina affacciata da poco sui mercati internazionali spinse le Autorità locali cinesi a ritardare la dichiarazione dello stato di emergenza sanitaria. Oggi, la Cina, alle prese con la Covid-19 compie passi in avanti nel fronteggiare l’emergenza, centralizzando maggiormente il potere nelle mani del Partito. L’intero sistema politico-istituzionale cinese si basa sulla preminenza del Partito Comunista, sul ruolo fondamentale del Parlamento e sulla Costituzione. 
La quarta e ultima Costituzione cinese è entrata in vigore nel 1982. Nel Preambolo e nel primo capitolo sono enumerati i principi fondamentali che possono essere raggruppati, per semplicità, in due categorie generali: i principi caratteristici del sistema costituzionale cinese e i principi di sovranità. Rispetto alla prima categoria i quattro principi fondamentali sono: la dottrina marxista-leninista, il pensiero di Mao Zedong, la stretta aderenza al modello di organizzazione come dittatura del popolo e l’aderenza al socialismo.
Sotto la seconda categoria si trovano i principi secondo cui la sovranità appartiene al popolo, il concetto di “fazhi” meglio conosciuto come “rule by law”, l’eguaglianza tra i vari gruppi etnici riconosciuti come legittimi e la protezione dei diritti fondamentali dell’uomo inseriti nell’art. 33 a seguito della revisione costituzionale dopo i fatti di Tiananmen.  

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Fig. 1 – L’ingresso della Città Proibita con il ritratto di Mao, chiuso al pubblico durante il lockdown delle scorse settimane

IL CENTRALISMO DEMOCRATICO 

Il Parlamento è la più alta istituzione statale che formula le leggi della Repubblica, rimane in carica 5 anni e presiede alla supervisione del Presidente, del Consiglio di Stato, della Corte Suprema del Popolo, dell’esercito, degli 8 partiti minori e della Conferenza politica consultiva del popolo. 
L’assoluta e incontestabile preminenza del partito è sottolineata ed enfatizzata nel Preambolo della Costituzione del 1982 cosi come nell’articolo 1, par. 2, adottato a seguito dell’emendamento approvato dalla XIII assemblea annuale del Parlamento l’11 marzo 2018. Al Partito è affidato il compito, per la prima volta dal 1982, di presentarsi e agire come l’”avant-garde” della popolazione cinese, cioè come attore promotore degli obiettivi di partito. Il Partito Comunista oggi detiene una maggioranza del 73% dei seggi nel 13esimo Parlamento. Tutti gli organi istituzionali in Cina interagiscono tra di loro sulla base di un principio cardine del sistema politico: il centralismo democratico.
Questo principio fu per la prima volta elaborato dal Partito Bolscevico russo durante il Sesto Congresso del Partito nel 1917. Il congresso sottolineò la necessità di una maggiore organizzazione e coordinamento tra le attività del partito e le sue rispettive sezioni, evidenziò l’importanza di una disciplina organizzata tra i membri e la subordinazione della minoranza alle decisioni della maggioranza. Il concetto fu inserito nella Costituzione sovietica del 1936, fondata sul centralismo democratico e sull’unità del potere statale.
La Costituzione cinese all’articolo 3 chiarisce il principio di centralismo democratico: tutti gli organi amministrativi, giudiziari e procuratoriali dello Stato sono creati dal Parlamento, sono responsabili nei confronti del Parlamento e lavorano sotto sua supervisione. Tutte le azioni e decisioni politiche scaturite dalla divisione dei poteri tra centro e periferia sono guidate da tale principio e sono accomunate e unite, tutte, dal rispetto dei vincoli posti dall’autorità centrale.

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Fig. 2 – Statue e ritratti di Mao esposti in un museo di Nantong, nella provincia del Jiangsu

LA CINA TRA CIGNI E RINOCERONTI

Si può analizzare e comprendere il tratto autoritario cinese partendo da un’idea, sebbene non rappresenti una novità nel panorama dello studio delle relazioni internazionali, che spiega la nascita dell’autoritarismo cinese sulla base di percezioni di pericolo. Esso può crescere in contesti di “power deficit”, ordini disfunzionali, strategie di potere rivali o cambiamenti di alleanze. Contesti che possono portare facilmente alla perdita di potere da parte della leadership.
A partire dal 2019 il Presidente cinese Xi Jinping infatti, in numerosi discorsi istituzionali, aveva iniziato a parlare di “cigni neri”. Frequentemente figurava la metafora dei cigni neri per richiamare l’attenzione delle Autorità sia sull’avvento di eventi imprevedibili e totalmente inaspettati, sia sulle ripercussioni nel Paese. Il Presidente intendeva prevederli e gestirli per tempo. Oltre alla metafore dei cigni neri, il Presidente utilizzò anche quella del “rinoceronte grigio”, a indicare un rischio noto ma ignorato, che nel tempo può effettivamente diventare pericoloso.
Riprendendo i discorsi del Presidente, che nel 2019 evidentemente non si riferivano all’epidemia, ma agli Stati Uniti, oggi possiamo contestualizzare queste due metafore. La Covid-19 era già da tempo rinoceronte grigio o è apparsa come cigno nero? Ci si domanda cioè se effettivamente il virus fosse già presente nel Paese da tempo prima che se ne desse notizia oppure sia arrivato inaspettatamente.

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Fig. 3 – Ciclisti di Wuhan, epicentro dell’epidemia di Covid-19, passano di fronte a uno slogan propagandistico in onore del Presidente Xi Jinping, 10 marzo 2020

IL GIGANTE ISTITUZIONALE CINESE 

Questo interrogativo apre l’analisi dell’evoluzione del contesto politico-istituzionale cinese. È da ammettere, negli ultimi anni, una certa apertura e flessibilità del Partito Comunista cinese nell’ambito di un sempre crescente coinvolgimento della società civile e di un numero elevato di consultazioni e rapporti intrattenuti con diversi attori politici. Se la nuova Covid-19 è giunta in Cina inaspettatamente tra fine dicembre e inizio gennaio, nonostante gli errori, la Cina si è dimostrata molto più abile e capace rispetto al 2003.
Ha saputo, in pochissimo tempo, sfruttare gli errori del passato per mettere in moto un gigante istituzionale volto al controllo più capillare e sistematico di tutta la società. Per timore di arrivare al collasso dell’intero sistema, il Presidente Xi ha implementato i rapporti con l’OMS, ha istituito commissioni speciali, ha coinvolto maggiormente gli altri 8 partiti nei vari dibattiti e ha quindi operato in un contesto in cui il potere è maggiormente condiviso.
Se al contrario il virus fosse stato già attivo presso la società cinese già a fine ottobre o inizio novembre come sostenuto da molti, allora la Cina avrebbe un’altra volta ricalcato il modello del 2003: ovvero quello di aver minimizzato la questione per paura di danneggiare l’ormai affermata posizione di seconda potenza economica mondiale. 
In entrambi i casi l’efficacia della “pre-emption” della leadership cinese, non può non tenere conto dell’aspetto oggettivo dell’imprevedibilità della Covid-19, che si è prepotentemente inserita nel sistema agendo sia sui meccanismi interni del sistema politico, tanto nelle sue relazioni internazionali e nel suo assetto geopolitico.

Desiree Di Marco

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Dove si trova

Perchè è importante

  • La crisi della Covid-19 ha accentuato il ruolo centrale del Partito Comunista nel sistema politico cinese.
  • Il principio alla base delle azioni del Governo di Pechino resta quello del centralismo democratico, basato su disciplina, organizzazione e rispetto dell’autorità centrale.
  • Molti caraterizzano l’epidemia come un “cigno nero”, cioè un evento totalmente imprevedibile, ma potrebbe anche essere stato un “rinoceronte grigio”, cioè un pericolo noto ma ignorato.
  • In base al grado di imprevedibilità dell’evento, le opinioni divergono sul comportamento del Governo cinese verso l’epidemia.

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Desiree Di Marco
Desiree Di Marcohttps://europeanpeople.org/chi-siamo/

Nata a Roma nel 1995, ho scelto Roma, Milano, Vienna e Rabat come sedi per i miei studi. Sono laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso la LUISS Guido Carli di Roma e ho conseguito un Master di Primo Livello in “Middle Eastern Studies” preso ASERI (Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano). Ho ottenuto un diploma in Affari Internazionali Avanzati all’Accademia Diplomatica di Vienna e attualmente sto conseguendo la Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali. Ho concluso due tirocini entrambi presso l’OSCE e le Nazioni Unite di Vienna lavorando presso l’Ambasciata di Malta e presso la Missione Permanente e l’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Afghanistan. La mia bevanda preferita è il caffè e non solo “the italian Espresso”!

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