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Rapito il Primo Ministro della Libia

Ali Zeidan, Primo Ministro libico, è stato rapito all’alba da un gruppo di armati, secondo i quali, però, si tratterebbe di un arresto in seguito alla posizione del Governo nel blitz statunitense che ha condotto alla cattura di el-Libi.

+++ATTENZIONE: nella tarda mattinata, fonti della sicurezza libica hanno reso noto che Ali Zeidan è stato liberato. L’articolo è aggiornato alle ore 10,02.+++

 

1. LA VICENDA – Il primo minsitro libico Ali Zeidan è stato rapito da uomini armati all’alba di stamani. Il Governo di Tripoli, dopo che alcune indiscrezioni erano state proposte da “Sky News Arabia” e “al-Arabiya”, ha rilasciato una breve dichiarazione via internet, affermando che «il capo del Governo di transizione è stato portato in una destinazione sconosciuta per ragioni sconosciute». La responsabilità dell’azione è stata assunta dalla Camera dei rivoluzionari di Libia, composta da ribelli della guerra civile, per la quale Ali Zeidan sarebbe stato arrestato perché, come affermato dal segretario statunitense Kerry, egli era consapevole della cattura di el-Libi, avvenuta sabato scorso, e, pertanto, avrebbe accettato una violazione della sovranità nazionale. La posizione più dura nei confronti del Primo Ministro era stata espressa dal Congresso Nazionale, che aveva chiesto la liberazione di el-Libi, cosicché, secondo alcune fonti, molti membri del Parlamento avrebbero presentato a breve una mozione di sfiducia nei confronti di Zeidan.

 

Immagine di Ali Zeidan rilasciata dai rapitori
Immagine di Ali Zeidan rilasciata dai rapitori

2. LE DINAMICHE – Il rapimento è avvenuto all’alba nell’albergo nel quale il premier stava soggiornando, il Corinthia. Sulle dinamiche, però, ci sono ancora versioni contrastanti, poiché alcuni testimoni riportano di un vero e proprio blitz, mentre altri sostengono che gli armati abbiano agito come in un arresto, con tanto di lettura preliminare delle accuse. Per di più, secondo la “CNN”, varie circostanze non confermate indicherebbero che «altri membri importanti del Governo siano stati rapiti». Le Autorità di Tripoli ritengono che responsabili dell’atto potrebbe essere, oltre alla Camera dei rivoluzionari, anche la Brigata di lotta contro il crimine. Entrambe le formazioni, oltretutto, sono ufficialmente sottoposte ai ministeri di Interno e Difesa. Non è escluso, però, che il sequestro di Zeidan sia stato condotto da milizie collegate ad alcune componenti del Congresso Nazionale, in particolar modo a rappresentanti dei gruppi islamisti più intransigenti, forse anche con la connivenza di altri deputati contrari al Primo Ministro. In questo senso, la vicenda potrebbe essere identificata come una sorta di colpo di Stato.

 

3. IL CONTESTO – Sabato scorso, a Tripoli, un’operazione statunitense aveva consentito la cattura di el-Libi, accusato di aver organizzato gli attentati in Kenya e Tanzania nel 1998. La vicenda aveva aperto un fronte di tensione tra USA e Libia, poiché, alle parole di Kerry, il quale sosteneva che Tripoli fosse stata preventivamente informata, hanno fatto eco quelle di Zeidan, che ha negato di essere a conoscenza dell’azione. L’opinione pubblica libica ha reagito in modo vigoroso, contestando la posizione del Governo, mentre alcuni gruppi dell’Islam radicale avevano invitato al rapimento di cittadini americani. Tuttavia, la situazione in Libia è ormai completamente fuori controllo dall’inizio della guerra civile: non esiste un’autorità centrale capace di mantenere l’ordine nel Paese, spesso delegato a formazioni di combattenti che rappresentano interessi particolari o amministrano il territorio per proprio conto, proseguendo di fatto una situazione di conflitto permanente.

 

Beniamino Franceschini

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Beniamino Franceschini
Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’UniversitĂ  di Pisa, sono docente di Geopolitica presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Pisa. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa.

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