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Il ritorno di Fidel

Dopo quattro anni di assenza dalla vita pubblica il Líder Máximo dismette la ormai famosa tuta sportiva che lo aveva accompagnato durante la convalescenza e torna a indossare il verde oliva. Dopo aver partecipato a vari eventi pubblici all’Avana e dintorni, il maggiore dei fratelli Castro si é raccontato in una intervista esclusiva al quotidiano messicano La Jornada.

L’INTERVISTA – Era il 31 luglio del 2006 quando Fidel Castro annunciava a Cuba e al mondo intero il suo ritiro dalla vita pubblica e il passaggio provvisorio dei poteri al fratello Raúl. Quarantotto mesi dopo, il Líder Máximo é ricomparso in pubblico, é tornato a occuparsi di questioni interne e internazionali e ha concesso, per la prima volta dopo la sua lunga convalescenza, un’intervista a un giornale straniero, accordando la sua preferenza a “La Jornada”, quotidiano izquierdista (tendente a sinistra) della UNAM, l’Universitá Nazionale Autonoma del Messico.

Oltre a trattare argomenti di stretta attualitá internazionale, Fidel non ha esitato a descrivere i momenti di sofferenza vissuti nel corso della sua malattia, arrivando persino a sostenere di essere stato a un passo dalla morte ma di essere poi “resuscitato” grazie all’equipe di medici al suo servizio. Medici cubani, ovviamente, orgoglio e fiore all’occhiello della Revolución.

IL PERICOLO NUCLEARE – Dal momento in cui é ricomparso in pubblico Fidel non si é risparmiato, dividendosi tra incontri, discorsi e le sue celebri Reflexiones, i pensieri affidati al “Granma”, il quotidiano del Partito. “Il Mondo si trova nella fase piú interessante e pericolosa della sua storia – afferma –  e io non voglio essere assente”. A suo dire, il mondo sarebbe sull’orlo di una guerra nucleare: non contro la Corea del Nord peró (“la Cina non lo permetterebbe”), bensí contro l’Iran.

Le sanzioni contro Teheran votate dal Consiglio di Sicurezza lo scorso giugno (con l’astensione di Brasile e Turchia) rappresenterebbero, nelle parole di Castro, una vera e propria minaccia per la sicurezza mondiale. Se il braccio di ferro tra la comunitá internazionale capeggiata degli USA e l’Iran sfociasse in un conflitto nucleare le conseguenze per l’umanitá sarebbero inimmaginabili. La soluzione é solo una: “bisogna impedire che Barack Obama prema il bottone”.

In realtá, le parole di Fidel Castro hanno suscitato piú ironie che consensi: c’é chi l’ha accusato di catastrofismo e chi, piú maliziosamente, ha parlato di deliri di un ultraottantenne. Quel che é certo, peró, é che la “questione iraniana” rappresenta, anche alla luce delle inedite alleanze geopolitiche che ha determinato, un problema da non sottovalutare. Anche se sembra difficile che Cuba possa giocare un ruolo influente nell’ambito di questa vicenda.

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 L’ECONOMIA – Come tutti sanno, a Cuba vige un’economia totalmente pianificata di stampo socialista. Se questo modello aveva dimostrato di poter reggere finchè è esistita l’Unione Sovietica, che sosteneva l’isola caraibica generosamente, ora il sistema produttivo locale è sempre più in difficoltà ed obsoleto. Castro ha sostenuto, un po’ a sorpresa, che “il sistema economico cubano non funziona più”. In effetti, qualche timida riforma era stata annunciata nei mesi scorsi, ma non in senso così radicale da rinnegare il socialismo per approdare ad un’economia di mercato. Intanto, la popolazione locale è sempre più in difficoltà: il salario mensile medio è di 20 US$ e per via dell’embargo le transazioni commerciali avvengono quasi esclusivamente sul mercato nero. Per quanto tempo ancora L’Avana potrà continuare così?

Vincenzo Placco (da Tegucigalpa, Honduras)– Davide Tentori

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Davide Tentori
Davide Tentori

Sono nato a Varese nel 1984 e sono Dottore di Ricerca in Istituzioni e Politiche presso l’UniversitĂ  “Cattolica” di Milano con una tesi sullo sviluppo economico dell’Argentina dopo la crisi del 2001. Il Sudamerica rimane il mio primo amore, ma ragioni professionali mi hanno portato ad occuparmi di altre faccende: ho lavorato a Roma presso l’Ambasciata Britannica in qualitĂ  di Esperto di Politiche Commerciali ed ora sono Ricercatore presso l’Osservatorio Geoconomia di ISPI. In precedenza ho lavorato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dove mi sono occupato di G7 e G20, e a Londra come Research Associate presso il dipartimento di Economia Internazionale a Chatham House – The Royal Institute of International Affairs. Sono il Presidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del Desk Europa

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