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Coronavirus in Iran: tempesta perfetta per i Pasdaran

In 3 sorsiIn Iran le misure per contrastare la pandemia sono state inizialmente ridotte, e hanno visto aumentare l’influenza dei Pasdaran.

1. LO SCOPPIO DELL’EPIDEMIA

Lo scoppio della pandemia di coronavirus in Iran è giunta in un momento economicamente critico: con il 20% della popolazione giovanile che soffre di disoccupazione e un tasso di inflazione pari al 40%, insieme alle continue sanzioni americane, il rischio è che si aggravino i già precari equilibri economici e sociali della Repubblica Islamica. Il focolaio della pandemia, scoppiato nella città santa di Qom, si è diffuso tanto rapidamente in tutte e 31 le province e ha visto una lenta risposta da parte del Governo, che si è limitato, ad oggi, a predisporre la chiusura dei centri di culto e delle scuole, ma si è rifiutato di imporre un lockdown totale. Le autorità religiose hanno confermato questa linea, con la Guida Suprema Ali Khamenei che ha permesso i festeggiamenti per il 41esimo anniversario della Rivoluzione Kohomeneista l’11 febbraio e hai poi promosso a “dovere religioso” il voto parlamentare dei cittadini, il 21 febbraio. Questi eventi non solo hanno comportato un ritardo nella risposta, ma soprattutto hanno di fatto costituito situazioni ideali per un’ulteriore diffusione del virus.

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Fig. 1 – Un taxista di Teheran disinfetta il proprio veicolo prima di accogliere eventuali passeggeri, 26 aprile 2020

2. LE RISPOSTE DEL GOVERNO ROUHANI 

Nel fronteggiare la pandemia l’Iran ha compiuto manovre sia interne sia esterne. Nella difficoltà di gestire i possibili effetti dell’emergenza sanitaria sul Paese, il Governo Rouhani ha deciso di rivolgersi al FMI, chiedendo un pacchetto di aiuti finanziari pari al valore di 5 miliardi di dollari che dovrebbero servire al Paese per rispondere sia all’emergenza sanitaria, che al suo impatto sulla già fragile economia iraniana. Tuttavia la concessione di tali aiuti dipende dalla volontà statunitense di concederli, date le sanzioni USA all’Iran, e al momento perciò l’aspetto puramente sanitario ed economico si mischia con quello politico internazionale. Dal punto di vista interno, la difficile situazione economica ha portato il Presidente Rouhani a decidere la riapertura delle attività commerciali già l’11 aprile. Nel Paese però non sono solo i lavoratori costretti a drammatiche condizioni sanitarie e di sicurezza: anche la popolazione carceraria soffre di situazioni critiche, come il sovraffollamento che ha provocato numerose proteste, con l’uccisione, per mano della Forze Armate, di 35 detenuti.
La Guida Suprema ha invece deciso di affiancare al Governo un apparato militare controllato dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Mohammad Bagheri, di fatto mobilitando i Pasdaran (inclusa la milizia Basiji) direttamente nella lotta contro la pandemia. Nonostante ciò, i ritardi iniziali hanno portato il Paese a essere uno dei più colpiti a livello mondiale: il sistema sanitario si trova ora in difficoltà nel gestire il numero dei contagiati – che a quanto detto dall’OMS potrebbero anche essere superiori di 5 volte rispetto a quelli ufficialmente dichiarati dal Governo – per carenze nel sistema ospedaliero (non sempre attrezzato adeguatamente per curare pazienti com Covid-19 e con carenza di tamponi).

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Fig. 2 – Il Presidente Rouhani parla durante una riunione governativa sull’emergenza coronavirus, 26 aprile 2020

3. LE PARTITE FUTURE IN GIOCO

Il tipo di misure prese dall’Iran riaccendono l’attenzione verso alcune dinamiche chiave, soprattutto in ottica futura. Il Paese è in crisi economica a causa delle sanzioni USA, e per questo motivo le Autorità non vogliono chiudere le attività commerciali e i servizi (attualmente è lasciato alla decisione dei singoli cittadini). Le stesse sanzioni rischiano però di impedire l’arrivo di aiuti – in particolare economici – esteri: gli USA potrebbero concederli in cambio di apertura di negoziati, ma l’Iran ha già dichiarato di non essere disposto al dialogo finché la strategia di “massima pressione” continua. L’Amministrazione Trump probabilmente spera che una situazione locale in peggioramento porti il Governo iraniano a più miti consigli.
Il rischio è in realtà l’opposto, ovvero che dalla crisi escano più forti in Iran gli ultraconservatori e i Pasdaran. Al di là degli aspetti sanitari, infatti, il loro ruolo è quello che maggiormente preoccupa gli osservatori internazionali. Il coinvolgimento delle Guardie della Rivoluzione nella lotta alla pandemia è sia un modo per recuperare consensi interni dopo il disastro dell’abbattimento dell’aereo ucraino a gennaio di quest’anno, sia un aumento dell’influenza e del controllo sulle Istituzioni del Paese. Nel 2021 ci saranno le elezioni presidenziali (difficile che Rouhani venga confermato) e soprattutto, in prospettiva futura, si avvicina la nomina della nuova Guida Suprema alla morte di Khamanei. I Pasdaran vogliono farsi trovare nelle posizioni chiave per essere i veri kingmaker, e solidificare il controllo del Paese.

Desiree Di Marco

Iran, Qom – Imam Hasan al-Askari Mosque – October 2019” by Cyprien Hauser is licensed under CC BY-ND

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Perchè è importante

  • In Iran la risposta alla pandemia è stata lenta, circostanza che ha permesso la diffusione dei contagi.
  • Le preoccupazioni economiche hanno sovrastato quelle sanitarie, condizionadon la risposta.
  • L’aumento dell’influenza dei Pasdaran nel Paese potrebbe essere uno degli sviluppi maggiori a lungo termine dell’attuale crisi.

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Desiree Di Marco
Desiree Di Marcohttps://europeanpeople.org/chi-siamo/

Nata a Roma nel 1995, ho scelto Roma, Milano, Vienna e Rabat come sedi per i miei studi. Sono laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso la LUISS Guido Carli di Roma e ho conseguito un Master di Primo Livello in “Middle Eastern Studies” preso ASERI (Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano). Ho ottenuto un diploma in Affari Internazionali Avanzati all’Accademia Diplomatica di Vienna e attualmente sto conseguendo la Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali. Ho concluso due tirocini entrambi presso l’OSCE e le Nazioni Unite di Vienna lavorando presso l’Ambasciata di Malta e presso la Missione Permanente e l’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Afghanistan. La mia bevanda preferita è il caffè e non solo “the italian Espresso”!

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