In 3 sorsi – In quelle che sono sono state le prime elezioni democratiche della storia in tempo di pandemia, il popolo coreano sembra aver espresso la propria fiducia nel Democratic Party del Presidente Moon Jae-in, che ora può essere felice di aver dimostrato agli oppositori di avere il Paese dalla sua.
1. ELEZIONI ATIPICHE
Ad di là delle piccole peculiarità di queste elezioni, come i giorni di “pre-votazioni” che si sono tenuti qualche giorno prima dell’effettiva data delle consultazioni voluti dal Governo per evitare assembramenti eccessivi, la creazione di un sistema per permettere ai cittadini in isolamento di votare e l’elezione dell’ex numero due dell’Ambasciata della Corea del Nord a Londra, ora disertore a Seoul, le urne hanno offerto a Moon la vittoria di cui aveva bisogno per concludere con forza il suo mandato. Sin dall’inizio l’epidemia di Covid-19 è apparsa come l’arma della vittoria o della sconfitta per i partiti coinvolti nelle elezioni e il partito del Presidente ha avuto la meglio.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il dissidente nordcoreano Thae Yong-ho (al centro) festeggia la sua elezione in Parlamento, 16 aprile 2020
2. PRIME (E ULTIME?) ELEZIONI CON IL NUOVO SISTEMA ELETTORALE
Il Democratic Party, insieme ai partiti coalizzati, ha vinto 180 seggi in Parlamento, quasi 100 in più di quanti non ne avesse prima delle elezioni. Questa vittoria senza precedenti sembra essere stata motivata anche dal nuovo sistema di rappresentazione proporzionale, introdotto a dicembre dello scorso anno, sistema che avrebbe dovuto offrire maggiori possibilità ai partiti più piccoli, consentendo una rappresentazione più equilibrata dei voti, e che invece è stato sfruttato dai due partiti più grandi. Anche per questo motivo, i nuovi parlamentari dovranno iniziare a discutere delle modifiche al nuovo sistema elettorale con il quale sono stati eletti, forse per la prima e ultima volta.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il Presidente Moon partecipa alla riunione “virtuale” del G20 sull’emergenza coronavirus, 26 marzo 2020
3. GLI OBIETTIVI DI MOON PER IL FINE MANDATO
Insomma se il leader dell’opposizione ha deciso di dimettersi dopo la sconfitta elettorale, a meno di grandi strafalcioni, Moon può invece stare abbastanza tranquillo e concludere gli ultimi due anni di mandato al meglio. Grazie a questa vittoria, Moon ha la strada spianata e potrà passare le riforme volute dal Governo con molta facilità. Il Presidente dovrà continuare a gestire le conseguenze incerte della pandemia, anche e forse soprattutto a livello economico. L’economia del Paese ha registrato una contrazione dell’1,4% nel primo trimestre del 2020, contrazione che secondo gli esperti andrà peggiorando nel secondo trimestre. In merito il Presidente ha già confermato che il Governo sta lavorando a un nuovo budget, che dovrebbe essere pronto per l’inizio di giugno, e che farà seguito al pacchetto di aiuti predisposto per le compagnie e i lavoratori colpiti per un valore di circa 180 miliardi di euro. Onorando l’anniversario dello storico incontro con Kim Jong-un al Panmunjom, Moon ha poi sottolineato che la Corea del Sud non rimarrà ad aspettare gli Stati Uniti, ma continuerà a lavorare verso un rapporto di concreta cooperazione tra Nord e Sud, recenti indiscrezioni sulla salute di Kim a parte. La principale riforma che il Presidente Moon vuole portare avanti è quella del pubblico ministero, volendo diminuire il suo eccessivo potere ed evitare che venga usato come strumento di ritorsione politica. Anche il nuovo Ministro della Giustizia, nominato a gennaio di quest’anno, ha sottolineato come sia la sfida più difficile del Governo, ma una riforma necessaria per ristabilire la fiducia della popolazione nel sistema della giustizia. Il sistema da modificare è quindi un sistema in cui il pubblico ministero ha troppo potere, potendo non solo incriminare, ma anche investigare, col rischio quindi di influenzare gli avvenimenti che precedono l’ingresso in tribunale. Si tratta di una eredità degli anni di potere autoritario che visse la neonata Corea del Sud nella seconda metà del Ventesimo secolo. L’intenzione di Moon rimane quella di concludere il suo mandato avendo riformato quell’ultimo baluardo di autoritarismo che rimane nella democrazia coreana.
Natasha Colombo
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