Analisi – Una riflessione sul progetto della Health Silk Road, rafforzato dall’emergenza coronavirus e al centro delle nuove interazioni della Cina con il mondo globalizzato.
LA VIA DELLA SALUTE
Dal 2017 il Governo cinese ha ideato un altro ramo di Via della Seta, quello della salute, una nuova strategia in cui si prevedeva, in esito alle esperienze pregresse, non solo di mettere in atto sistemi idonei a contenere focolai di contagi nei momenti di crisi, ma soprattutto di organizzare una rete di ricerca e di alleanze ospedaliere. Alla creazione di infrastrutture, idonee ad offrire servizi sanitari essenziali, al fine di raggiungere una copertura universale, si aggiungono risorse umane specializzate e una vasta produzione e offerta di medicinali. Un particolare insieme di necessità e interessi, che potevano dare nuova rilevanza alla Belt and Road Initiative (BRI), oggetto di critiche e di perplessità sempre più diffuse nelle aree interessate (dall’Asia centrale al Medio Oriente fino all’Africa e all’Europa), alcune delle quali politicamente instabili e anche geograficamente impervie. Un ulteriore problema emerso nel corso del tempo è legato allo spettro di debiti insostenibili per gli Stati più deboli, che potrebbero spingerli ulteriormente nell’orbita cinese.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Equipe medica cinese a Mosca per aiutare nella lotta al coronavirus, aprile 2020
PROSPETTIVE DELLA HEALTH SILK ROAD
Al momento dello scoppio della pandemia, la cui gestione è stata oggetto di aspre critiche, la leadership di Pechino ha creato nuove narrazioni, per reinterpretare le percezioni negative di un evento che rischia di far deragliare la macchina del sogno cinese di dominare il mondo. Ecco dunque l’aggancio alla Health Silk Road, la Via della Seta per la salute (健康 丝绸之路 Jiànkāng sīchóu zhī lù), attraverso la quale si è offerta una vasta gamma di aiuti ai Paesi BRI in difficoltà, prima fra tutti l’Italia, grazie alla cornice giuridica del Memorandum di intesa del 2019 che consente collaborazione in campo sanitario e non solo. Un nuovo tassello alla governance globale, fatto di solidarietà e cooperazione, per la quale la Cina ha versato all’OMS 20 milioni di dollari.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Yantai, Shandong: alcuni camion caricano materiale sanitario su una nave diretta in Africa orientale, aprile 2020
LA DIPLOMAZIA DEL CORONAVIRUS
I rapporti con l’OMS hanno così contribuito a tessere un’altra trama di quella tela con cui avvolgere il mondo, ispirata dalle Vie della Seta per la salute globale, attraverso la “diplomazia della Covid-19” con cui viene dato un forte impulso al canale dei commerci della Nuova Via della Seta, declinati tecnologicamente, ed implementati da nuovi investimenti infrastrutturali. Attraverso queste reti vengono fornite merci ora essenziali, naturalmente prodotte in Cina, molto spesso vendute a caro prezzo, come respiratori, mascherine, tute protettive cui si aggiungono interventi di equipe altamente specializzate, messe a disposizione insieme a raffinate tecnologie. In tal modo il Governo di Xi Jinping ha aggirato parte dei rigorosi controlli relativi agli acquisti da parte di soggetti extra UE, dopo aver visto naufragare molte operazioni economiche e finanziarie a causa del Golden Power, che prevede l’individuazione e la protezione degli asset strategici nei settori ad alta intensità tecnologica, dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni. A ciò si aggiungono circa 3 miliardi di dollari investiti dal 2010 sul mercato dell’informazione dell’Unione, accusata dagli USA di aver edulcorato il report sulla disinformazione cinese sul coronavirus.
Embed from Getty ImagesFig. 3 – Esperti medici dello Zhenjiang si apprestano a partire per Roma nell’ambito degli aiuti cinesi all’Italia contro il coronavirus, marzo 2020
LO SPETTRO DI UNA GRANDE RECESSIONE E NON SOLO
Nel frattempo, sullo sfondo dello scenario mondiale, travolto dallo scoppio dell’epidemia da SARS CoV2, compare lo spettro di una nuova grande recessione che ha raggiunto gli Stati Uniti, dove la Covid 19 ha colpito milioni di americani, causando morte, perdita del lavoro e, con esso, l’assistenza sanitaria. Trump promette il vaccino per tutti ma non pare intenzionato ad un ampliamento dell’Affordable Care Act per il significato simbolico della lotta all’Obamacare, nonostante gli esiti imprevedibili per le elezioni presidenziali ormai alle porte e caratterizzate da una politica di scontro aperto con la Cina. Le accuse di aver manipolato i dati sul contagio e di non aver dato l’allarme per tempo sull’epidemia arrivano alla fantapolitica, cioè all’accusa rivolta al Dragone di aver creato il virus in laboratorio, possibilità smentita da eminenti scienziati, anche americani e di cui né Pompeo né altri hanno ancora tirato fuori le prove.
Embed from Getty ImagesFig. 4 – Conferenza stampa di Trump alla Casa Bianca, 18 maggio 2020
GUERRA DEI DAZI E GUERRA TRA SOGNI
D’altro canto il forte sostegno dato dagli USA alla Repubblica di Cina, non solo in ambito OMS, ma in un contesto geopolitico traballante, appare sicuramente una mina vagante per i possibili esiti, anche militari, che potrebbero travolgere il Mar Cinese meridionale, da Hong Kong a Taiwan e creare onde anomale in tutto il resto del mondo. A ciò si aggiunge il cammino faticosamente percorso per l’accordo commerciale che ha permesso il primo armistizio dopo una pesante guerra guerreggiata sui dazi, che pesantissime ripercussioni ha creato a livello globale, e che pare stracciato da un Presidente a caccia di voti e travolto dalle critiche per la pessima gestione dell’emergenza Covid-19. E’ chiaro quindi che il binomio difesa e sicurezza, in una società complessa, vada declinato in molte forme, e coniugato con la sanità ma anche con una oculata politica estera, a sostegno delle istanze sociali e delle prerogative economiche. D’altro canto l’elettorato americano farà la sua scelta tra breve e tale scelta ci dirà se il sogno americano avrà ancora un fascino molto superiore a quello del sogno cinese, oppure se l’umanità ha perso la capacità di sognare.
Elisabetta Esposito Martino
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