Il Coltan è necessario per la fabbricazione delle sempre più diffuse apparecchiature hi-tech: ovunque ci sia bisogno di immagazzinare energia è ormai necessario il “prezioso” minerale. Ottimizzazione del consumo energetico racchiusa in pochissimo spazio: questi sono i vantaggi dell’impiego del Coltan. Dietro il suo approvvigionamento però si celano affari di portata mondiale tra nazioni e multinazionali, a tutto discapito delle nazioni minerarie.
COLTAN, CHI E’ COSTUI? – Quello che colloquialmente chiamiamo Coltan, o Coltano, è una miscela complessa di due ossidi, la columbite e la tantalite. Pur essendo un minerale duro, quindi difficilmente scalfibile, è molto fragile, tanto che è molto facile trovarlo sotto forma di sabbia rosso-bruna. Il Coltan è il minerale di estrazione primario del Tantalio: la quasi totalitĂ della produzione mondiale del Tantalio viene dalla raffinazione del Coltan. Proprio il Tantalio è usato sotto forma di polvere metallica nell’industria elettronica e dei semiconduttori per la costruzione di condensatori ad alte prestazioni e di piccole dimensioni. PiĂą tantalite c’è nel Coltan, piĂą aumenta il valore di quest’ultimo.
DAI VIDEOGAMES AI MISSILI – Qualsiasi oggetto alimentato elettricamente ha bisogno di un condensatore che, in breve, è un dispositivo che permette di immagazzinare energia. Il Tantalio, per la sua capacitĂ di resistere ad alte temperature e frequenze, è divenuto uno dei materiali privilegiati per la costruzione proprio dei condensatori (è considerato un superconduttore): il suo utilizzo aumenta del 10% ogni anno. Basti pensare a come i cellulari diventino sempre piĂą piccoli ed efficienti, così come i Pc portatili, i lettori mp3, ecc…. Tutto grazie ai condensatori passivi che regolano il voltaggio ad alte temperature. Il tantalio, ancora prima degli smartphone, era diventato necessario per la costruzione di apparecchiature chirurgiche e protesi mediche. Prima di tutti, però, erano state l’industria bellica e quella aereonautica a riconoscerne l’importanza, nella produzione di sistemi missilistici controllati a distanza, armi nucleari e altre tecnologie militari come i visori notturni, anche per via della sua leggera radioattivitĂ .
COLTAN-CONGO – In questo discorso entra la Repubblica Democratica del Congo, paese ricco di materie prime: petrolio, gas, legno pregiato, cotone, olio di palma, gomma, avorio, numerosi giacimenti di oro (valore stimato: 1 miliardo di dollari all’anno), diamanti, rame, cobalto, tungsteno oltre a un 40-50% delle risorse mondiali di Coltan (il resto concentrato principalmente in Brasile e Australia). In particolare è la regione orientale del Kivu a nascondere nel suo sottosuolo un vero e proprio tesoro. In questa zona, particolarmente distante dalla capitale Kinshasa e priva di collegamenti, trasporti e infrastrutture, l’International Peace Information Center ha censito 200 miniere,  contese dal 2004 fino al 2009 nel cosiddetto Conflitto del Kivu. Da una parte c’erano le truppe, disorganizzate e demotivate, del Presidente congolese Joseph Kabila, aiutato dall’Angola, dello Zimbabwe ma anche dai caschi blu dell’ONU. Dall’altra c’erano i ribelli del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP) di Laurent Nkunda ai quali si unì l’Esercito di Resistenza del Signore di Joseph Kony, tristemente famoso criminale “contro l’umanità ” ugandese. Nella questione è entrato anche il Rwanda con una posizione assai ambigua, sostenendo di fatto Nkunda almeno nella fase iniziale del conflitto ed esponendosi maggiormente a fianco del Congo (proprio per mantenere un’influenza nella regione) solo dal 2008.
GUERRA ETNICA O POST-IDEOLOGICA – Negli ultimi anni le offensive ribelli sono riprese con nuovo vigore. Così come l’esercito di Nkunda, nel 2004, si ergeva a difensore dell’etnia Tutsi, giĂ sterminata in Rwanda da quella Hutu, anche il Movimento del 23 Marzo di Sultani Makenga e Bosco Ntaganda, che ha preso le armi nel 2012 e si è solo recentemente arreso, era formato prevalentemente da rwandofoni di etnia tutsi e disertori dell’esercito regolare del Congo: diverse inchieste dell’ONU hanno dimostrato come il Rwanda stesso ne finanziasse le operazioni. Tuttavia è l’interesse internazionale per il minerale a finanziare il conflitto. “Le guerre africane possono essere considerate guerre tribali solo se consideriamo le multinazionali delle tribù”: questo il pensiero di Jean Leonard Touadi, giornalista, ex deputato e docente di Geografia dell’Africa. Touadi sottolinea che “I Signori della Guerra che dominano queste terre di nessuno sono estremamente modernizzati: hanno telefoni satellitari, connessioni con grandi banche occidentali e collegamenti con paradisi fiscali, dove i soldi vengono versati direttamente sui conti esteri (rapporti ufficiali dell’Onu hanno certificato questa triangolazione). Vi è un circolo vizioso tra materie prime che escono, fornitura delle armi e la guerra che continua perchĂ© nessuno ha interesse a fermarla”.
CENTRO DEL MONDO – Il Coltan non è un’esclusiva congolese, si trova anche in Australia, Nigeria, Canada, in Portogallo o al confine tra Brasile, Venezuela e Colombia, ma nella Repubblica Democratica del Congo si può trovare a costi piĂą bassi: chi “possiede” il Congo, controlla una parte importante del flusso di minerale. Al momento le miniere nel Nord-Est del Paese sono quasi esclusivamente nelle mani dell’esercito regolare, mentre Nkunda prima e l’M23 poi (anche grazie all’aiuto del Rwanda) gliene contendevano lo sfruttamento. Anche se M23 è stato sconfitto, rimangono tuttavie numerose milizie minori e ribelli piĂą o meno definiti, che spesso usano anche vecchi, donne e bambini per estrarre il Coltan, esponendoli a pericoli (frane, caduta di rocce, assenza di ventilazione) e radiazioni e spesso senza pagarli. Una volta raccolto viene trasportato e parzialmente raffinato: i compratori stranieri possono acquistarlo in Congo oppure aspettare che gli aerei ne trasportino fino a 8 tonnellate al giorno, spesso destinandolo alla Cina dove viene lavorato per estrarre il Tantalio e quindi utilizzato nella manifattura hi-tech locale o riesportato altrove. Questa dinamica è particolarmente temuta in Occidente dato che Beijing si trova nell’invidiabile posizione di controllare di fatto gran parte dei flussi del minerale e, dunque, di poterlo potenzialmente bloccare.
Guglielmo Sano