In 3 sorsi – Mentre i rapporti tra Cina e Stati Uniti continuano a inasprirsi, da Pechino arrivano dichiarazioni del tutto inaspettate da parte di Li Bin, capo della Commissione Nazionale per la Salute. Li ha infatti ammesso l’esistenza di vari problemi che riguardano il sistema sanitario cinese e ha sottolineato la volontà del Governo centrale di risolverli.
1. LA RISPOSTA CINESE ALLA CRISI SANITARIA DA COVID-19
Lo scoppio dell’epidemia di SARS, tra il 2002 e il 2003, aveva trovato una Cina impreparata dal punto di vista medico-sanitario. Sebbene il Dragone abbia imparato una grande lezione da quella crisi, in un certo senso l’esperienza vissuta 17 anni fa si è ripetuta agli inizi di quest’anno, quando la Covid-19 ha messo ancora una volta a dura prova il sistema sanitario cinese. Pechino è stata accusata di aver reagito con un certo ritardo e di non aver allertato prontamente la comunità mondiale, ma, dopo questa breve fase, si è subito mossa imponendo la quarantena obbligatoria al fine di contenere la pandemia. Da questo punto di vista il Governo centrale si è subito messo all’opera favorendo la costruzione di numerose strutture sanitarie riservate ai pazienti Covid, tra cui, il noto ospedale di Wuhan, costruito in soli 10 giorni.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Un’infermiera al lavoro nel reparto maternità di un ospedale di Anlong, nella provincia di Guizhou
2. I PROBLEMI DEL SISTEMA SANITARIO CINESE
Dallo scoppio della SARS a oggi gli investimenti statali nel settore sanitario si sono più che decuplicati. Ciò nonostante sussistono ancora molti problemi che la recente pandemia da Covid-19 ha ulteriormente accentuato. Da un report pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in collaborazione con la Banca Mondiale è emerso infatti che il settore sanitario si basa su un approccio troppo incentrato sugli ospedali, dal momento che la rete di ambulatori sanitari locali è molto frammentata, soprattutto nelle zone rurali: tanti pazienti si recano in ospedale anche per sintomi di lieve entità, che potrebbero invece essere trattati da un normale medico di famiglia. Gli ospedali sono sovraccarichi, i medici specialisti si trovano spesso a lavorare più di 12 ore al giorno per fare fronte all’enorme volume di pazienti. Secondo i dati del report, in Cina ci sono 1,8 medici ogni 1.000 persone: un numero molto basso se rapportato alla popolazione. Inoltre, i dottori sono spesso sottopagati e non adeguatamente formati per esercitare la professione.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Due pazienti di coronavirus festeggiano le dimissioni insieme agli infermieri dell’ospedale Xiaotangshan di Pechino
3. L’INIZIATIVA “HEALTHY CHINA 2030” E LE RIFORME
Il Governo centrale ha dimostrato la volontà di continuare a migliorare il sistema sanitario fin dal lancio dell’iniziativa “Healthy China 2030”, entrata ufficialmente nell’agenda di Governo nel 2016. Tra gli obiettivi di questa strategia cii sono il rafforzamento e l’ottimizzazione dei servizi sanitari basilari, l’estensione delle strutture medico-sanitarie nelle zone rurali, lo sviluppo delle assicurazioni sanitarie private e altro, che dovranno essere raggiunti entro il 2030. La salute dei cittadini resta una priorità per Pechino e, a questo proposito, lo stesso capo della Commissione Nazionale per la Salute, Li Bin, ha ribadito che la tecnologia e l’intelligenza artificiale verranno messe al servizio dell’innovazione in campo bio-medicale. La Cina si trova ad affrontare una delle più grandi sfide dal punto di vista della prevenzione, gestione e trattamento di malattie come cancro, diabete e patologie respiratorie croniche – sfide rese ancora più impellenti dall’emergenza sanitaria causata dal nuovo coronavirus.
Federica Ingrosso
“Apothecary mixing traditional chinese medicin (中药房) at Jiangsu Chinese Medical Hospital in Nanjing 南京, China” by Kristoffer Trolle is licensed under CC BY